Natale in carcere, Castellucci: il lavoro è il miglior regalo per i detenuti
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“Buongiorno eccellenza, sono Mario, ho 57 anni, vengo da Napoli e tra un anno e mezzo esco”. Così si sono presentati i detenuti della casa circondariale di Sant’Anna, a Modena, che qualche giorno fa hanno ricevuto la visita del loro arcivescovo, monsignor Erio Castellucci. Naturalmente sono nomi e città di fantasia, ma a colpire il presule è stato proprio questo presentarsi specificando il tempo che manca al loro fine pena, soprattutto in un periodo come l’Avvento che prepara al Natale. “Ci sono le piccole attese quotidiane e le grandi attese dei passaggi della vita – racconta l’arcivescovo a Pope – ma entrambe queste attese sono scritte nel cuore dell’uomo”.
Riempire l’attesa come i cristiani fanno con Avvento e Quaresima
I detenuti sono probabilmente i campioni del mondo dell’attesa. In carcere si attende tutto: i colloqui, le udienze, fino al giorno del fine pena. “L’importante è che queste attese vengano sempre riempite di significato – continua il presule – come noi cristiani riempiamo le attese del Natale e della Pasqua con il tempo dell’Avvento e quello della Quaresima, con la preghiera e la riflessione”. I momenti delle Feste, infatti, con la lontananza dai propri cari mentre fuori tutti si ritrovano e festeggiano, sono per chi è dentro quelli più difficili da affrontare.
Il lavoro: dono di dignità e speranza
Il lavoro, ad esempio, è un ottimo modo per riempire questi tempi di attesa: grazie al progetto coordinato da Coopattiva, dallo scorso settembre otto detenuti lavorano nell’assemblaggio di parti per macchine agricole e si spera di arrivare tra febbraio e marzo alle prime assunzioni stabili: “Per adesso sono solo tre ore al giorno di lavoro, ma molti ristretti mi hanno detto che sono le tre ore che danno senso alla giornata – è la testimonianza di monsignor Castellucci – spesso il carcere è ancora diseducativo nonostante gli sforzi di chi ci lavora, e il lavoro manuale, con un compenso anche piccolo, è l’unico dono che possa restituire dignità e speranza a queste persone”.
La preghiera insieme e l’appuntamento per Natale
Nel corso della visita, l’arcivescovo di Modena ha parlato con sette detenuti, alcuni dei quali appartengono ad altre fedi, ma questo non ha impedito di pregare tutti insieme: “In carcere ci sono cristiani di altre confessioni, musulmani, anche non credenti, ma tutti, quando l’ho chiesto, si sono raccolti in silenzio perché lì dentro sanno che siamo ‘tutti sulla stessa barca’, come dice Papa Francesco – ha affermato ancora il presule – c’era un clima di grande comunicazione umana, molti mi hanno poi parlato delle proprie situazioni personali all’interno dell’istituto, ma anche con le loro famiglie”. Un clima anche di gratitudine, ha precisato monsignor Castellucci, per il lavoro donato, “questa possibilità umanizzante che fa loro molto bene e che dà speranza. Una nuova speranza che arriverà presto anche da un’altra attività che aprirà dentro: un laboratorio alimentare che sarà gestito da una cooperativa di Carpi”. L’appuntamento ora è per la mattina di Natale, con la Santa Messa che alle ore 9 verrà celebrata all’interno della casa circondariale, ancora una volta tutti insieme.
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