Giubileo della comunicazione, semi di speranza per far germogliare la verità
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
Le celebrazioni in onore di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, danno il via al Giubileo del Mondo della Comunicazione, il primo dei grandi eventi organizzati per l’Anno Santo. Questa mattina in Sala Stampa vaticana, alla presenza pro-prefetto della Sezione per le questioni fondamentali dell'evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l'Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, del prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, e del segretario monsignor Lucio Adrián Ruiz, sono state presentate le varie attività che animeranno questi giorni. Presenti in Sala Stampa anche il premio Nobel per la pace, la giornalista Maria Ressa, e lo scrittore Colum McCann, ospiti domani di un incontro culturale in Aula Paolo VI.
La sfida della speranza
“Questo Giubileo della Comunicazione è una esperienza umana universale: se si vive una esperienza in prima persona si è anche capaci di raccontarla agli altri nel migliore dei modi. Questo è lo scopo: i comunicatori sono i primi responsabili nel dover partecipare agli altri la positività, la bellezza e la spiritualità. Così saranno capaci, durante tutto un anno, di poterne dare un coerente resoconto”. A parlare è monsignor Fisichella, secondo cui comunicare la speranza rappresenta una grande sfida: “Neppure gli artisti sono stati capaci di dare un volto alla speranza. L’unica rappresentazione che abbiamo di essa è un segno cristiano, l’ancora. Quell’ancora viene da un brano del Nuovo Testamento, ma trova riscontro nelle catacombe: quello è il segno della speranza davanti alla morte. Comunicare che nonostante la violenza e la morte, nonostante il male che quotidianamente ci circonda, noi abbiamo certezza di una speranza che non delude, significa che il bene avrà la meglio sempre”.
Il racconto della storia
“Forse abbiamo bisogno di ritornare alle radici della vocazione, della nostra missione, della nostra passione per questo mestiere di giornalisti e comunicatori - commenta, invece, Ruffini - Non siamo finiti in un vicolo cieco, ma probabilmente ci siamo un po’ persi in un labirinto in cui tutti comunichiamo, ma non ci capiamo. Questo evento può essere un momento di rinascita, per i giornalisti ma non solo”. Soprattutto in un’epoca in cui viviamo in un mondo dove “tutti sono comunicatori, dove la comunicazione è dentro un paradigma tecnologico che forse va ripensato per restituirlo alla bellezza della condivisione. È il momento in cui ripensare alcune cose, siamo in tempo per ritrovare la strada della comunicazione”. Per il prefetto del Dicastero per la Comunicazione “noi siamo tessuti di storie: le storie che ci hanno raccontato i nostri genitori quando eravamo bambini; le storie del nostro Paese; le storie della nostra famiglia; le storie che abbiamo attraversato. Raccontare storie che imprimano dinamismi di bene, aiuta a far cambiare le cose. Anche per questo abbiamo creato l’hashtag #hopetelling: connettiamo una rete che racconti la speranza e vediamo cosa succede”.
Un mondo di verità
Il Giubileo, dunque, come momento per comunicare la speranza, che non diventi “una cosa riservata a ognuno di noi; piuttosto, sia qualcosa che riceviamo per darlo agli altri. Affinché tutto il mondo, come dice il Papa, possa capire questa speranza che viene da Dio. Andare verso gli altri con una verità comunicabile e seminare la speranza”. Monsignor Ruiz sottolinea quanto sia importante “prendere questi chicchi di speranza che ci sono nella realtà affinché diventino i punti che tessono la storia. Se tutti, dalla piccola realtà quotidiana alla macro realtà del mondo, potessimo guardare la verità e la speranza, le relazioni sarebbero assolutamente diverse. È un po’ questa la chiamata di Papa Francesco e il senso del Giubileo della Comunicazione: poter seminare la speranza per creare un mondo che ci porti in avanti nella verità”.
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