La Laudato si’ in Australia: una storia di conversione
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Un percorso di conversione al cattolicesimo che passa anche e soprattutto per la cura della casa comune. È quello intrapreso da Knox Peden, texano di Dallas trasferitosi in Australia nel 2011. Grazie agli insegnamenti di Papa Francesco e all’, ha posto al centro della propria esperienza umana e professionale il rapporto con la creazione. “Ho preso molto a cuore la chiamata a una conversione ecologica, che - spiega a Pope - mi sembra il messaggio chiave dell’enciclica, fondata sul concetto di ecologia integrale”, leggendola come attenzione alla “natura integrale della nostra comunità, della nostra famiglia e della nostra società”. Il Pontefice, afferma, “ci esorta ad allargare i concetti di ‘relazione’ e ‘comunione’ all’intera creazione, a realizzare che la nostra vita si fonda sulle relazioni”, “consiste di relazioni, con una responsabilità” a mantenerle vive: “di queste - ritiene Peden - la più importante è quella con la nostra casa comune su questa Terra”.
L’esperienza degli Animatori Laudato si’
Storico e filosofo, docente di Studi sull’Illuminismo europeo alla University of Queensland, Knox Peden è uno degli oltre 10 mila formati in tutto il mondo dal . Si tratta di persone perlopiù già impegnate all'interno delle proprie realtà parrocchiali, associative, religiose che sentono in modo particolare la chiamata all'ecologia integrale e a vivere la Laudato si’, mettendosi al servizio delle proprie comunità. Nell’ambito della sua parrocchia, dedicata a San Giuseppe, ad O’Connor, un sobborgo di Canberra, Peden organizza conversazioni con i fedeli sul messaggio del documento papale e passeggiate di preghiera nella natura: “non sono un attivista per temperamento”, ci tiene a precisare, ma “non rifiuto mai la possibilità di parlare delle idee che mi appassionano”. Durante il , dal 1° settembre al 4 ottobre scorsi, ha partecipato poi alla riqualificazione delle aiuole e dei giardini della chiesa, collaborando con la parrocchiana Erin che ha guidato il gruppo di progettazione delle nuove piantumazioni.
Il magistero di Francesco
Cresciuto come presbiteriano negli Stati Uniti, anche se per anni non praticante, Peden evidenzia che tra i diversi aspetti della propria conversione al cattolicesimo, concretizzatasi nel luglio 2019, figurano il “punto di vista” del Pontefice sulla crisi climatica e in generale il suo magistero: “più leggevo e più mi sentivo attratto dai suoi insegnamenti”, racconta.
Una strada, quella della conversione di Peden, “andata avanti per diversi anni, attraverso - prosegue - gli sviluppi del lavoro accademico e della vita personale”, a cui si è unita una “convergenza” di fattori illuminata dalla “grazia di Dio”, come il fatto di diventare padre di una bambina: “un catalizzatore di cambiamento”, confessa.
Una nuova scoperta
“Sono stato battezzato e confermato presbiteriano quando avevo 12 anni. La mia famiglia - ricorda - non era religiosa, ma la chiesa e la sua comunità erano molto importanti per me in quel periodo. Così, quando ho ricominciato ad andare a Messa diversi anni fa sono andato inizialmente in una chiesa presbiteriana a Canberra”. Poi, nel corso di un viaggio a Parigi nel 2018 con la famiglia, ha varcato la soglia di una chiesa cattolica per partecipare ad una celebrazione eucaristica. “Trovai l'esperienza inebriante e per il resto del nostro viaggio andai a quante più Messe possibili. Avevo vissuto a Parigi per quattro anni per il dottorato ed ero passato davanti a tutte quelle chiese innumerevoli volte, senza mai entrarci. Era un mondo nuovo per me, una nuova scoperta”.
Gli incendi in Australia
A spingerlo poi ad agire fattivamente per la salvaguardia del creato, i devastanti incendi che nell’ultimo anno hanno colpito l’Australia: vasti roghi sono divampati ininterrottamente per 240 giorni divorando in particolare le foreste del sud-est del Paese, distruggendo milioni di ettari di aree boschive, causando la morte di decine di persone, oltre che la perdita di bestiame, abitazioni, edifici commerciali. Gli incendi boschivi - evidenzia il Movimento cattolico mondiale per il clima - si verificano purtroppo da decenni in Australia ma il cambiamento climatico ne aumenta la probabilità e l’intensità. Come successo anche negli Stati Uniti e nella regione amazzonica, a testimonianza di un pianeta in fiamme.
“Gli incendi sono stati terribili”, ricorda lo storico da Canberra: “intere giornate di fumo che ci hanno fatto indossare le mascherine ben prima dell'arrivo della pandemia” da Covid-19.
Una crisi socio-ambientale
Nello scoprire in particolare la Laudato si’, spiega, ha provato quello che definisce un vero e proprio “shock”, riconoscendosi nell’analisi fatta dal Papa della modernità e delle crisi in atto.
Il pensiero va all’esortazione di Francesco a fare riferimento, a proposito di ambiente, anche alla relazione tra la natura e la società che la abita, perché - scrive il Papa nell’enciclica - “non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. La crisi climatica, afferma Peden, “fa parte di una crisi più generale che deriva dal nostro comportamento verso il mondo e verso noi stessi. Anche se il pianeta non fosse devastato da tempeste e incendi, il nostro impegno per il consumo e lo spreco - quella che Papa Francesco chiama ‘cultura dell'usa e getta’, dello scarto - sarebbe autodistruttivo” comunque.
Conversione ecologica ed evangelizzazione
In base alla sua esperienza, il docente alla University of Queensland legge la Laudato si’ di Francesco come un mezzo di conversione ecologica e assieme una risorsa per l’evangelizzazione. “La conversione ecologica - riferisce - è una questione di apertura e di espansione del nostro senso di dipendenza. La conversione spirituale ci dice che dipendiamo da Dio; la conversione ecologica estende l'idea di dirci che dipendiamo dalla creazione, da ciò che Dio ha fatto”. Oggigiorno “avere tutto a portata di mano ci dà l'illusione dell'autosufficienza. Ma - sottolinea - è solo questo: un'illusione. Dipendiamo dagli altri, anche se non ce ne rendiamo conto”.
L’emergenza Covid-19
La crisi mondiale da coronavirus, è stato detto più volte, ha messo in risalto come nella nostra esposizione alla vulnerabilità siamo tutti più interdipendenti, connessi. “Le stratificazioni della nostra società sono diventate più evidenti solo con l'avanzare della pandemia”, osserva Knox Peden. Definisce il virus come un trasgressore delle “pari opportunità”. Quindi, aggiunge, “se sono i più vulnerabili a soffrire - e lo sono - siamo costretti a confrontarci con i nostri fallimenti per proteggere” chi è nel bisogno. Il coronavirus, rimarca, ha messo in evidenza in fondo “la capacità di cambiare i nostri comportamenti molto velocemente, quando ci troviamo di fronte a una crisi e quando c’è la volontà politica di farlo”: “quando affrontiamo sfide che riguardano l’intera comunità, ci accorgiamo che la comunità veramente sa agire all’unisono, sa prendersi cura l’uno dell’altro”. Perché, per dirla con le parole dell’enciclica, “tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri”.
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