ҽ

Il Papa con il card. O'Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori Il Papa con il card. O'Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori  

Card. O'Malley: abusi, portare la voce delle vittime ai vertici della Chiesa

A conclusione della sua plenaria, la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ribadisce l'importanza primaria di ascoltare le vittime di abusi, come affermato da Papa Francesco

Sergio Centofanti - Città del Vaticano

La Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha concluso oggi la sua nona plenaria ordinaria. La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato un comunicato della Commissione sui lavori. Durante l’assemblea iniziata venerdì, riferisce la nota, si è riflettuto “sui recenti avvenimenti nella Chiesa universale che hanno ferito così tanti, inclusi coloro i quali hanno sofferto abusi, le famiglie e le comunità dei fedeli: tali atti hanno privato molti bambini della loro infanzia. Le domande che sono emerse negli ultimi mesi, non solo pongono l’attenzione sulla serietà della questione degli abusi, rappresentano anche l’opportunità per porre l’attenzione di tutti sugli strumenti di prevenzione al fine di rendere il futuro diverso dal nostro passato. Il nostro punto di partenza non è indagare i casi particolari ma prevenire per il futuro”. A conclusione dell'assemblea, abbiamo incontrato il card. Sean Patrick O'Malley, presidente dell’organismo.

D. – Papa Francesco ha sottolineato l’importanza centrale dell’ascolto delle vittime e del fatto che il loro vissuto rappresenti una guida per la Chiesa nella tutela dei minori vittime di abusi sessuali. Di fronte alla situazione attuale e ai recenti eventi, si sta davvero ponendo ascolto alle vittime e quanto si può imparare da loro?

R. – Certamente, i recenti eventi nella Chiesa hanno focalizzato l’attenzione di tutti noi sul bisogno urgente di una risposta chiara da parte della Chiesa sugli abusi sessuali dei minori. Di certo, una delle responsabilità della stessa Commissione è quella di cercare di ascoltare le vittime. Siamo sempre ansiosi di ascoltare le testimonianze delle vittime, che danno forma alle nostre deliberazioni e ai nostri giudizi. Questa volta, abbiamo iniziato la nostra riunione ascoltando le testimonianze, prima di tutto, di una donna dell’America Latina che è stata abusata da un sacerdote; poi, della madre di due vittime adulte provenienti dagli Stati Uniti. La voce delle vittime è veramente importante. In questi giorni abbiamo incontrato i nuovi vescovi e come è successo altre volte ho invitato Marie Collins perché loro possano ascoltare la testimonianza diretta di qualcuno che ha avuto l’esperienza di subire questo orrore nella propria vita e possa quindi spiegare loro le conseguenze e le ripercussioni degli abusi sull’individuo, sulla famiglia e su tutta la comunità. Quest’anno Marie Collins non è potuta venire, ma è stata così gentile da mandarci un bellissimo video che abbiamo condiviso con oltre 200 nuovi vescovi. Ogni anno, in occasione di questo incontro, molti vescovi sono venuti da me a dirmi che la testimonianza di Marie Collins era stata la cosa più importante che avevano ascoltato durante tutta la settimana di conferenze. Quindi, portare la voce delle vittime ai vertici della Chiesa è cruciale per far capire a tutti quanto sia importante per la Chiesa dare delle risposte in maniera rapida e corretta a ogni situazione di abuso in qualsiasi momento si manifesti. In particolare, alla luce della situazione attuale, se la Chiesa si dimostra incapace di rispondere con tutto il cuore e di fare di questo tema una priorità, tutte le nostre altre attività di evangelizzazione, opere di carità e di educazione, ne risentiranno. Questa deve essere la priorità su cui ci dobbiamo concentrare ora.

D. – La Commissione spesso parla del suo mandato di promuovere “la responsabilità locale” della tutela. Che cosa significa questo in termini concreti ed è realistico?

