Niger, la crisi rischia di allargarsi in tutto il Sahel. Serra: serve una forte volontà di pace
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
Sono stati in migliaia a manifestare nel centro di Niamey per sostenere i soldati che hanno preso il potere il 26 luglio scorso destituendo il presidente Mohamed Bazoum. La giunta militare ha annunciato un periodo di transizione di massimo tre anni. Molti gli slogan contro la Francia e la Comunità degli Stati dell’Africa occidentale. L’Ecowas, intanto, ha minacciato di usare la forza se Bazoum non sarà reintegrato. Venerdì 18 agosto, dopo la riunione dei suoi capi di stato maggiore ad Accra, l'organizzazione regionale ha addirittura indicato che il “giorno dell'intervento è stato fissato”. Opzione di intervento che il nuovo leader, il generale Abdourahamane Tiani, ha sconsigliato, avvertendo che un’operazione militare straniera in Niger non sarebbe una “passeggiata nel parco”.
L’appello di pace del Papa
All’Angelus di domenica 20 agosto, Francesco ha detto di seguire con preoccupazione l’evolversi della situazione nel Paese africano e si è unito a quanto chiesto dai vescovi in favore della pace. Ha incoraggiato, quindi, la comunità internazionale ad operare con sollecitudine e ha pregato per il popolo nigerino. Le vie di dialogo auspicate dal Papa possono esprimersi soprattutto in una forte volontà di pace, sottolinea a Radio Vaticana – Pope Luigi Serra, docente emerito dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale ed esperto africanista. “Una volontà cioè di evitare ogni vento contrario ad una pace voluta, accettata e ricercata dalle popolazioni africane – continua – in tutta convinzione che sia l’unica via che può sanare le sciagure e le tragedie dovute alla povertà e alla mancanza di un regime democratico. Mancanze tutte alimentate dalla miopia dell’Occidente”.
L’emergenza umanitaria
La crisi politica, inoltre, sta aggravando la situazione umanitaria in Niger, tremendamente martoriato già per i suoi problemi. Al momento, come evidenzia Luigi Serra, le azioni di aiuto verso il Paese non sono operative. Ogni sussidio con alimenti, medicine e tutto quello di cui la gente ha disperato bisogno, infatti, è bloccato. L’Unicef, poi, ha annunciato che sono oltre due milioni i bambini vulnerabili la cui situazione è ulteriormente peggiorata dopo il golpe e le sanzioni. “È grandemente preoccupante, perché se non consentono agli aiuti umanitari di entrare nel Paese, giorno dopo giorno muoiono bambini e donne e – conclude – tutto questo è drammatico, non è quantificabile il danno, con l'alto rischio di allargare la destabilizzazione già in via di grande sviluppo nell’intero Sahel”.
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