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Caritas in Veritate, un’enciclica che parla al presente

Comunicato stampa del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale sul Convegno svoltosi in Vaticano, presso la Casina Pio IV, lo scorso 3 dicembre e incentrato sulla Caritas in Veritate

La è un’enciclica che parla all’uomo di oggi. A 10 anni dalla sua pubblicazione, i suoi insegnamenti relativi allo sviluppo dell’uomo in un’ottica integrale, risultano più che mai attuali. Occorre però recuperare e aggiornare - si legge nel comunicato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale - il significato del bene comune in un’ottica plurale di “beni comuni”, di cui si deve essere custodi. In tal senso, occorre cercare di annullare la separazione che si è creata tra l’economia e la fraternità tra le persone attraverso una nuova cultura. È questo il messaggio emerso dal Convegno internazionale promosso il 3 dicembre presso la Casina Pio IV in Vaticano dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale in collaborazione con la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. A questo evento, intitolato “Teoria e prassi dello sviluppo” e dedicato alla Caritas in Veritate, hanno preso parte circa 80 persone.   

Sviluppo e Dottrina sociale della Chiesa

“Già tra il Papa che ha iniziato il Concilio Vaticano II (San Giovanni XXIII) e il Papa che lo ha concluso (San Paolo VI) - ha detto il cardinale Peter K.A. Turkson, prefetto del Dicastero, aprendo il convegno – si è contribuito all'insegnamento sociale della Chiesa, secondo il quale il senso dello sviluppo non può essere limitato alla crescita economica e materiale, ma va esteso alle relazioni, alle aspirazioni sociali e ai bisogni spirituali”. Esiste un filo conduttore che lega il magistero della Chiesa e i documenti dei Pontefici. “Questo significato di sviluppo, inteso come "sviluppo integrale e umano" a partire dalla di Paolo VI (1967) - ha proseguito il cardinale Turkson - è stato approfondito da San Giovanni Paolo II, in particolare, nella , come preoccupazione e missione centrale della Chiesa; successivamente, nella Caritas in Veritate, Papa Benedetto XVI ha radicato lo sviluppo umano integrale in una cultura o civiltà dell'amore, fondata nella missione di Cristo e con il volto caratteristico della gratuità. È un chiaro segnale contro la tendenza globalizzatrice del tempo, a cui si può rispondere radicando lo sviluppo umano integrale nella comunione d'amore del Dio trinitario”.  

Le dimensioni dello sviluppo umano integrale

“La parola chiave - ha detto nel suo intervento il professor Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali - sta a mio avviso nel sottotitolo dell’Enciclica, ed è l’aggettivo “integrale”. Ciò significa che lo sviluppo umano accoglie tre dimensioni: la crescita (misurata dal pil); la dimensione socio-relazionale; la dimensione spirituale”. Dunque, ha sottolineato ancora Zamagni, “lo sviluppo umano è integrale quando le tre dimensioni sono prese in considerazione in modo congiunto, cioè in forma moltiplicativa e non additiva, come invece si ritiene comunemente. Se guardiamo alla storia, il XV secolo è stato il secolo del primo Umanesimo; all’inizio del XXI secolo sempre più forte si avverte invece l’esigenza di un nuovo Umanesimo”. Perciò di fronte alle sfide della società contemporanea, ha concluso Zamagni, “il mero aggiornamento di vecchie categorie di pensiero o il ricorso a raffinate tecniche di decisione collettiva non servono più. Occorre osare vie nuove. Ed è questo l’invito insistente e paterno che ci viene dalla Caritas in Veritate.

Caritas e gratuità

“La Caritas in Veritate - ha detto l’economista Luigino Bruni, docente all’Università Lumsa di Roma - è una grande lettera d’amore indirizzata prevalentemente a noi economisti, ma non solo. È possibile infatti vivere appieno il concetto di gratuità nelle nostre vite e nel nostro lavoro”. “È un movimento d’amore”, ha ribadito monsignor Bruno Marie Duffè, Segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Riceviamo caritas per dare caritas. Questo movimento -ha spiegato - è proprio quello dello sviluppo: ricevere e dare. Andare incontro all’altro per dare e poi ricevere”. A dieci anni dalla pubblicazione dell’Enciclica, ha sottolineato ancora Mons. Duffè chiudendo il seminario, “siamo chiamati a rivedere la strada per riscoprire che siamo ricchi insieme, nell’esperienza della solidarietà e della reciprocità. Non possiamo perciò contribuire allo sviluppo umano completo, e pertanto integrale, senza questo incedere in un cammino comune”.

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05 dicembre 2019, 12:45