Al via a Tunisi il Forum di dialogo per la pace in Libia
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Un dialogo politico tra libici per raggiungere la pace nel Paese nordafricano dopo 9 anni di instabilità. Il Forum avviato oggi Tunisi sotto gli auspici dell’Onu rappresenta l’ultimo sforzo diplomatico in termini di tempo per disegnare la pace e la futura stabilità istituzionale. I colloqui, che dureranno sei giorni, riuniscono all'Hotel Four seasons di Gammarth, 75 partecipanti libici in rappresentanza dell'Alto Consiglio di Stato (Tripolitania) e del Parlamento di Tobruk (Cirenaica), nonché altri selezionati dall'Onu sulla base del criterio di inclusività. Ieri Papa Francesco, dopo la preghiera dell’Angelus, ricordando questo appuntamento ha auspicato che venga trovata una soluzione alla lunga sofferenza del popolo libico e che il cessate il fuoco permanente vanga rispettato e concretizzato.
Un tentativo voluto dai libici
“La Libia potrebbe andare verso la pace perché questo è un tentativo di accordo che è stato scelto dai libici e voluto dai libici, quindi per la prima volta la popolazione e i loro rappresentanti decidono per il futuro”. Così a Pope Michela Mercuri, professoressa di Geopolitica del Mediterraneo all’Università Niccolò Cusano. Obiettivo dei colloqui arrivare a una road map che preveda un nuovo Consiglio presidenziale a tre membri: un presidente e due vice presidenti. “Se tutte le parti riusciranno ad accettare questo aspetto - aggiunge la docente - si potrebbe arrivare ad una pace e quindi ad elezioni entro marzo”.
Le tappe del dialogo
Il Paese, sprofondato nel caos dopo la caduta di Gheddafi, ha visto poi imporsi sulla scena due principali attori, da un lato il governo internazionalmente riconosciuto di Fayez al- Serraj con base a Tripoli, dall’altro le truppe del generale Kalifa Haftar in Cirenaica. Negli anni diversi i tentativi diplomatici per stabilizzare il Paese, a partire dagli accordi di Skhirat (Marocco) del 2015. Si arriva all’appuntamento politico di Tunisi di oggi dopo la firma del cessate il fuoco raggiunto a Ginevra lo scorso 23 ottobre al termine dei colloqui della Commissione Militare Congiunta 5+5, composta da rappresentanti delle due fazioni. Incoraggiati dalle Nazioni Unite, i due schieramenti rivali avevano ripreso i negoziati a settembre su diversi tavoli diplomatici: uno istituzionale in Marocco, uno militare in Egitto e uno politico in Svizzera.
Verso una road map
Da parte della rappresentante Onu per la Libia, Stephanie Williams, c’è ottimismo sugli obiettivi da raggiungere. Determinante, comunque, sarà la disponibilità al compromesso di entrambe le parti. “Fino a questo momento - aggiunge ancora Mercuri - mi è sembrato di capire che all'interno del Paese c'è stata una certa disponibilità ad addivenire ad alcuni accordi. Mi auguro che la disponibilità ci sia anche tra gli attori esterni che da anni sostengono le varie fazioni sul terreno, mi riferisco in particolare a Russia e Turchia”.
La rappresentanza
Riguardo ai 75 partecipanti al Forum, nonostante da Tripoli sembrano arrivare alcune voci di dissenso riguardo alla scelta, la professoressa Mercuri sottolinea che si tratta di una rappresentanza molto ricca, composta da politici da giuristi, ma anche da attivisti: “Questo vuol dire avere tante voci e opinioni da parte di più fronti dell'Est e dell'Ovest ma anche da parte della popolazione, che è la principale protagonista, forse dimenticata, della guerra libica, ma vuole anche dire mettere d'accordo tante persone tante tribù, sindaci, attori locali e sappiamo che questo è molto difficile”.
Le speranze della popolazione e il dramma dei migranti
“Non dobbiamo dimenticare - aggiunge Mercuri - che per 18 mesi c'è stata una guerra sanguinosa che ha mietuto numerose vittime non soltanto tra i militari, ma anche tra la popolazione civile. Negli ultimi mesi, inoltre, il popolo libico, a Tripoli come a Bengasi, è sceso in strada per manifestare contro le violenze e contro la povertà imposta dal blocco della produzione di petrolio”. Strettamente legata alla stabilità del Paese è poi la questione dei migranti che in Libia arrivano da diversi Paesi per tentare di attraversare il Mediterraneo. L'organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) fa sapere che sono oltre 10mila gli uomini, le donne i bambini che hanno tentato di fuggire dalla Libia dall'inizio di quest'anno e sono poi stati rimpatriati andando incontro a detenzione, sfruttamento e abusi. Per la professoressa Mercuri, la stabilizzazione politica e il miglioramento delle condizioni economiche del Paese sarebbe un supporto anche per i migranti: “Una maggiore circolazione di denaro, derivante anche della ripresa della produzione del petrolio, potrebbe sottrarre molti degli introiti alla criminalità organizzata che lucra sul traffico di migranti. Inoltre, una stabilità politica del quadro interno potrebbe permettere all’Oim, all’Unhcr e alle Organizzazioni non governative di rientrare nel Paese di lavorare nei centri di detenzione”.
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