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Roncalli: da Giovanni XXIII a Francesco tanta strada, ma il Concilio va ancora compreso

Lo scrittore e giornalista ripercorre il cammino degli ultimi 60 anni. Un percorso tracciato nell’ultimo libro scritto insieme a monsignor Malnati, presentato ieri a Sotto il Monte. “Nell’idea dell’allora Pontefice, la sua esperienza personale e i fermenti del ‘900. Prese le distanze dai profeti di sventura e chiese alla Chiesa di ricorrere alla medicina della misericordia e aprirsi alle sfide della modernità"

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

La memoria torna indietro a sessant’anni fa, dal celeberrimo Discorso alla Luna con il quale il suo prozio entrò “nelle case di tantissime persone”, a tutta la lunga fase di preparazione che portò ad aprire un evento spartiacque per la vita e la storia ecclesiale. Ma lo sguardo di Marco Roncalli, giornalista, scrittore, studioso, nonché pronipote di Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, è soprattutto al presente di una Chiesa che, dopo sei decadi, deve ancora comprendere e attuare fino in fondo il Concilio Vaticano II, i cui frutti “non sono esauriti”.

Il libro 

Roncalli ha pubblicato di recente per Bolis Edizioni il volume Giovanni XXIII Vaticano II un Concilio per il mondo, con la prefazione di Papa Francesco, redatto a doppia firma con monsignor Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste, testimone di molti e importanti avvenimenti ecclesiali, grazie anche alla vicinanza con Loris Capovilla e Pasquale Macchi, i segretari dei due Papi santi del Concilio Giovanni XXIII e Paolo VI. Il libro – presentato ieri pomeriggio, 9 ottobre, nel paesino natale di Angelo Roncalli Sotto il Monte – riporta importanti aneddoti storici, come la mediazione di Papa Giovanni XXII (mostrata attraverso documenti) tra Krushev e Kennedy durante la crisi di Cuba, che si dispiegò tra il 16 e il 28 ottobre 1962. Una crisi, i cui fantasmi rivivono oggi con l’attuale minaccia nucleare in Europa, che si risolse “scegliendo la via della pace”, come ha detto il Papa nell’Angelus di ieri, sollecitando pubblicamente a seguire il medesimo esempio.

Ma soprattutto le pagine del volume hanno il merito di fare rivivere l’evento Concilio, alla cui apertura, l’11 ottobre 1962, “si arrivava alla fine di una lunga preparazione durata addirittura più di quello che sarebbe stato il Concilio stesso”, come spiega Roncalli. Concilio, peraltro, “che si era capito subito che non sarebbe stato la prosecuzione del Concilio ecumenico Vaticano I, anzi, in qualche modo se ne sarebbe differenziato insistendo di più sulla capacità attrattiva del cristianesimo che invece sulla idea di condannare degli errori”.

Giovanni XXIII durante la celebrazione di apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962)
Giovanni XXIII durante la celebrazione di apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962)

Frammenti di storia

Giovanni XXIII, ricorda lo scrittore, indicò allora “le finalità programmatiche del suo Concilio prendendo le distanze dai profeti di sventura e chiedendo invece alla Chiesa il ricorso alla medicina della misericordia, in qualche modo aprendosi alle sfide della società contemporanea della modernità”. “Pontefice di transizione”, impresse una svolta nella vita e nella storia della Chiesa dando vita ad un'idea che, dice Roncalli, già due giorni dopo l’elezione del 28 ottobre 1958 confidò al suo segretario particolare, Loris Capovilla. La condivise poi con altri collaboratori, ma, di fatto, almeno secondo fonti diaristiche, aspettò sino al 20 gennaio per comunicarlo al segretario di Stato dell’epoca, Domenico Tardini. Poi ci fu l’annuncio nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, il 25 gennaio 1959, “davanti ad alcuni cardinali che, appresa la notizia dalla voce del Santo Padre, rimasero attoniti”: “Lui cercò di giustificarli, dicendo che forse non avevano trovato le parole adatte per esprimere il loro plauso. In realtà, non era proprio così, anzi, una quarantina di cardinali nemmeno rispose alla notizia dell’annuncio di un Concilio”.

Tanti movimenti dietro a una decisione

Decisione, disse Giovanni XXIII, “presa su ispirazione dell’Altissimo”. “È un’idea – spiega Marco Roncalli - che dà certamente la risposta a quella che sarà per Giovanni XXIII una decisione coraggiosa e personale. Dietro, però, c’è anche tanto che riguarda la storia della Chiesa del ‘900, ci sono grandi fermenti che hanno percorso il cosiddetto secolo breve, ci sono le evoluzioni dei grandi movimenti, quello liturgico, patristico, ecumenico, biblico, quello che lavorava sull’apostolato dei laici…”.

L'ingresso di Papa Giovanni XXIII nella Basilica di San Pietro
L'ingresso di Papa Giovanni XXIII nella Basilica di San Pietro

La vicenda biografica di Papa Roncalli 

E c’è anche la vicenda biografica di Papa Roncalli, la sua esperienza pastorale, diplomatica, culturale: quella accanto al vescovo Radini-Tedeschi (vescovo di Bergamo dal 1905 al 1914, ndr), gli studi sulla Chiesa e soprattutto sulla riforma borromaica che lo portano ad essere “un assertore convinto delle ecclesiologia conciliare”. “Ci sono certamente le grandi esperienze fatte all’estero, la conoscenza con la sinodalità della tradizione ortodossa in Bulgaria e poi in Grecia. C’è il periodo vissuto in Turchia, nella grande terra dei Concili, poi il Sinodo celebrato come patriarca di Venezia e l’esperienza in Francia che lo porta a contatto con l’esperienza di Taizé”. Nel libro, infatti, oltre alla prefazione del Papa è presente un contributo-testimonianza di frére Alois, priore di Taizé.

L'attuazione, oggi, con il percorso sinodale

“C’è dunque”, evidenzia Roncalli, “tutto un importante percorso dietro che, in qualche modo, porta oggi alla risvegliata conciliarità di Giovanni XXIII con l’attuazione del percorso sinodale voluto da Papa Francesco. Questo Sinodo sulla Sinodalità certo sarebbe importante anche per fare una bella riflessione e capire da dove eravamo partiti e dove siamo arrivati oggi con il pontificato di un Papa che non ha vissuto direttamente il Concilio ma fa vivere una stagione che si lega molto a quei semi lanciati tanto tempo fa. Papa Francesco afferma che i frutti del Concilio non si sono ancora esauriti, che abbiamo a che fare con un Concilio che va ancora compreso vissuto e soprattutto applicato”.

La bolla di indizione del Concilio, custodita nell'Archivio Apostolico
La bolla di indizione del Concilio, custodita nell'Archivio Apostolico

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10 ottobre 2022, 17:30