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La Santa Casa di Loreto La Santa Casa di Loreto

Loreto attende il Papa

Intervista all’arcivescovo prelato di Loreto, mons. Fabio Dal Cin alla vigilia della visita del Papa, lunedì 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Per il presule due gli eventi storici: la Messa da solo nella Santa Casa dopo 162 anni e la firma dell’esortazione post-sinodale sui giovani

Andrea De Angelis - Città del Vaticano

C’è attesa a Loreto per la visita di Papa Francesco, che inizierà lunedì prossimo con la Messa nella Santa Casa e la firma dell’esortazione apostolica ai giovani, alla quale seguirà il saluto del Papa agli ammalati e il discorso ai fedeli raccolti davanti al sagrato, con i quali reciterà l’Angelus, la preghiera che riassume il mistero dell’incarnazione, nel giorno della Solennità dell’Annunciazione.

“Alle 12 – afferma l’arcivescovo prelato di Loreto mons. Fabio Dal Cin – lunedì prossimo tutte le campane suoneranno a festa, in tutte le parrocchie di Loreto. Abbiamo invitato tutte le parrocchie delle Marche a fare lo stesso, per ricordare l’annuncio dell’Angelo e salutare il Santo Padre che mette piede in questa magnifica terra marchigiana”. Al microfono di Radio Vaticana Italia, mons. Dal Cin parla di come la Chiesa locale ha accolto la notizia dell’arrivo del Papa, dell’importanza storica della Messa che verrà celebrata all’interno della Santa Casa e della centralità nel corso del viaggio papale, dei giovani e dei malati

Ascolta l'intervista a mons. Dal Cin

R. - Quella del Santo Padre che viene come pellegrino a compiere il suo atto di credente, di devozione di preghiera nella Santa Casa. L’evento è anche storico, perché da Pio IX, è il primo Papa che celebra nella Santa Casa. Da 162 anni non veniva celebrata la Messa da parte di un Pontefice in Santa Casa. Qui ha un valore molto forte questo legame con la casa, la famiglia, il luogo della famiglia di Nazareth, la prima chiesa domestica. Quindi il legame di ogni famiglia di ogni chiesa domestica con la grande famiglia che è la Chiesa universale. Poi c’è la firma della lettera post sinodale che ha un valore, anche questo molto interessante, molto importante. In questo senso si collega anche all’evento della prima visita di Papa Giovanni XXIII, quando venne a Loreto per affidare gli esiti del Concilio. In un certo modo legare Loreto, - la Santa Casa -, al documento del Sinodo sui giovani, significa appunto affidare alla Vergine di Loreto anche il buon esito di tutta quella pastorale, quell’attenzione educativa che il Sinodo ha messo in risalto e che la lettera adesso rilancia a tutta la Chiesa e al mondo intero.

I giovani al centro di questa visita del Papa. Non a caso l’ultima atto poco prima del decollo per tornare in Vaticano sarà la benedizione del Centro Giovanni Paolo II che San Giovanni Paolo II volle proprio per l’anno del Giubileo del 2000 e che ideò nel 1995, in quella storica visita, quando già si parlava di integrazione europea della necessità di ascoltarsi, di superare le barriere e i muri …

R. - Questo è un gesto che il Papa compirà. È visitabile il cantiere, perché per il momento il Centro Giovanni Paolo II è in ristrutturazione, proprio per accogliere quella realtà che il Santo Padre volle rilanciare attraverso quell’istituzione che ha questa gloriosa storia di accoglienza di giovani. Al tempo stesso diventa anche un segno di concreta attuazione della lettera che il Santo Padre firmerà. Per cui si sta preparando l’adeguamento necessario; ci sarà una comunità che poi vivrà in quel luogo e accoglierò i giovani provenienti dall’Italia e da tutto il mondo che passano per Loreto. Con quale atteggiamento? Con l’atteggiamento suggerito dal Sinodo: accoglienza, accompagnamento e aiuto ai giovani, perché possano orientarsi verso scelte generose

Questa attenzione ai giovani la si vede anche dal fatto che il Papa arriverà l’indomani della chiusura del pellegrinaggio nazionale dei giovani dell’Unitalsi. Quanto sono importanti per Loreto i malati e quanto è importante Loreto per i malati?

R. - I malati sono stati importanti fin dall’inizio per Loreto, perché la storia ci conferma che sono stati proprio i malati a farsi portare e a scoprire la realtà mistica e prodigiosa della Santa Casa. Da lì sono cominciati i santuari. All’inizio la Santa Casa è stata posta sui colli di Loreto, e nei secoli questo grande pellegrinaggio di ammalati ha avuto forme diverse con l’Unitalsi e con altri gruppi che si fanno carico di questo accompagnamento dei malati. Loro raccontato con la loro esperienza, con la loro testimonianza anche la serenità che avvertono entrando nella Santa Casa. Il messaggio di serenità, di forza interiore, è proprio la grazia della Santa Casa, quindi si tratta di guarigioni fisiche qualche volta, molto spesso spirituali.

Eccellenza, per concludere vuole raccontarci un aneddoto, una testimonianza magari di un fedele o di un membro del clero? Come ha reagito la diocesi quando ha saputo che il Papa sarebbe venuto a Loreto?

R. - Dal primo giorno in cui ho messo piede a Loreto - il primo settembre 2017, - mi sono sentito rivolgere questa domanda: “Quando vene il Papa?”. Per cui c’era un’attesa forte nelle persone. Ricordo una persona che in questi giorni sta poco bene; ogni volta mi fermava anche due volte al giorno quando mi incontrava e mi diceva: “Si ricordi!” e mi puntava il dito, come a dire: “Non dimenticarti di invitare il Papa”. Ma il Santo Padre aveva già in animo di venire a Loreto; attendeva solo l’occasione propizia. E l’occasione è arrivata sia per la festa liturgica, l’Annunciazione che è proprio la festa teologica del Santuario, che per la firma.

 

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21 marzo 2019, 10:13