Viaggi, riforme e un instancabile impegno per la pace: il 2023 di Francesco
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
È stato “l’anno dei dieci anniâ€, quello in cui ha celebrato il decimo anniversario dell’elezione sul Soglio pontificio. L’anno dei viaggi rimandati e poi recuperati (Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan) ma anche di quelli annullati (Dubai per la Cop28); l’anno dei problemi di salute tra un ricovero, un intervento di laparotomia e una bronchite infettiva acuta. L’anno delle guerre, nella «martoriata» Ucraina o quella scoppiata con l’attacco terroristico di Hamas e la reazione israeliana su Gaza, che ha visto moltiplicarsi appelli e sforzi diplomatici. L’anno della prima tappa del Sinodo sulla sinodalità con oltre 400 partecipanti da ogni angolo del globo e del Concistoro con 21 nuovi cardinali di altrettanta diversificata provenienza geografica. L’anno, anche dei “processiâ€: il processo mai interrotto delle riforme (una su tutte, la nuova “Costituzione†dello Stato della Città del Vaticano); i processi delle aperture pastorali, come il documento Fiducia Supplicans sulle benedizioni alle coppie «irregolari» che sta suscitando reazioni contrastanti; i processi giudiziari, in primis quello sul cosiddetto “Palazzo di Londraâ€. È stato, insomma, un anno intenso e complesso questo 2023 che volge a conclusione per Papa Francesco, che lo scorso 17 dicembre ha festeggiato il suo ottantasettesimo compleanno.
La morte di Benedetto XVI
Anno che si prospettava impegnativo già dai primi suoi battiti, con la morte, avvenuta il 31 dicembre 2022, del Papa emerito Benedetto XVI a 95 anni. Jorge Mario Bergoglio, dopo aver allertato il mondo sulle condizioni di salute di Joseph Ratzinger e avergli potuto dare il suo commiato nel Monastero Mater Ecclesiae, ha celebrato le esequie del predecessore in Piazza San Pietro, il 5 gennaio. Una cerimonia sobria alla presenza di circa 50 mila fedeli che hanno dato l’ultimo saluto al Pontefice bavarese, poi tumulato nelle Grotte vaticane.
Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan
Se il lutto ha caratterizzato l’inizio del gennaio 2023, la gioia ha invece segnato la fine del mese con il viaggio in Africa del Papa che ha mantenuto «la promessa» di visitare Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. Il viaggio era programmato per il luglio 2022 ma i problemi al ginocchio avevano impedito al Papa di recarsi nei due Paesi. Nessuno tra congolesi e sud sudanesi aveva mai parlato di annullamento ma solo di rinvio: Francesco dal 31 gennaio al 5 febbraio si è recato infatti a Kinshasa e poi a Juba, incontrando migliaia di persone che hanno plaudito ai suoi appelli contro corruzione e mire predatorie («Giù le mani dall’Africa», una delle frasi più significative) e contro le guerre che hanno provocato morti, feriti e sfollati. Toccante l’incontro con le vittime di stupri e torture nel nord Kiwu nella Nunziatura di Kinshasa, come pure la preghiera ecumenica a Juba condivisa con il primate anglicano Justin Welby e il moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, Ian Greenshields.
Ungheria
Una promessa mantenuta è stata anche il viaggio di fine aprile in Ungheria, visitata dal Papa solo una mattinata per la fine del Congresso Eucaristico internazionale nel settembre 2021, prima di procedere verso la Slovacchia. Nel Paese magiaro, Francesco è stato tre giorni (28-30 aprile) incontrando anche diversi profughi ucraini. E proprio guardando alla «martoriata» Ucraina, da Budapest ha posto la comunità internazionale davanti a un quesito:
«Dove sono gli sforzi creativi di pace?»
La Gmg di Lisbona
La pace come obiettivo delle generazioni future è stato uno dei fili conduttori del viaggio del Pontefice a Lisbona (Portogallo) per la 37.ma Giornata Mondiale della Gioventù del 2-6 agosto, che ha visto una tappa anche nel Santuario di Fatima. Un milione e mezzo i ragazzi e le ragazze venute nella capitale portoghese per il grande evento mondiale, che si ripeterà nel 2027 a Seoul (Corea del Sud). Una girandola di incontri pubblici e privati per il Papa che, in apertura della Gmg, ha pronunciato una delle frasi più rappresentative del pontificato:
«Nella Chiesa c’è posto per tutti… Tutti, tutti, tutti»
Mongolia
Neppure un mese dopo Lisbona, il Papa era in Mongolia, Paese asiatico stretto tra Russia e Cina, terra di Gengis Khan e “casa†di una esigua comunità cattolica, rinata tra le macerie del comunismo, di circa 1700 battezzati. Un gregge così “piccolo†da entrare tutto in una foto: quella scattata davanti alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, al termine di uno dei diversi incontri che hanno scandito il viaggio, reso indimenticabile anche dal gesto del Papa, a fine Messa a Ulaanbaatar, di stringere le mani del vescovo emerito e di quello in carica di Hong Kong per inviare un saluto al «nobile popolo cinese».
