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L'Unione Africa sospende il Niger L'Unione Africa sospende il Niger

Il Niger sospeso dall'Unione Africana dopo il golpe

Sempre più alta la tensione in Niger dopo che l'Unione Africana ha deciso la sospensione Niamey dai propri organismi a causa del colpo di Stato del 26 luglio scorso. Al vaglio un'eventuale azione militare da parte dell'Ecowas. Contro questa opzione, con appelli al dialogo e ad una soluzione diplomatica, si sono espressi i vescovi di Nigeria, Benin,Togo, Burkina Faso e Africa Occidentale

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

A diffondere la notizia della sospensione del Niger dall'Unione Africana fino al ripristino dell'ordine costituzionale è un comunicato dell'organizzazione internazionale con sede ad Addis Abeba nel quale si precisa che in seguito al golpe che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum saranno valutate le implicazioni di un'eventuale azione militare da parte dell'Ecowas, il blocco di Paesi dell'Africa occidentale. L'Ua invita anche i suoi Stati membri e la comunità internazionale a rifiutare il cambio di governo in Niger, definito “incostituzionale” e ad "astenersi da qualsiasi azione che possa conferirgli legittimità.

(AFP)
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La minaccia di un intervento armato

Nel documento si sottolinea che alla Commissione Ua, in stretta collaborazione con Ecowas, è chiesto di indicare in tempi rapidi i membri della giunta militare al potere e di tutti i protagonisti del colpo di stato del 26 luglio scorso, “compresi quelli coinvolti nella violazione dei diritti umani fondamentali del presidente Bazoum”, allo scopo di imporre “sanzioni mirate e misure punitive individuali”. Nelle ultime 24 ore l’Ecowas aveva definito “inaccettabile” l'annuncio di un  periodo di transizione di “3 anni” in Niger fatto dal generale Abdourahamane Tchiani, al potere dopo il golpe. L’Ecowas ha anche minacciato l’uso della forza se il presidente Bazoum non sarà reintegrato, ma negli ultimi giorni in migliaia hanno manifestato a Niamey per sostenere i soldati golpisti.

Nel frattempo le autorità algerine hanno respinto una richiesta francese di aprire il proprio spazio aereo per un eventuale intervento militare in Niger. A diffondere la notizia è la radio ufficiale algerina secondo cui la risposta è stata "rigorosa e chiara". “La Francia – si legge sul sito dell’emittente - si è rivolta al Marocco” e le autorità di Rabat avrebbero risposto positivamente. Stando sempre alla radio algerina, Parigi “si sta preparando a mettere in atto le sue minacce contro il consiglio militare del Niger riguardo all'intervento militare se il presidente Bazoum non verrà rilasciato”. Critiche ad un possibile intervento militare dell’Ecowas sono state espresse dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che, secondo quanto riferito dall’agenzia Anadolu,  ha assicurato:  "Ci concentreremo su come svolgere il nostro ruolo chiave. Credo che il popolo del Niger si prenderà cura della democrazia e andrà presto alle elezioni”.

Appelli al dialogo

Mali, Burkina Faso e Guinea, Stati aderenti alla Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale, ma sospesi perché governati da giunte golpiste, hanno dichiarato solidarietà alla giunta nigerina al potere, mentre tra gli stessi Paesi che hanno minacciato un intervento militare si levano le voci di chi chiede di risolvere la crisi con il dialogo e non con la forza.

Da parte dei vescovi nigeriani della Provincia Ecclesiastica di Ibadan, riuniti in Assemblea, arriva un appello al Presidente nigeriano Bola Tinubu, tra i maggiori sostenitori dell’opzione militare. Secondo i presuli “l’intervento militare proposto dai leader ECOWAS per ripristinare la democrazia in Niger è molto impopolare in Nigeria. I nigeriani sono favorevoli alla negoziazione e ad altri mezzi non militari, e il presidente Bola Tinubu, deve ascoltare i nigeriani prima di chiunque altro”. Anche in Benin si è pronunciata la conferenza episcopale con l’appello a percorrere una via diplomatica e le richiesta della revoca delle sanzioni economiche definite “di una durezza inedita” ai danni di “una popolazione già in forte sofferenza a causa del dramma della povertà e della miseria”. A favore della revoca delle sanzioni e la prosecuzione del dialogo anche i vescovi del Togo. In modo simile si erano espressi in precedenza anche gli episcopati della Nigeria, del Niger, del Burkina Faso e la Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale. Per la pace in Niger e la stabilità del Sahel si era espresso domenica scorsa all'Angelus Papa Francesco. 

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22 agosto 2023, 15:29