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Bandiere libiche a Tripoli per il decimo anniversario della guerra civile (Mahmud Turkia/Afp) Bandiere libiche a Tripoli per il decimo anniversario della guerra civile (Mahmud Turkia/Afp)

Dieci anni fa iniziava la prima guerra civile in Libia

Era il 15 febbraio del 2011, nel giro di pochi mesi si sarebbe arrivati in Libia al rovesciamento del governo di Mu’ammar Gheddafi ed alla vittoria del Consiglio nazionale transitorio e delle forze Nato. L’inizio delle proteste avvenne nel contesto della cosiddetta primavera araba. Sono ancora numerose le sfide per il Paese africano, anche in vista delle elezioni di fine anno, come afferma nella nostra intervista l’africanista Luciano Ardesi

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Quelle che iniziarono esattamente dieci anni fa sarebbero state settimane di fuoco per la Libia. L’inizio di un conflitto civile che porterà, circa sei mesi dopo, alla cattura ed all’uccisione di Mu’ammar Gheddafi, massima autorità del Paese africano per oltre quarant’anni. La sua morte segnò, almeno formalmente, la fine della prima guerra civile libica.

Il 15 febbraio 2011

Tra il febbraio e l'ottobre del 2011 ebbe, dunque, luogo un conflitto che vide opposte le forze lealiste di Mu'ammar Gheddafi e quelle dei rivoltosi, riunite nel Consiglio nazionale di transizione. Tutto iniziò il 15 febbraio, ma la cosiddetta “giornata della collera”, quella in cui i manifestanti si organizzarono per scendere nelle piazze di numerose città del Paese, andò in scena 48 ore dopo. Evasioni dalle carceri e rivolte nei penitenziari si registrano a Tripoli e Bengasi. La città di Beida fu la prima a cadere nelle mani dei manifestanti. In una settimana furono un centinaio le vittime. Un numero che crescerà in maniera esponenziale a partire dal 21 febbraio, quando le proteste interessarono anche Tripoli, dove le forze governative risposero alle manifestazioni con pesanti raid.

L’intervento militare internazionale

Poco più di un mese dopo dall’inizio della guerra civile, il 19 marzo, iniziò l’intervento militare internazionale ad opera di alcuni Paesi delle Nazioni Unite, autorizzati dalla risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza che, pochi giorni prima, aveva istituito una zona d'interdizione al volo sul Paese nordafricano. Il motivo era la tutela dell'incolumità della popolazione civile dai combattimenti tra le forze lealiste a Mu'ammar Gheddafi e le forze ribelli. L'intervento fu inaugurato dalla Francia con un attacco aereo diretto contro le forze terrestri di Gheddafi attorno a Bengasi e si concluse dopo cinque mesi.

Il 21 ottobre 2011

La fine della prima guerra civile libica coincide con la cattura e l’uccisione di Gheddafi da parte dei ribelli, avvenuta subito dopo la caduta della città di Sirte, roccaforte del leader libico e piegata dai rivoltosi dopo due mesi di combattimenti, a cui anche forze internazionali avevano collaborato compiendo, in estate, delle offensive aeree. La morte di Gheddafi aprì uno scenario nuovo, che portò anche, nel 2014, alla seconda guerra civile nel Paese e, più in generale, ad una lunga transizione democratica che ancora oggi presenta sfide e si nutre di attese. Come quella delle elezioni annunciate per la fine di quest’anno.

La primavera araba

“Quella rivolta fu effetto di contagio di quanto avvenne nei Paesi vicini, dalla Tunisia all’Egitto, con i fermenti di ribellione della primavera araba, dovuta sia alla condizione sociale ed economica che alla mancanza di democrazia”. Lo afferma nell’intervista a Pope l’africanista Luciano Ardesi.

Ascolta l'intervista a Luciano Ardesi

“La Libia - sottolinea Ardesi - era un esempio perfetto di questa situazione, con Gheddafi che aveva saputo tenere in pugno il Paese in un difficile equilibrio, grazie anche alla repressione ed alla violenza”.

La questione migratoria

La caduta di Gheddafi cambiò radicalmente il fenomeno migratorio dal Nord Africa verso l’Europa? “Non credo si possa affermare questo - risponde Ardesi -, anche se naturalmente, venuto meno Gheddafi, si aprì una fase di grande incertezza”. Secondo l’africanista “il leader libico aveva già utilizzato i flussi migratori per negoziare i suoi rapporti con diversi Paesi europei, dove tutto si giocava nella cosiddetta politica di ‘stop and go’, sia da un punto di visto politico che economico. La condizione di quelle persone era però disumana anche con Gheddafi ed i centri di detenzione esistevano già più di dieci anni fa”.

Gli scenari futuri

Quale, dunque, il futuro della Libia? “La svolta si è avuta ad ottobre 2020, quando a Ginevra si è trovato l’accordo per una transizione che garantisca una certa stabilità al Paese. Si è così messo in moto un dialogo tra tutte le componenti libiche, compresi i militari, che ad oggi ha portato - spiega l’esperto di Africa - a decidere il 24 dicembre come data delle attese elezioni”. Una transizione però non facile. “Le difficoltà sono molte, a partire dalle storiche rivalità e non è semplice pensare di arrivare alle elezioni avendo già disarmato le milizie. Dunque - conclude Ardesi - la situazione per il momento si è instradata su una linea chiara, ma non mancano le trappole lungo il percorso”.  

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15 febbraio 2021, 10:30