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Il Papa: per uscire bene dalla pandemia, ricostruire con pazienza e costanza

All’Angelus, stamani, Francesco ricorda che Dio opera nelle piccole cose e esorta quindi a avere fiducia in Lui. Di fronte alla “crisi della fede” e al fallimento di progetti, “anche nella Chiesa può attecchire la zizzania della sfiducia”, ma i risultati delle azioni dipendono dal Signore

Debora Donnini – Città del Vaticano

Non lasciarsi paralizzare dalla sfiducia, nel vedere in tante situazioni della vita “la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male” o quando constatiamo che nonostante l’impegno, “i risultati non arrivano e le cose sembrano non cambiare mai”. Il cuore dell’esortazione che stamani è di avere fiducia in Dio, che opera come “un piccolo seme buono”, e da parte nostra seminare il bene, che “lentamente porta frutto”. Due attitudini fondamentali anche per uscire bene dalla pandemia. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Il bene cresce umile e nascosto

Affacciandosi su Piazza San Pietro, Francesco inizia la sua riflessione a partire dalle due Parabole del Vangelo di questa domenica. Gesù, che parlava con immagini della vita quotidiana, paragona il Regno di Dio, “la sua presenza che abita il cuore delle cose e del mondo”, al granello di senape, cioè al seme più piccolo che ci sia: eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare un albero rigoglioso, che dà ristoro a tutti. Questo è il modo in cui Dio agisce, spiega il Papa. A volte, però, nota, “il frastuono del mondo” e le tante attività quotidiane impediscono di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia.

Anche il seme delle nostre opere buone può sembrare poca cosa; eppure, tutto ciò che è buono, appartiene a Dio e dunque umilmente, lentamente porta frutto. Il bene – ricordiamolo – cresce sempre in modo umile, in modo nascosto, spesso invisibile.

 

Dio è sempre all'opera nella storia

Serve, dunque, “uno sguardo nuovo” su noi stessi e sulla realtà per vedere oltre le apparenze e scoprire “la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia”.

È questa la nostra fiducia, è questo che ci dà forza per andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto. Quant’è importante questo atteggiamento anche per uscire bene dalla pandemia! Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza.

 

No alla sfiducia

Il Papa avverte che “anche nella Chiesa può attecchire la zizzania della sfiducia, soprattutto - dice - quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative”.

Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio. A noi sta seminare, e seminare con amore, con impegno, e con pazienza. Ma la forza del seme è divina.

Quindi, anche le cose di ogni giorno, “quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio, cioè hanno un significato”. Servono, rimarca, “occhi attenti”, per saper “cercare e trovare Dio in tutte le cose”, come amava dire Sant’Ignazio di Loyola. E, riprendendo l’altra parabola odierna, quella del contadino che getta il seme e non si rende conto di come porti frutto, perché cresce spontaneamente, sottolinea che “con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi”. Maria Santissima, conclude, "ci insegni a vedere la grandezza di Dio che opera nelle piccole cose e a vincere la tentazione dello scoraggiamento, fidiamoci ogni giorno di Lui".  

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Foto dell'Angelus
13 giugno 2021, 12:13

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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