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Adriana Masotti - Città del Vaticano

Salire e scendere: sono i due movimenti su cui si concentra la riflessione di in cui il brano del Vangelo di Luca presenta la parabola del fariseo e del pubblicano, 鈥渦n uomo religioso e un peccatore conclamato鈥�. Entrambi, dice il Papa, salgono al tempio ma solo il pubblicano 鈥渟i eleva veramente a Dio鈥�, perché si presenta umilmente nella verità di se stesso.

Salire per incontrare il Signore

Papa Francesco fa notare ai circa 35 mila fedeli che affollano una Piazza particolarmente colorata con striscioni e bandiere di diverse parti del mondo, che il verbo salire compare in tanti episodi della Bibbia, ricorda Abramo e Mosè che salgono sul monte per incontrare il Signore, e lo stesso Gesù che sul monte vive l'esperienza della trasfigurazione. Il Papa commenta in riferimento a noi:

Salire, perciò, esprime il bisogno del cuore di staccarsi da una vita piatta per andare incontro al Signore; di elevarsi dalle pianure del nostro io per salire verso Dio; liberarci del proprio io, di raccogliere quanto viviamo a valle per portarlo al cospetto del Signore, questo è salire e quando noi preghiamo saliamo.

Più siamo umili, più Dio ci eleva

Ma poi c鈥�è il secondo movimento, scendere: per vivere l鈥檌ncontro con Dio, afferma Francesco, è necessario 鈥渟cendere dentro di noi鈥�, e guardare con onestà 鈥渓e nostre fragilità e povertà鈥�.

Nell鈥檜miltà, infatti, diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che siamo, i limiti e le ferite, i peccati e le miserie che ci appesantiscono il cuore, e di invocare la sua misericordia perché ci risani, ci guarisca e ci rialzi. Sarà Lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto.

La superbia spirituale mette l'io al posto di Dio

Francesco descrive ancora il diverso atteggiamento interiore dei due protagonisti della parabola: il pubblicano 鈥渃hiede perdono鈥�, il fariseo è 鈥渃onvinto di essere a posto鈥�, pone se stesso al centro, inizia a lodarsi mentre disprezza gli altri. E鈥� la superbia spirituale che, sottolinea il Papa, porta a adorare il proprio io e a cancellare Dio. Due atteggiamenti che 鈥渃i riguardano da vicino鈥�. Da qui l鈥檌nvito di Francesco:

Pensando a loro, guardiamo a noi stessi: verifichiamo se in noi, come nel fariseo, c鈥�è "l鈥檌ntima presunzione di essere giusti" che ci porta a disprezzare gli altri. Succede, ad esempio, quando ricerchiamo i complimenti e facciamo sempre l鈥檈lenco dei nostri meriti e l'elenco delle nostre buone opere, quando ci preoccupiamo dell鈥檃pparire anziché dell鈥檈ssere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall鈥檈sibizionismo. Vigiliamo, fratelli e sorelle, sul narcisismo e sull鈥檈sibizionismo, fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi ad avere sempre una parola sulle labbra. Quale parola? "Io".

Maria mostra ciò che il Signore ama compiere

鈥淒ove c鈥�è troppo io, c鈥�è poco Dio鈥�, dice ancora il Papa e conclude guardando alla Vergine Maria in cui Dio mostra ciò che 鈥渁ma compiere鈥�: rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili.