Lasalliani: con il Papa scuole per gli ultimi nelle frontiere del mondo
Alessandro Di Bussolo ¨C Città del Vaticano
San Giovanni Battista de La Salle ha incontrato Cristo sotto ¡°gli stracci dei poveri¡± e questo lo ha spinto ¡°a fondare una comunità di Fratelli che si dedicassero ad annunciare il Vangelo ai poveri attraverso un'educazione umana e cristiana¡±. Così il Superiore generale della congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, lo statunitense fratel Robert Schieler, ha presentato a Papa Francesco il cuore del carisma del santo fondatore, il sacerdote francese, patrono degli insegnanti, del quale i membri della comunità lasalliana celebrano quest¡¯anno il 300° anniversario della morte, nell¡¯udienza del 16 maggio in Sala Clementina.
Fratel Gallardo: nuove scuole dall¡¯Amazzonia al Ghana
Nell¡¯incontro con trecento tra fratelli, educatori laici e alunni di scuole romane membri della comunità lasalliana, il Papa ha chiesto ai figli spirituali di Giovanni Battista de La Salle di ¡°approfondire e imitare la passione del fondatore per gli ultimi e gli scartati¡±, cercando chi è nello smarrimento, nel degrado, nel disagio e nella povertà. Al vicario generale fratel Jorge Gallardo de Alba, messicano, chiediamo come i Fratelli delle Scuole Cristiane, che sono 3500 nel mondo, e i loro 90mila collaboratori laici, cercano di rispondere, come ha assicurato il superiore generale al Pontefice ¡°ai bisogni educativi di coloro la cui dignità e i cui diritti fondamentali non sono riconosciuti¡±.
R. ¨C Per questo Giubileo, in questo 300.mo anniversario, il Papa ci ha chiesto di andare al di là delle frontiere e quindi è lo stesso nome che abbiamo dato al progetto: ¡°Al di là delle frontiere¡±, per avere una o due opere in ogni continente. Per esempio, in America latina, nella tripla frontiera amazzonica con il Brasile, Colombia e Perù, c¡¯è un¡¯opera cominciata qualche mese fa. Qui in Europa, nel quartiere Molenbeek-Saint-Jean di Bruxelles, dove ci sono minoranze soprattutto dell¡¯Africa del nord, c¡¯è un¡¯altra comunità che comincerà tra qualche settimana. In Africa abbiamo due scuole, una in Sud Sudan, a Rumbek e in Ghana, alla frontiera con il Burkina Faso. Poi in Asia, alla frontiera tra Thailandia e Myanmar, c¡¯è una scuola per i migranti della Birmania che sono senza cittadinanza. Poi, c¡¯è un progetto un po¡¯ più grosso in Africa, a livello di scuola superiore; abbiamo già cominciato con l¡¯aiuto della conferenza episcopale etiope, con la Ethiopian catholich university ad Addis Abeba. Insieme a queste abbiamo un centro di insegnamento tecnico a Nduala, in Camerun. A Ouagadougou, in Burkina Faso, c¡¯è l¡¯Università lasalliana d¡¯Africa che coinvolge anche altri Paesi, soprattutto dell¡¯ovest dell¡¯Africa. E poi c¡¯è un progetto che abbiamo chiamato ¡°Fratelli¡±, in collaborazione con i fratelli maristi, con una comunità in Libano che serve soprattutto i rifugiati siriani e iracheni. Alla fine del mese apriremo un altro progetto, che abbiamo chiamato ¡°Fratelli 2¡±, che potrebbe realizzarsi nella frontiera tra il Perù e il Venezuela o fra Messico e Stati Uniti oppure nello stato di Sabah, nell¡¯isola del Borneo, in Malesia occidentale, con studenti della minoranza Kadazandusun. Dobbiamo decidere alla fine di questo mese. Lavoreremo sempre con i fratelli maristi.
Nelle scuole dell'Occidente, e nei Paesi più sviluppati, come concretizzare la missione educativa, ricordata dal superiore generale nel suo saluto al Papa, di liberare gli oppressi e raggiungere i non raggiunti?
R. ¨C Ci sono sempre, nelle nostre scuole, oltre a studenti appartenenti alla classe media o anche ricchi, anche persone emarginate, sia per ragioni sociali, psicologiche¡ quindi c¡¯è un punto importante in questo appello che ci fa il Papa. E¡¯ nella nostra tradizione l¡¯inclusività, noi accettiamo tutti gli allievi che chiedono di essere iscritti alle nostre scuole senza guardare alla religione o all¡¯orientamento sessuale¡ questa è una caratteristica importante per accogliere tutte le persone emarginate¡ Un'altra opera in cui siamo impegnata riguarda il servizio, a livello universitario. C¡¯è un motto nelle nostre scuole: entriamo per imparare, usciamo per servire. C¡¯è anche il programma di aiuto scolare per i ragazzi con più difficoltà all¡¯apprendimento. Tanti ex allievi ricordano le scuole per queste attività nei confronti dei più poveri. In ogni nostra scuola c¡¯è sempre un attimo durante la mattina di silenzio e meditazione che aiuta anche a far concentrare la mente dei ragazzi, per connettersi con loro stessi, con Dio e con gli altri.
I vostri sforzi per la nuova evangelizzazione portano frutti anche nel campo delle vocazioni, di studenti usciti dalle vostre scuole?
R. ¨C Ci sono tanti ex allievi sacerdoti, vescovi, cardinali¡ Credo sia importante vedere che questa ricerca di vocazioni va secondo noi al di là della vocazione religiosa. C¡¯è una vocazione laica consacrata, abbiamo anche questo movimento dei laici lasalliani, insegnanti, genitori, ex allievi, che hanno deciso di vivere in comunità e lavorare per il servizio educativo ai più poveri. Per quanto riguarda la vocazione religiosa abbiamo un bel problema adesso, in Africa non c¡¯è spazio nel noviziato per i novizi, quindi abbiamo deciso di aprire un altro noviziato¡ oggi ne abbiamo due, uno con 22 e un altro con 33, che è una cosa bellissima. Qui in Europa, invece questo movimento di impegno e consacrazione laica lasalliana è in crescita.
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