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Marcia per la vita a Washington Marcia per la vita a Washington 

Connessi per la vita: approda sul web la marcia per la vita nascente

L’annuale marcia per la vita di Roma si sposta sulla Rete per via delle misure anti Covid. L’evento riporta al centro del dibattito pubblico il dramma dell’aborto e la tutela dei bimbi ancora non nati e delle loro madri. Coda Nunziante: “Importante sensibilizzare i giovani esposti ad una cultura che banalizza l’aborto e il valore della vita”

Marco Guerra – Città del Vaticano

Promuovere e tutelare la vita dal concepimento alla morte naturale. Un principio più che mai attuale in tempi di pandemia. Lo sanno bene gli organizzatori della “Marcia per la vita” che, a causa delle restrizioni anti-Covid, hanno rinunciato alla grande manifestazione di piazza a Roma e organizzato un raduno virtuale per far sentire la voce del mondo pro-life, che continua a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla strage silenziosa di milioni di bambini abortiti e il dramma delle donne lasciate.

Maratona di interventi

L’evento è stato quindi ribattezzato “Connessi per la vita”, una maratona virtuale che si svolgerà domani, sabato 23 maggio, dalle ore 14,30 alle 15,30, sui siti marciaperlavita.it e connessiperlavita.it e vedrà coinvolti nello spazio di un’ora, testimoni e rappresentanti del mondo pro-life italiano, tra i quali Gianna Emanuela Molla (figlia di Santa Gianna Beretta Molla); il magistrato Giacomo Rocchi; il neonatologo Giuseppe Noia; il professor Giorgia Brambilla, bioeticista dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum; Chiara Chiessi, fondatrice degli Universitari per la Vita e tanti altri ancora. L’iniziativa sarà trasmessa anche dell’emittente televisiva internazionale EWTN.

6 milioni di bimbi non nati

“Quest’anno non possiamo scendere in piazza ma la nostra voce vuole comunque farsi sentire per denunciare la cultura della morte che, anche in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo, non esita a portare avanti ed anzi a promuovere l’aborto”: ha dichiarato Virginia Coda Nunziante, presidente della Marcia per la Vita italiana. Tutti gli anni la Marcia viene organizzata in prossimità del 22 di maggio, giorno della ricorrenza dell’approvazione della legge 194 che nel 1978 introdusse l’interruzione di gravidanza nella legislazione italiana. In questi quarantadue anni oltre 6 milioni di bambini non hanno visto la luce, impossibili da calcolare sono poi altri milioni di interruzioni di gravidanza indotte, negli ultimi anni,per via farmacologica.

Sensibilizzare i giovani

La Marcia della Vita è quindi un’occasione per riaprire il dibattito su un fenomeno che è stato ormai dato per scontato e per certi versi anche banalizzato come spiega a Pope, Virginia Coda Nunziante: “Parlane oggi è più necessario che quarantadue anni fa quando non si realizzava bene cosa sarebbe successo; ora capiamo il dramma che è stato per tutte le nazioni che hanno legalizzato l’aborto”. La presidente della Marcia della Vita crede sia necessario soprattutto dialogare con le nuove generazione “che non hanno più coscienza di cos’è l’aborto”, perché “il tema della vita in generale non viene affrontato in maniera approfondita, il dibattito su questo è totalmente silente, noi vogliamo riportare questi temi nello spazio pubblico”.

Ascolta l'intervista a Virginia Coda Nunziante

La banalizzazione dell’aborto

Coda Nunziante ci tiene anche a fare chiarezza rispetto ai dati che mostrano una diminuzione degli aborti chirurgici e che vengono solitamente agitati come un successo dai sostenitori della 194. “E’ vero che gli aborti in ospedale sono diminuiti ma non si tiene conto, per esempio, delle oltre 500mila confezioni di pillole abortive che vengono vendute ogni anno”. “In realtà – prosegue – sta succedendo che l’aborto viene ancora di più banalizzato e che alle ragazze viene presentata come un’opzione percorribile per via farmacologica”.

I nuovi attacchi alla vita

Lo sforzo che medici e infermieri, in questi mesi di pandemia hanno profuso per salvare persone di ogni età e condizione di salute,  ha fatto riscoprire la vera vocazione del personale sanitario, tuttavia allo stesso tempo molti Paesi hanno approfittato del lockdown per allargare ancora di più le maglie di accesso all’interruzione di gravidanza. La presidente della Marcia per la Vita porta alcuni esempi concreti: “Durante la quarantena la Nuova Zelanda ha votato la legge più permissiva al mondo per l’aborto, in pratica si potrà fare fino al nono mese; in Francia sono state votate disposizioni che forniscono ulteriori due settimane rispetto ai termini della legge, la stessa cosa è stata fatta in Gran Bretagna; infine nella Regione Toscana hanno presentato una risoluzione per incentivare e favorire l’aborto domestico per via farmacologica”.

I bambini salvati

Durante le settimane delle Fase 1 del lockdown sono comunque rimasti attivi i Centri di aiuto alla vita del Movimento per la Vita italiano, che aiutano le donne rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono di mettere alla luce un bambino. Su questo fronte si registrano gli ottimi risultati del servizio per le maternità difficili della Comunità Giovanni XXIII, che tramite un lavoro di indicizzazione SEO su Google, è riuscita a raggiungere molte donne disperate alla ricerca sul web della parola “aborto”. In questo modo molte donne che cercavano informazioni sull’interruzione di gravidanza si sono imbattute nel servizio della Comunità fondata da don Oreste Benzi. Si è verificato pertanto che le richieste di aiuto sono aumentate esponenzialmente nell’ultimo anno e sono perfino raddoppiate durante il lockdown, per un totale di 23 bambini portati alla nascita dallo scorso aprile.

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22 maggio 2020, 15:44