Libia. L’Onu annuncia: “Elezioni entro 18 mesi”
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Due buone notizie in venti giorni. Da tempo non si riusciva a scrivere così in riferimento alla Libia. Dopo l’accordo per un cessate il fuoco permanente, ora l’annuncio di un accordo sulle future elezioni nel Paese africano. Le due fazioni che si contendono la Libia hanno infatti raggiunto un accordo preliminare per tenere elezioni in tutto il Paese entro un anno e mezzo, come ha annunciato durante una conferenza stampa Stephanie Williams, l’inviata dell’ONU in Libia che presiede i negoziati per la pace, cominciati questa settimana a Tunisi. Dunque entro l’inizio del 2022.
Cosa sta accadendo a Tunisi
La notizia arriva dunque da Tunisi, dove è in corso da domenica 8 novembre un dialogo politico tra libici per raggiungere la pace nel Paese dopo quasi un decennio caratterizzato dall’instabilità. Il Forum avviato sotto l’egida dell’Onu rappresenta l’ultimo sforzo diplomatico in termini di tempo per disegnare la pace e la futura stabilità istituzionale. I colloqui, che dureranno fino a dopodomani, riuniscono all'Hotel Four seasons di Gammarth, 75 partecipanti libici in rappresentanza dell'Alto Consiglio di Stato (Tripolitania) e del Parlamento di Tobruk (Cirenaica), nonché altre persone selezionate dall'Onu. Se, dunque, il cessate il fuoco permanente è stata la base di partenza di questi negoziati di pace, la notizia delle elezioni entro 18 mesi è il primo, atteso risultato concreto degli stessi.
L’appello del Papa
Sempre domenica, dopo la preghiera mariana dell’Angelus, il pensiero del Papa si è rivolto anche alla pace in Libia. Francesco, nel ricordare l’appuntamento di Tunisi, ha sottolineato il suo “vivo auspicio” affinché “venga trovata una soluzione alla lunga sofferenza del popolo libico, e che il recente accordo per un cessate il fuoco permanente sia rispettato e concretizzato”. Quindi la preghiera “per i delegati del forum, per la pace e la stabilità in Libia”. Il Paese dal 2014 è di fatto diviso in due: ad ovest si trova il governo riconosciuto a livello internazionale e guidato da Fayez al Serraj, con sede a Tripoli, la capitale; ad est invece è insediato il maresciallo Khalifa Haftar, che da anni cerca di conquistare proprio la principale città libica.
Prudenza e speranza
Per un Paese frammentato come la Libia, alle prese con una crisi così lunga, è importante però mantenere la massima prudenza anche dinanzi a quelle che possono certamente essere considerate notizie buone, promettenti, che lasciano spazio ad un futuro di pace. Un concetto che rimarca, nell’intervista a Pope, il giornalista e reporter di guerra Cristiano Tinazzi.
“Certamente il doveroso invito alla prudenza quando si parla di Libia - specifica il giornalista - non vuol dire sottovalutare i passi in avanti fatti nell’ultimo mese”. Per Tinazzi sono almeno due i fattori importanti adesso. “Da un lato - spiega - è necessario coinvolgere tutte le parti, perché saranno poi loro a dover riconoscere il risultato delle elezioni; dall’altro è fondamentale il ruolo della società civile, assolutamente centrale e da non lasciare, dunque, sullo sfondo”. “Viceversa - prosegue Tinazzi - la questione migratoria che l’Europa considera centrale, non lo è invece per i libici. Non è questa la priorità”. Diciotto mesi è dunque un lasso di tempo sufficiente? “Lo spero, ma - conclude - saranno i prossimi mesi a dirlo”
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