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Marco Guerra – Città del Vaticano

I miliziani hanno dato inizio all’assalto all’hotel Pearl Beach di Mogadiscio intorno alle 19 di venerdì sera. La struttura, usata da politici e funzionari governativi, e vicina alla spiaggia della capitale somala, è stata colpita da diverse esplosioni e colpi di arma da fuoco.

Un bilancio di nove morti

L'attacco è stato subito rivendicato con un comunicato dal gruppo jihadista somalo Al Shabaab, che ha detto di voler colpire un luogo frequentato da autorità. Sembra che le esplosioni possano essere state opera di attentatori suicidi. All’alba di oggi l’agenzia dfi stampa pubblica e la tv di stato hanno fatto sapere che le forze di sicurezza hanno portato a termine l’operazione per neutralizzare di aggressori e salvare numerosi civili. Il bilancio dell’attacco e dei successivi scontri è di sei civili e tre membri delle forze di sicurezza uccisi. Lo ha riferito la polizia somala in una nota, precisando che dieci persone sono rimaste ferite e altre 84 sono state salvate dal complesso, compresi donne, anziani e bambini. Al raid, durato circa sei ore fino alle due del mattino ora locale, hanno partecipato sette islamisti.

Somalia Paese instabile

La Somalia resta uno dei Paesi tra i più instabili al mondo, devastato da decenni di guerra civile e solo parzialmente controllato dal governo centrale di Mogadiscio. Sempre ieri, nel sud, 27 persone sono morte per l’esplosione di vecchi ordini lasciati sul terreno. L’incidente è avvenuto nel villaggio di Murale, situato nel distretto di Qoryoley, nella regione di Lower Shabelle. L'esplosione ha anche ferito una cinquantina di persone. La regione è bersaglio di frequenti attacchi da parte del gruppo jihadista somalo Al Shabaab, che il 26 maggio scorso aveva attaccato una base della missione militare dell’Unione Africana, gestita da soldati ugandesi, causando 54 morti.