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Accoglienza calorosa per Francesco in visita all'Istituto degli Imam

La formazione dei giovani imam, dei predicatori e delle predicatrici in Africa e nel resto del mondo. Presentata al Papa in un momento di canti e musica l'attività dell'Istituto voluto dal Re e segnato dalla tutela della religione per motivi etici e sociali

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

Un lungo applauso con la platea tutta in piedi ha accolto Papa Franceco al suo ingresso, con il Re Mohammed VI, all'Istituto che porta il nome del sovrano e che è dedicato alla formazione degli imam, dei predicatori e delle predicatrici, voluto fortemente dal sovrano stesso e inaugurato il 27 marzo 2015. Il Pontefice vi arriva dopo il suo primo discorso ufficiale e dopo la Visita di cortesia al Palazzo reale con la firma dell'Appello su Gerusalemme.

Il racconto in un video

A raccontare la storia e l'organizzazione dell'Istituto con i suoi obiettivi di orientamento religioso, i programmi seguiti dagli studenti, è un video, proiettato nella grande sala con l'accompagnamento di musiche e canti tradizionali. All'origine, nelle intenzioni del sovrano, la conservazione dei fondamenti della religione islamica, l'offerta di servizi rituali ed educativi di qualità e una formazione il più possibile continua. All'Istituto afferiscono anche studenti stranieri, dall'Asia - con richieste giunte dalla Thailandia- , dall'Europa e soprattutto dall'intera Africa, dato questo particolarmente significativo come ha sottolineato, nella sua testimonianza, una studentessa nigeriana, in quanto, specie in Nigeria,  la manipolazione da parte di gruppi estremisti è forte e coinvolge i giovani seminando violenza. "Cambiare questa situazione" ha detto "richiede l’istruzione delle persone agli insegnamenti ortodossi dell’islam, e questo è il motivo per cui ho voluto approfondire la conoscenza: per aiutare la mia comunità" e convincerla che la religione è per la pace e il bene.

Minacce all'autenticità della religione

Nella basi dell'Istituto invece un Islam tollerante che guardi alla modernità in contrasto con le tendenze radicali e il fondamentalismo che minacciano l'autenticità della religione, ma anche l'interessse per la conoscenza e il confronto con le altre due religioni monoteiste su testi specifici dedicati a particolarità e aspetti comuni. Il video mostrato al Papa racconta anche della grande presenza di giovani donne, della pratica che si fa nella moschea e dei risvolti che la formazione degli studenti ha nei loro paesi d'origine, come ha raccontato dando la sua testimonianza anche un giovane studente di origine francese. "Al mio rientro" ha detto "conto di mettere al servizio del mio Paese e dei suoi abitanti tutti, le differenti competenze che avrò acquisito nell’Istituto; spero di mettere in pratica e trasmettere queste conoscenze e soprattutto lo spirito di pace, d’amore, di fratellanza e di tolleranza".

Al termine del video anche il saluto del Ministro degli Affari religiosi, che nel suo discorso ha ribadito non solo la storia della conoscenza reciproca tra papato e il regno del Marocco, ma anche l'importanza della protezione della religione, che sta a cuore del sovrano del paese, e quindi di una formazione teorica e pratica di qualità. Caloroso il saluto finale, al Pontefice e al Re, con la platea, ricca di giovani e di ragazze di diverse provenienze, in piedi insieme al coro e all'orchestra sulle cui note si è chiuso l'incontro.

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30 marzo 2019, 17:45