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Papa: migranti sono ferita che grida al cielo, lasciamoci commuovere

I migranti sono “al centro” del cuore della Chiesa e i bambini sono la nostra “speranza”. Così il Papa nella tappa del viaggio in Marocco dedicata a quanti accolti e sostenuti dalla Caritas di Rabat. Accogliere, spiega, significa anche offrire possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale. Quindi un invito ad assicurare protezione lungo le vie migratorie, a non dare spazio ai mercanti di carne umana e a prevenire discriminazioni

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Puntiamo ad essere “porto sicuro di accoglienza” di fronte alla “ferita grande e grave che continua a lacerare gli inizi di questo XXI secolo”: la migrazione, “una ferita che grida al cielo”. Questa l’ del Papa incontrando in Marocco un gruppo di migranti, subsahariani e magrebini, alla sede della Caritas diocesana di Rabat. Con il saluto dell’arcivescovo di Tangeri, mons. Santiago Agrelo Martinez, che ha sottolineato come il povero migrante non rivendichi diritti “ma li ha”, non rivendichi giustizia “ma gli è dovuta”, Francesco assiste ad una breve danza di 5 bambini ispirata ai portatori d’acqua locali: il Papa ringrazia in modo particolare i piccoli che, dice, sono la nostra “speranza” e per i quali dobbiamo lottare perché hanno diritto a “vita” e “dignità”. Quindi ascolta anche la testimonianza di Abena Banyomo Jackson, costretto a lasciare il Camerun per le disperate condizioni di vita della sua famiglia: oggi, grazie all’incontro con un sacerdote, lavora alla Caritas e aiuta i fratelli migranti (Ascolta il servizio con la voce del Papa).

Città inospitali quando perdono compassione

Il Papa applaude alle parole di Jackson e poi sottolinea come “l’indifferenza e il silenzio” non debbano essere “la nostra parola”: ciò che è “in gioco”, spiega, è il “volto che vogliamo darci come società” e il “valore” di ogni vita. Il progresso dei popoli, aggiunge, non si può misurare “solo dallo sviluppo tecnologico o economico”.

Esso dipende soprattutto dalla capacità di lasciarsi smuovere e commuovere da chi bussa alla porta e col suo sguardo scredita ed esautora tutti i falsi idoli che ipotecano e schiavizzano la vita; idoli che promettono una felicità illusoria ed effimera, costruita al margine della realtà e della sofferenza degli altri. Come diventa deserta e inospitale una città quando perde la capacità della compassione! Una società senza cuore… una madre sterile. Voi non siete emarginati, siete al centro del cuore della Chiesa.

Il Global Compact

Sono molti milioni i rifugiati e gli altri migranti forzati che, osserva il Papa, chiedono la protezione internazionale; a loro si aggiungono le vittime “della tratta e delle nuove forme di schiavitù in mano ad organizzazioni criminali”: nessuno, sottolinea, può essere indifferente davanti a “questo dolore”. Le sfide poste dalle migrazioni contemporanee vanno affrontate, spiega, “con generosità, prontezza, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità”. Quindi ricorda la Conferenza intergovernativa di Marrakech che nel dicembre scorso ha ratificato l’adozione del Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, un “importante passo” avanti per la comunità internazionale: esso “permette di riconoscere e di prendere coscienza che ‘non si tratta solo di migranti’”, come recita il tema della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2019, perché le loro vite non sono “una realtà estranea o marginale” che non ha nulla a che fare col resto della società, come se la “qualità di persone con diritti restasse sospesa” a causa della situazione che vivono. Francesco ripropone i quattro verbi che di fatto significano essere coinvolti “piuttosto che tacere”, soccorrere “piuttosto che isolare”, edificare “piuttosto che abbandonare”, perché “siamo tutti coinvolti” e tutti siamo “necessari per garantire una vita più degna, sicura e solidale”.

Mi piace pensare che il primo volontario, assistente, soccorritore, amico di un migrante è un altro migrante che conosce in prima persona la sofferenza del cammino. Non si possono pensare strategie di grande portata, capaci di dare dignità, limitandosi ad azioni assistenzialistiche verso il migrante. Cosa imprescindibile, ma insufficiente. È necessario che voi migranti vi sentiate i primi protagonisti e gestori in tutto questo processo.

Non dare spazio a mercanti di carne umana

Con l’obiettivo di realizzare “spazi in cui dare dignità”, prosegue il Pontefice, accogliere significa offrire a migranti e rifugiati “possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione”. E, ricorda il Pontefice, l’ampliamento dei canali migratori regolari è uno degli obiettivi principali del Patto mondiale.

