Francesco: tra noi e chi è in cielo esiste un legame indistruttibile
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La Chiesa ha da sempre coltivato la preghiera e la devozione nei confronti di San Giuseppe e alla sua figura Papa Francesco ha dedicato le sue catechesi delle ultime settimane, oggi, a partire da questo “sentire comune” che accompagna questo santo, desidera allargare lo sguardo su una realtà forse poco conosciuta: la comunione dei santi. Si tratta di “un importante ” e “può anche impostare nel migliore dei modi la nostra relazione con i santi e con i nostri cari defunti”. Il Papa osserva subito: (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Tante volte noi diciamo, nel Credo, “credo nella comunione dei santi”. Ma se si domanda cosa è la comunione dei santi, io ricordo che da bambino rispondevo subito: “Ah, i santi fanno la comunione”. E’ una cosa che… non capiamo cosa diciamo. Cosa è la comunione dei santi? Non è che i santi facciano la comunione, non è questo: è un’altra cosa.
La nostra fiducia nei santi ha valore in rapporto a Cristo
Riguardo al concetto di devozione, c'è una differenza, afferma il Papa, tra la visione cristiana e la mentalità pagana. E spiega che la differenza sta nel fatto che il cristiano non pone la sua fiducia in un essere umano o in un oggetto, pur sacro.
Persino quando ci affidiamo pienamente all’intercessione di un santo, o ancora di più della Vergine Maria, la nostra fiducia ha valore soltanto in rapporto a Cristo. Come se la strada verso questo santo o la Madonna non finisce lì: no. Va lì, ma in rapporto a Cristo. E’ il legame che ci unisce a Lui e tra di noi ha un nome specifico: “comunione dei santi”. Non sono i santi a operare i miracoli, ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro.
E a braccio, per chiarire questo pensiero, aggiunge:
I miracoli sono stati fatti da Dio, dalla grazia di Dio che agisce tramite una persona santa, una persona giusta. Questo [bisogna] avere chiaro. C’è gente che dice: “Io non ci credo a Dio, non so, ma credo a questo santo”. No, è sbagliato. Il santo è un intercessore, uno che prega per noi e noi lo preghiamo, e prega per noi e il Signore ci dà la grazia: il Signore, tramite il Santo.
La Chiesa, "comunità dei salvati"
Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, “la comunione dei santi è precisamente la Chiesa”. Ma questo significa che la Chiesa è riservata solo ai perfetti? Papa Francesco toglie ogni dubbio:
No. Significa che è la comunità dei peccatori salvati. La Chiesa è la comunità dei peccatori salvati. È bella, questa definizione. Nessuno può escludersi dalla Chiesa, tutti siamo peccatori salvati. La nostra santità è il frutto dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo, il quale ci santifica amandoci nella nostra miseria e salvandoci da essa. Sempre grazie a Lui noi formiamo un solo corpo, dice San Paolo, in cui Gesù è il capo e noi le membra.
Il legame fra noi è più forte della morte
Questa immagine prosegue il Papa, fa capire bene il legame che esiste tra noi: se un membro di questo unico corpo soffre, tutti soffrono; se gioisce, tutti sono nella gioia. Anche il peccato di uno riguarda tutti, afferma Francesco, così come l’amore di ogni singola persona. E il legame che esiste in questa comunione dei santi, “è talmente forte che non può essere rotto neppure dalla morte”. Papa Francesco continua:
Infatti, la comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, o che vivono in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il cammino, il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo; perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame. (...) La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo.
La relazione di amicizia con i santi ci sostiene
"La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo", Papa Francesco insiste su questo aspetto dicendo che “la relazione di amicizia che posso costruire con un fratello o una sorella accanto a me, posso stabilirla anche con un fratello o una sorella che sono in Cielo.” E posso viverla con i santi, ricorrendo a loro nei momenti più difficili. “Tutti abbiamo bisogno di amici”, che ci aiutino ad andare avanti, afferma il Papa, anche Gesù ne aveva:
Nella storia della Chiesa ci sono delle costanti che accompagnano la comunità credente: anzitutto il grande affetto e il legame fortissimo che la Chiesa ha sempre sentito nei confronti di Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Ma anche lo speciale onore e affetto che ha tributato a San Giuseppe. In fondo, Dio affida a lui le cose più preziose che ha: suo Figlio Gesù e la Vergine Maria. È sempre grazie alla comunione dei santi che sentiamo vicini a noi i Santi e le Sante che sono nostri patroni, per il nome che portiamo, per la Chiesa a cui apparteniamo, per il luogo dove abitiamo, e così via.
San Giuseppe, il santo delle cause impossibili
Con la fiducia che si ripone in un amico, Papa Francesco si rivolge quindi a San Giuseppe al quale, confida, è “particolarmente legato”, con una preghiera che dice di recitare ogni giorno da più di quarant'anni:
Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen.
E un'altra preghiera, l'Ave Maria, il Papa invita tutti i presenti a recitare per una persona che poco prima dell'udienza, lì nell'Aula Paolo VI, si è fatta sentire con delle grida. Forse, una persona con qualche disturbo, osserva il Papa, ma è un fratello nostro che ha un problema, che soffre, e non bisogna "essere sordi al bisogno di questo fratello".
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