Marsiglia e il mancato viaggio a Dubai
Giusto il tempo di riprendersi dalle fatiche della Mongolia che Francesco il 22 settembre è salito a bordo di un altro aereo per raggiungere Marsiglia e prendere parte ai Rencontres Méditerranéennes, l’appuntamento sul tema delle migrazioni. Dinanzi ad autorità civili ed ecclesiali dei Paesi affacciati sul Mediterraneo, Papa Bergoglio ha pronunciato un lungo e articolato discorso in cui ha chiesto soluzioni efficaci per evitare che il «Mare Nostrum» diventi un «Mare Mortuum». Parole forti, come quelle che il Papa avrebbe dovuto e voluto pronunciare in un altro contesto (Dubai) su un’altra tematica di stringente attualità (la crisi climatica) durante la Cop28. Il volo era pronto, il programma messo a punto e prevedeva anche una serie di incontri riservati con capi di Stato e di governo. Una bronchite acuta ha costretto Francesco ad annullare la trasferta, su suggerimento dei medici.
I problemi di salute
Nel 2023 Papa Francesco per due volte è stato ricoverato al Policlinico Gemelli: la prima a marzo per una bronchite infettiva che ha richiesto la somministrazione di una terapia antibiotica; la seconda tra maggio e giugno per un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. La prima degenza è durata poco tempo; la seconda ha richiesto una decina di giorni. Dimesso il 16 giugno, il Papa è tornato quasi subito in piena attività. «Ancora vivo» la risposta a chiunque chiedesse le sue condizioni di salute. «Non è in programma» quella invece a coloro che paventavano l’ipotesi della rinuncia al pontificato a causa dell’infragilirsi del corpo.
Un’altra prova per il Pontefice è stata la bronchite acuta che l’ha colpito a fine novembre e che l’ha costretto ad annullare impegni pubblici e privati. Come ai tempi del Covid, il Papa ha recitato l’Angelus in streaming da Casa Santa Marta, per la prima volta però con l’ausilio di un monsignore a causa delle difficoltà nella lettura. Stesso discorso anche per le udienze generali, dove tuttavia il Pontefice, seppur con poca voce, ha voluto essere lui stesso a leggere gli appelli conclusivi per la pace.
Il dolore per le guerre e la missione di Zuppi
La guerra, tutte le guerre, cominciando da quella in Ucraina e finendo con quella deflagrata in Terra Santa, sono state la croce di questo 2023. Anno che verrà ricordato anche per la missione del cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, inviato del Papa per «allentare le tensioni» in Ucraina. Articolata in quattro tappe (Kyiv, 5-6 giugno; Mosca, 28-29 giugno; Washington, 17-19 luglio; Pechino, 13-15 settembre), la missione ha visto Zuppi in dialogo con autorità politiche ed ecclesiali dei quattro Paesi in particolare sulla questione dei bambini ucraini portati con la forza in Russia. Unico tema per il quale ha chiesto l’aiuto della Santa Sede lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ricevuto il 13 maggio per 40 minuti in Vaticano per la prima volta dall’inizio della guerra dopo diversi colloqui telefonici (l’ultimo il 28 dicembre).
Sul fronte ucraino, la presenza del Pontefice si è resa viva anche con l’invio di farmaci, viveri e aiuti e con i numerosi viaggi del cardinale elemosiniere Konrad Krajewski nelle zone piagate dal conflitto. Sempre Krajewski è stato rappresentante del Papa a Gerusalemme in queste festività di Natale, inviato per portare la vicinanza del Vescovo di Roma ai cristiani di Betlemme e, a distanza, alla popolazione massacrata di Gaza.
Gli appelli per Israele e Palestina
L’esplosione del conflitto in Medio Oriente, a seguito del brutale assalto dei terroristi di Hamas a Israele il 7 ottobre, ha costretto a ripensare nuove modalità di intervento per una soluzione pacifica. Da parte sua, il Papa dal primo momento ha ribadito quelle che sarebbero di fatto le vie d’uscita dal turbine di violenze: la liberazione degli ostaggi israeliani e il cessate il fuoco immediato. Francesco stesso, dopo le telefonate con Biden, Abbas e Erdogan, ha incontrato il 22 novembre i familiari degli ostaggi e anche parenti di persone che soffrono gli effetti dei bombardamenti nella Striscia dove le vittime finora sono più di 20 mila. Il gesto, come anche alcune parole del Papa sul fatto che quello che si vive ora in Terra Santa è «terrorismo», hanno suscitato critiche e polemiche in particolare da rappresentanti del mondo ebraico. Come nel caso di Russia e Ucraina, Papa Francesco mantiene quel principio della «equivicinanza» che è da sempre «stile» della diplomazia vaticana, come ha detto recentemente Parolin, e che non rientra in categorie politiche ma nella primaria missione del Successore di Pietro: stare vicino a chi soffre, indistintamente.
Il Sinodo sulla Sinodalità
La guerra nella polveriera mediorientale è irrotta mentre in Vaticano per tutto ottobre si è celebrato il Sinodo sulla Sinodalità, culmine di un percorso triennale iniziato “dal bassoâ€, dalle diocesi dei cinque continenti, e prima sessione di un itinerario che Francesco vuole prosegua nel 2024. Il Sinodo – preceduto dalla pubblicazione delle risposte del Papa ai Dubia di cinque porporati su questioni dottrinali – si è aperto il 4 ottobre e ha visto la partecipazione di 464 cardinali, vescovi, religiosi e religiose, missionari, laici e laiche. Disposti in tavoli circolari, padri e madri sinodali hanno offerto spunti di riflessione e cenni di risposta a istanze e desideri delle Chiese di tutto il mondo su temi come ruolo dei laici e delle donne, ministero dei vescovi, sacerdozio, missione digitale, ecumenismo, abusi. Tutto è confluito in una relazione finale votata e pubblicata il 28 ottobre.
La Laudate Deum e gli altri documenti
In un anno caratterizzato da nuovi cardinali e nuove nomine in Curia, dal rinnovo del C9, da sollevamenti o riassegnazioni di incarichi, vanno segnalati anche diversi documenti. Prima fra tutte, l’esortazione apostolica Laudate Deum, prosecuzione della Laudato si’ con la quale il Papa è tornato a rilanciare il grido contro la crisi della Casa comune (4 ottobre); poi l’esortazione apostolica C’est la confiance per i 150 anni della nascita di Santa Teresina (15 ottobre); infine la lettera apostolica Sublimitas et miseria hominis dedicata all’opera del filosofo e teologo Blaise Pascal, nel quarto centenario dalla nascita (19 giugno).
Diversi altri documenti pubblicati nel 2023 hanno sugellato tappe importanti del processo di riforma avviato da inizio pontificato. Tra questi spicca la Legge fondamentale emanata il 13 maggio con la quale il Papa ha riformato la “Costituzione†dello Stato della Città del Vaticano, sostituendo quella del 2000, così da rendere operativi gli impegni internazionali assunti dalla Santa Sede. Il 6 gennaio, il Papa ha pubblicato la costituzione apostolica In Ecclesiarum Communione per riorganizzare il Vicariato di Roma. Sono seguiti, nel corso dell’anno, decreti, rescritti e , tra cui la modifica della normativa penale e dell’ordinamento giudiziario vaticano (12 aprile).
Fiducia Supplicans
In tema di documenti, meritano una menzione a parte quelli diffusi dal Dicastero per la Dottrina della Fede, ora guidato dal cardinale argentino Victor Manuel Fernández, tra novembre e dicembre in risposta ai quesiti di vescovi o cardinali. Diverse le tematiche: la possibilità per le persone transessuali di ricevere il Battesimo, come pure i bambini delle coppie omosessuali anche se nati da utero in affitto; il divieto per i cattolici di iscriversi alla Massoneria; la collocazione delle ceneri dei defunti; l’incoraggiamento alle madri single ad accedere ai Sacramenti. Documento di alto valore dottrinale, pubblicato il 18 dicembre, è invece Fiducia Supplicans il quale, approvato dal Papa, apre alla possibilità di benedire coppie «irregolari» ma al di fuori di qualsiasi ritualizzazione e imitazione delle nozze. Il documento, seppur abbia ricevuto un’accoglienza diffusa in diverse diocesi, ha generato reazioni contrarie da parte di alcuni episcopati.
Processi
Il 2023 verrà ricordato poi per essere l’anno che ha visto la conclusione del lungo e complesso processo giudiziario sulla gestione dei fondi della Santa Sede, concluso dopo 86 udienze il 16 dicembre con una condanna di primo grado a 37 anni per nove imputati. Rispettivamente a gennaio e a maggio sono stati poi avviati nel Tribunale vaticano il processo per la causa civile dell’ex revisore generale Libero Milone e il processo sulla gestione finanziaria del Coro della Cappella Sistina. In tema di processi, Francesco il 27 ottobre ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire il processo all’ex gesuita e noto artista Marko Rupnik, accusato di abusi psicologici e sessuali da alcune religiose.
Sguardo al 2024
Quanto al 2024 gli impegni futuri li ha rivelati lo stesso Pontefice in alcune delle numerose interviste concesse quest’anno. Più volte Papa Bergoglio ha parlato della possibilità di un viaggio nella sua natale Argentina, da novembre sotto la guida del nuovo presidente Javier Milei. Lo ha ripetuto anche nella recente intervista alla tv messicana N+ dove ha parlato di possibili viaggi in Belgio e in Polinesia. In precedenza aveva fatto cenno a una trasferta in Kosovo. In attesa di conferme sui “movimenti internazionaliâ€, il prossimo anno il Papa continuerà a muoversi dentro Roma proseguendo gli incontri con i preti nelle diverse parrocchie, a cominciare da quelle di periferia come ha già fatto negli ultimi mesi recandosi nei quartieri di Primavalle, Villa Verde e Acilia. Sempre per il 2024 è in programma il 18 maggio la visita a Verona e si guarda al Giubileo 2025, per il quale sono in corso i preparativi e si sono svolti due bilaterali tra Santa Sede e Governo italiano.
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