Questo impegno comune è necessario per non accordare nuovi spazi ai “mercanti di carne umana” che speculano sui sogni e sui bisogni dei migranti. Finché questo impegno non sarà pienamente realizzato, si dovrà affrontare la pressante realtà dei flussi irregolari con giustizia, solidarietà e misericordia. Le forme di espulsione collettiva, che non permettono una corretta gestione dei casi particolari, non devono essere accettate. D’altra parte, i percorsi di regolarizzazione straordinari, soprattutto nei casi di famiglie e di minori, devono essere incoraggiati e semplificati.

Protezione lungo le vie migratorie

Proteggere vuol dire, spiega ancora Francesco, assicurare la difesa di diritti e dignità. Il Papa guarda la realtà regionale, evidenziando che “la protezione va assicurata anzitutto lungo le vie migratorie, che sono spesso, purtroppo, teatri di violenza, sfruttamento e abusi di ogni genere”.

Qui sembra anche necessario rivolgere una particolare attenzione ai migranti in situazione di grande vulnerabilità, ai numerosi minori non accompagnati e alle donne. È essenziale poter garantire a tutti un’assistenza medica, psicologica e sociale adeguata per ridare dignità a chi l’ha perduta lungo il cammino.

Prevenire discriminazioni e sentimenti xenofobi

Promuovere implica la possibilità, sottolinea il Papa, di trovare “un ambiente sicuro dove realizzarsi integralmente”.

Tale promozione comincia col riconoscimento che nessuno è uno scarto umano, ma è portatore di una ricchezza personale, culturale e professionale che può recare molto valore là dove si trova. Le società di accoglienza ne saranno arricchite se sanno valorizzare al meglio il contributo dei migranti, prevenendo ogni tipo di discriminazione e ogni sentimento xenofobo.

Una vita degna

Da sostenere quindi l’apprendimento della lingua locale, come “veicolo essenziale di comunicazione interculturale”, e ogni “forma positiva di responsabilizzazione dei migranti verso la società che li accoglie”, imparando a rispettarne “le persone e i legami sociali”, “le leggi e la cultura” per uno sviluppo umano integrale “di tutti”. Il Pontefice evidenzia che la promozione umana dei migranti e delle loro famiglie inizia “anche dalle comunità di origine”, garantendo “insieme al diritto di emigrare” anche quello di “non essere costretti a emigrare”, cioè avere in patria “una vita degna”. A tal proposito incoraggia gli sforzi internazionali “svincolati da interessi di parte” in cui i migranti siano coinvolti come “protagonisti”.

Non lasciarsi condizionare da paure e ignoranza

Integrare indica un processo che “valorizzi al tempo stesso il patrimonio culturale della comunità che accoglie e quello dei migranti”, in una società “interculturale e aperta”.

Spesso, rinunciamo all’incontro con l’altro e innalziamo barriere per difenderci. Integrare richiede dunque di non lasciarsi condizionare dalle paure e dall’ignoranza.

Il diritto al futuro

Il Papa vede davanti a noi un cammino “da fare insieme”, migranti e locali, quello dell’edificazione di “città accoglienti, plurali e attente ai processi interculturali, città capaci di valorizzare la ricchezza delle differenze nell’incontro con l’altro”. Ai migranti in particolare Francesco ricorda che la Chiesa “riconosce le sofferenze” provate e “soffre” con loro, assicurando che “Dio vuole fare di tutti noi dei viventi”.

Essa desidera stare al vostro fianco per costruire con voi ciò che è il meglio per la vostra vita. Perché ogni uomo ha diritto alla vita, ogni uomo ha il diritto di avere dei sogni e di poter trovare il suo giusto posto nella nostra “casa comune”! Ogni persona ha diritto al futuro.

In ogni migrante c’è Cristo

Quindi la gratitudine del Papa va a tutte le persone che si sono poste “al servizio” dei migranti e dei rifugiati nel mondo intero e in particolare agli operatori della Caritas, che hanno “l’onore di manifestare l’amore misericordioso di Dio”, come pure a tutte le associazioni che con essi collaborano, perché in fondo - conclude - ogni migrante c’è “Cristo stesso che bussa alle nostre porte”. In ricordo della giornata, al centro della Caritas diocesana di Rabat Francesco dona una rappresentazione della Vergine Maria in atteggiamento di preghiera, incisa su una lastra di onice rosa.

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Il Papa e l'incontro coi migranti a Rabat
30 marzo 2019, 19:01