Brasile: la responsabilità del creato lungo il fiume Paranapanema
Andressa Collet - Città del Vaticano
I brasiliani di questa storia fanno tornare alla mente i pescatori di San Benedetto del Tronto citati dal Papa durante un' a settembre scorso, quando il Pontefice aveva ricordato il gruppo di lavoratori e riferito come queste persone fossero riuscite a togliere “dal mare 24 tonnellate di rifiuti, dei quali la metà era plastica”. “Hanno lo spirito di prendere i pesci”, aveva aggiunto il Papa, “ma anche i rifiuti”, portandoli “fuori” dall’acqua per “pulire il mare”. Francesco ritornava in quell’occasione agli incontri del mercoledì con i fedeli, dopo le udienze pubbliche sospese a causa della pandemia da Covid-19.
Quella catechesi sulla solidarietà con la terra e la salvaguardia della casa comune è stata fatta propria anche da coloro che, da più di un decennio, in Brasile, hanno dato vita ad un gruppo di volontari per ripulire il fiume Paranapanema. "Il Paranapanema è un fiume non ancora inquinato, grazie a Dio. Allora perché cerchiamo di ripulirlo? Per sensibilizzare la popolazione sull'importanza di avere un fiume con acque pulite per la sopravvivenza, la pesca e gli sport acquatici", afferma Almir Fernando Zanforlin Minozi, il promotore di questo lavoro di pulizia. È anche un del e fa parte della , fondata in Italia e presente oggi in tanti Paesi dell'Africa e dell'America Latina.
Dal 2009 Almir cerca di mobilitare la propria comunità, riunendo i colleghi di lavoro, i pescatori della regione e i collaboratori delle Chiese per ripulire le rive e il fiume stesso, raccogliere l'immondizia accumulata e inviare il materiale alla Cooperativa di riciclaggio della piccola città di Timburi, nello Stato di San Paolo, che conta circa 3.000 abitanti.
Da Timburi parte la consapevolezza globale
Situata a 364 km dalla capitale dello Stato, San Paolo, Timburi si trova tra i due fiumi più importanti della regione, Itarararé e Paranapanema. Proprio per la presenza di tanta acqua, la città è stata sede negli anni della “Maratona acquatica in acque libere”, uno degli eventi più importanti di questo sport in America Latina.
Le bellezze naturali locali contribuiscono anche a far crescere il turismo e le attività per il tempo libero, oltre la pesca professionale e sportiva. Il bacino del Paranapanema copre più di 200 comuni.
"Il fiume Paranapanema per noi è molto importante perché nasce qui al confine degli Stati di San Paolo e Paraná, poi va verso il bacino del Plata in Uruguay. Quindi è un fiume molto esteso e molto importante per la nostra regione". Il fiume, dunque, è un divisore naturale tra Stati. Il nome deriva dalla lingua "Tupi", oggi estinta, ma parlata dalle tribù che vivevano sulle coste del Paese nel XVI secolo e che si diffuse al tempo del colonialismo. Paranapanema significa "fiume cattivo, sfortunato", poiché è composto da "paraná", che sta per fiume, e "panema" per cattivo, sfortunato. Eppure questo corso d'acqua sembra essere molto fortunato, perché è il fiume meno inquinato dello Stato di San Paolo: scorre per un'estensione totale di 929 chilometri, genera potenziale energetico con le sue 11 dighe e i rispettivi argini e sfocia nel fiume Paraná, nel punto triplo tra gli Stati del Paraná, São Paulo e Mato Grosso do Sul.
Il lavoro di pulizia
Per preservare questo patrimonio ambientale, nel mese di giugno di ogni anno i volontari della società civile si incontrano a Timburi per il lavoro di pulizia. Quest'anno, però, a causa delle restrizioni per la pandemia, l'azione si è svolta a settembre, mese internazionale dedicato alla pulizia delle coste, durante il e in occasione delle celebrazioni per i della di Papa Francesco.
La pulizia viene effettuata da 10 imbarcazioni che si distribuiscono in un raggio di 3 chilometri, in prossimità di un campo comunale e sulle rive del fiume fino al confine con gli altri comuni.
Quest’opera risponde all'invito di Papa Francesco a pensare, pur in un momento di crisi, ai bisogni del prossimo e della casa comune, risvegliando - come ricordato nell’udienza generale di settembre - "una solidarietà guidata dalla fede" che permette di tradurre l'amore di Dio "tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umani e solidi". Una solidarietà, aveva detto il Pontefice il 27 marzo scorso nel , capace di "dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare”.
L'inquinamento delle acque
Gli eroi di questa avventura di pulizia acquatica riescono a raccogliere una grande varietà di materiali e rifiuti industriali, come contenitori di plastica, bottiglie in Pet, lattine, materiali in polistirolo, pneumatici, ma anche scarpe, wc e persino fornelli. "Usciamo con poche barche, ognuna con due o tre persone che percorrono un tratto e vanno a caccia dell'inquinamento che c'è nell'acqua. Poi portiamo tutto in un determinato posto e lì arriva il camion della raccolta differenziata che carica il materiale. Spesso organizziamo qualche lezione o un'azione di educazione ambientale. Da diversi anni facciamo questo lavoro, a volte in collaborazione con la Chiesa cattolica e anche con la Chiesa evangelica della nostra città".
La riforestazione
Oltre alla task force di pulizia che quest'anno ha raccolto circa 500 kg di rifiuti, una seconda azione del gruppo, di educazione ambientale, è quella di nuove piantumazioni. La riforestazione mira a preservare la Foresta Atlantica locale e contribuisce alla biodiversità e all'equilibrio ecologico.
Il rapporto a Timburi tra i cristiani e l'ambiente è stretto e rispetta la cura del creato. La pulizia dei fiumi è un modo importante per proteggere le persone e il pianeta. Secondo il rapporto ufficiale del Tempo del Creato 2020, il 71% della superficie terrestre è coperta d'acqua: l'inquinamento e i rifiuti possono avere un effetto devastante su molte specie - compresi gli esseri umani - che dipendono dall'acqua pulita.
Per Almir, anche un'azione locale può avere un impatto globale perché "siamo tutti responsabili": è fondamentale "essere consapevoli dell'importanza di preservare l'Amazzonia", pur distante da Timburi oltre 2 mila km, “salvaguardando l'ambiente in cui si vive". Tutto è interconnesso, ricorda ancora l'Animatore Laudato si' citando l’enciclica di Papa Francesco: "la crisi ecologica - ribadisce - è pure una crisi etica e sociale, frutto del nostro stile di vita" consumistico, che colpisce soprattutto i più poveri e vulnerabili: sono anche loro "che hanno bisogno delle nostre acque per sopravvivere".
(Video registrato prima delle ultime misure adottate per fronteggiare l'emergenza Covid-19)
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