R. – La Commissione è stata instancabile nel portare il messaggio di tutela in tutto il mondo. Sappiamo che ci sono molti continenti dove questo è un tema nuovo, di cui la gente non parla molto, talvolta, e in particolare, nelle terre di missione, dove la Chiesa ha davvero poche risorse. Per cui, i nostri membri, sin dalla nostra ultima riunione, hanno preso parte ad oltre 100 conferenze in tutto il mondo. In questo momento stanno programmando importanti conferenze in Brasile, in collaborazione con la Conferenza episcopale, in Colombia, Messico e Polonia. Stiamo anche lavorando diligentemente sulle linee guida e le best practices, e una delle nostre ultime iniziative è quella di sviluppare degli strumenti di verifica che potranno essere utilizzati dalle Conferenze episcopali per misurare l’implementazione e il rispetto delle stesse. In questo modo, quando i vescovi verranno a Roma, in occasione delle visite ad Limina, potranno dimostrare in che modo saranno riusciti a mettere in pratica le linee guida che ogni Conferenza episcopale è stata incaricata di sviluppare dalla Santa Sede e dal Santo Padre stesso.

D. – Quali feedback sta ricevendo da questi sforzi?

R. – Le Conferenze episcopali che ci hanno visto coinvolti per quanto riguarda l’educazione e formazione sono state di grande supporto. Una delle nostre iniziative ora è quella di creare dei “Survivors’ Advisory Panels” (Comitati consultivi dei sopravvissuti) in diversi continenti. Il primo sarà in Brasile, ma abbiamo iniziato il processo anche in Africa e in Asia. Così potremo avere gruppi di vittime che potranno dare consigli alle Conferenze episcopali locali, offrire un loro contributo, ma anche informare il lavoro della nostra Commissione internazionale.  

D. – C’è molta confusione sul ruolo della Commissione. Spesso è stata criticata per una percezione di mancanza di “potere” nell’implementare riforme incisive. Tuttavia il mandato della Commissione afferma che si tratta di un “organo consultivo” del Santo Padre. Come svolge il proprio lavoro?

R. – A volte le persone mi presentano come il presidente della “Commissione sull’abuso sessuale” e io li correggo sempre dicendo che no, la nostra competenza riguarda la protezione dei minori: è veramente un compito che concerne la prevenzione. Noi non siamo un organismo che si occupa di casi già successi o di situazioni particolari di abuso. Stiamo cercando di cambiare il futuro, affinché non si ripetano queste tristi storie; e svolgiamo questo compito attraverso l’adozione di raccomandazioni che presentiamo al Santo Padre. Il nostro compito è certamente anche quello di promuovere delle best practices, linee guida che prendano in considerazione la salvaguardia e la prevenzione. Inoltre, realizziamo programmi di educazione e formazione per coloro che sono ai vertici della Chiesa, in modo tale che i nostri vescovi, i sacerdoti e i religiosi siano consapevoli della gravità della questione e abbiano gli strumenti per poter rispondere in modo tale da porre la tutela dei minori e la cura pastorale della vittima come priorità. Questo è l’obiettivo che guida la nostra attività. Ci sono altri Dicasteri nella Santa Sede che hanno la responsabilità di affrontare i casi e le circostanze individuali di abuso o di negligenza da parte delle autorità. La nostra Commissione non può essere considerata responsabile per la loro attività: noi abbiamo le nostre competenze che credo siano davvero molto importanti. Abbiamo un detto in inglese che afferma: “Un’oncia di prevenzione vale una libbra di cura”. Ecco, il nostro lavoro riguarda la prevenzione e il cercare di rendere la Chiesa il posto più sicuro per i bambini e gli adulti vulnerabili.

D. – Come sono i rapporti con gli altri organismi della Curia Romana?

R. – Come ho detto, una delle nostre responsabilità è quella di formare i vertici della Chiesa. Per questo motivo abbiamo organizzato delle conferenze in molti Dicasteri dove abbiamo avuto occasione di parlare del tema. In queste occasioni mi accompagna sempre una vittima e parlo della missione della Chiesa di dare tutela. Penso che questi incontri abbiano avuto molto successo. Questa settimana i membri della nostra Commissione incontreranno i vertici della Conferenza episcopale italiana e la Congregazione per la Dottrina della Fede.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

09 settembre 2018, 18:00