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Il presidente Luis Arce ed alla sua sinistra il vice, David Choquehuanca (Reuters / David Mercado) Il presidente Luis Arce ed alla sua sinistra il vice, David Choquehuanca (Reuters / David Mercado)

Bolivia, Arce giura come presidente: “Ricostruiamo il Paese”

Sono 48 ore cruciali per la Bolivia quelle iniziate ieri con il giuramento del nuovo presidente, Luis Arce, ed il ritorno, oggi, dell’ex capo di Stato Evo Morales. I vescovi boliviani la scorsa settimana hanno ribadito la trasparenza delle elezioni, che si sono tenute il 18 ottobre. Bruno Desidera, giornalista esperto dell'area: "Saranno fondamentali l'economia e l'unità del Paese"

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Una vittoria, quella di Luis Arce, che ha giurato ieri come nuovo presidente della Bolivia, non facilmente pronosticabile un mese fa, alla vigilia del voto, ma che segna un passaggio fondamentale per il Paese sudamericano, governato nell’ultimo anno da un esecutivo che lo scorso novembre ha preso il posto del dimissionario presidente Evo Morales. Quest’ultimo, all’indomani del giuramento di Arce, è tornato proprio in queste ore nel Paese, dopo l’esilio in Argentina. 

Il discorso di Arce

"Stiamo per iniziare una nuova fase della nostra storia, senza discriminazioni, cercheremo di ricostruire il nostro Paese in pace". Così Luis Arce ieri nel discorso del giuramento, un anno dopo che Morales, suo alleato politico, si è dimesso ed è andato in esilio in seguito di accuse di brogli elettorali alle presidenziali del 2019. La volontà di operare per l'integrazione, sia a livello “Sud-Sud” tra i continenti, sia sul piano latinoamericano e sudamericano, in uno spirito di multipolarismo, è stato uno dei passaggi chiave del suo discorso. Ribadendo la centralità della Celac, meccanismo politico intergovernativo che riunisce le trentatré nazioni latinoamericane, Arce si è inoltre detto favorevole al recupero dell'Unione delle Nazioni sudamericane (Unasur) all'interno di cui "ci ritroveremo tutti i Paesi sudamericani, indipendentemente dall'orientamento politico dei governi". Alla guida della Movimento al Socialismo (Mas), Arce ha vinto con ampio margine le elezioni che si sono svolte a metà del mese scorso, e domenica 8 novembre l'ex ministro dell'Economia si è insediato durante una cerimonia a cui hanno partecipato diversi leader internazionali, tra i quali il re spagnolo Felipe, il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif ed il presidente argentino Alberto Fernandez. 

Il messaggio dei vescovi 

La scorsa settimana si è registrata una nuova dichiarazione della Conferenza episcopale boliviana (Ceb), questa volta insieme ai rappresentanti delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e dell'Organizzazione degli Stati americani, che ribadisce come l'intero processo delle elezioni nazionali del 18 ottobre si sia sviluppato in modo pacifico e trasparente. Tuttavia, vista l'incertezza espressa da alcuni settori sociali, i vescovi chiedono di chiarire la situazione al fine di realizzare un clima di pace sociale. Il vice segretario generale della Ceb, padre José Fuentes, ha dichiarato che l'episcopato "non ha dubbi sulla trasparenza delle elezioni" e che il Tribunale elettorale ha svolto “un lavoro imparziale e professionale". In questo contesto, ha chiesto ai nuovi governanti, "di costruire una Bolivia in pace" e di lasciarsi alle spalle "politiche di vendetta e di camminare verso la costruzione di una Bolivia che sia davvero per tutti".

“Fondamentali crescita economica ed unità"

“Arce è chiamato sostanzialmente a due operazioni: riunificare il Paese, profondamente diviso nonostante la sua netta affermazione, e facilitare la ripresa economica, anche tenendo conto della pandemia”. Lo afferma nell’intervista a Pope Bruno Desidera, giornalista esperto dell’area.

Ascolta l'intervista a Bruno Desidera

“Non dimentichiamo che Arce - prosegue - è stato ministro dell’Economia, dunque la sua elezione lo chiama ad essere protagonista di una crescita anche economica della Bolivia”. Venendo alle relazioni con gli altri Stati, “appare evidente il tentativo di saldarsi - sottolinea Desidera - con gli altri governi progressisti del continente, anche quelli contestati come nel caso del Venezuela”. Quali i rischi? “Arce deve fare i conti con una presenza ingombrante, quella dell’ex presidente Morales, ma - conclude - adesso è lui il Capo di Stato e deve avere ben presente questo”.

Le proteste di piazza

La scorsa settimana sono continuate le proteste di alcuni gruppi civici che non riconoscono il risultato delle recenti elezioni che hanno regalato ad Arce il vincitore del Movimento per il socialismo (MAS) a larga maggioranza con il 55,1%. I manifestanti - soprattutto a Santa Cruz, La Paz e Cochabamba - chiedono un controllo del processo elettorale e persino il suo annullamento, denunciando delle frodi.

Le relazioni tra Bolivia e Venezuela

Nel giorno stesso dell'insediamento di Luis Arce alla presidenza della Bolivia, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha designato il viceministro degli Esteri Alexander Yanez quale nuovo ambasciatore a La Paz, in attesa del gradimento da parte del governo boliviano. Nel suo primo discorso ufficiale ieri, il presidente Arce si è espresso in modo favorevole al rilancio dell'integrazione sudamericana attraverso anche l'Unione delle nazioni sudamericane, organismo creato 12 anni fa a Brasilia anche per volere del defunto presidente venezuelano Hugo Chavez.

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09 novembre 2020, 12:00