Papa ai lasalliani: l'insegnamento non è solo un mestiere, è una missione
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Imitate “la passione per gli ultimi e gli scartati” del vostro fondatore, san Giovanni Battista de La Salle, “un innovatore geniale e creativo nella visione della scuola, nella concezione dell’insegnante, nei metodi di insegnamento”. a trecento Fratelli delle Scuole Cristiane, “partner lasalliani” educatori laici e alunni da tutto il mondo, in rappresentanza dei 3500 religiosi, i 90mila educatori laici e il milione di studenti, che quest’anno celebrano il terzo centenario della morte del santo francese, patrono degli insegnanti. Dopo aver autorizzato la congregazione a dichiarare l’Anno giubilare lasalliano, il Papa riceve 300 membri e collaboratori laici in sala Clementina, e saluta tutti i Fratelli che “operano nella Chiesa con generosità, competenza e fedele adesione al Vangelo”.
San de La Salle, innovatore geniale e creativo della scuola
Francesco parla del sacerdote morto il 7 aprile 1719 a Rouen come di “un pioniere nel campo dell’educazione, che ideò nella sua epoca un innovativo sistema educativo”. Il suo messaggio, prosegue il Pontefice, ha una “originale attualità” per la comunità cristiana di oggi. Innanzitutto perché fu “innovatore geniale e creativo nella visione della scuola”.
La sua visione della scuola lo portò a maturare sempre più chiaramente la persuasione che l’istruzione è un diritto di tutti, anche dei poveri. Per questo non esitò a rinunciare al canonicato e alla sua ricca eredità di famiglia, per dedicarsi interamente all’istruzione del ceto sociale più basso.
Monaci laici, educatori senza essere sacerdoti
Per questo, prosegue Papa Francesco, san de La Salle “diede vita ad una comunità di soli laici per portare avanti il suo ideale, convinto che la Chiesa non può mantenersi estranea alle contraddizioni sociali dei tempi con cui è chiamata a confrontarsi”. Quella dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ricorda il Papa, è infatti “una esperienza originale di vita consacrata”: religiosi educatori che, senza essere sacerdoti, interpretano in modo nuovo il ruolo di “monaci laici”. Immersi “totalmente nella realtà del loro tempo”, contribuiscono così “al progresso della società civile”.
L’insegnamento è una missione, non solo un mestiere
Il fondatore, prosegue Francesco, individuò “una nuova concezione dell’insegnante”, convinto com’era “che la scuola è una realtà seria, per la quale occorre gente adeguatamente preparata”, mentre ai suoi tempi era “una istituzione precaria che necessitava di ordine e forma”. E intuì che “l’insegnamento non può essere solo un mestiere, ma è una missione”
Si circondò pertanto di persone adatte alla scuola popolare, ispirate cristianamente, con doti attitudinali e naturali per l’educazione. Consacrò ogni energia alla loro formazione, diventando lui stesso esempio e modello per loro, che dovevano esercitare un servizio al tempo stesso ecclesiale e sociale, e adoperandosi alacremente per promuovere quella che lui definiva la “dignità del maestro”.
Nuovi metodi: no al latino, sì alla lingua locale
Per rispondere alle necessità del tempo, continua il Pontefice, “Giovanni Battista de La Salle intraprese audaci riforme dei metodi di insegnamento”, mosso “da uno straordinario realismo pedagogico”.
Sostituì la lingua francese a quella latina, che normalmente si utilizzava nell’insegnamento; divise gli alunni per gruppi omogenei di apprendimento in vista di un lavoro più efficace; istituì i Seminari per i maestri di campagna, cioè per i giovani che volevano diventare insegnanti senza entrare a far parte di alcuna istituzione religiosa; fondò le Scuole domenicali per gli adulti e due Pensionati, uno per i giovani delinquenti e l’altro per il recupero di carcerati.
Riabilitazione dei detenuti attraverso studio e lavoro
Dato che “sognava una scuola aperta a tutti”, il fondatore dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ricorda ancora Papa Francesco “non esitò ad affrontare anche le necessità educative estreme, introducendo un metodo di riabilitazione attraverso la scuola e il lavoro”. Avviò così una “pedagogia correttiva” che “in contrasto con l’uso dei tempi, portava tra i giovani in punizione lo studio e il lavoro, con attività di artigianato, anziché la sola cella o le frustate”.
Non stancatevi di andare in cerca di quanti si trovano nei moderni “sepolcri” dello smarrimento, del degrado, del disagio e della povertà, per offrire speranza di vita nuova.
Missione educativa al servizio della nuova evangelizzazione
Possano quindi i vostri progetti e la vostra azione, è l’augurio del Papa ai lasalliani, essere alimentati dallo slancio per la missione educativa del vostro fondatore, che lo rese “maestro e testimone per tanti suoi contemporanei”. Una figura, quella di san Giovanni Battista de La Salle, sempre attuale, che chiama i suoi figli spirituali ad operare con sempre maggiore generosità “al servizio della nuova evangelizzazione in cui tutta la Chiesa è oggi impegnata”, guardando al Maestro divino che è Cristo.
Un milione di alunni in 83 paesi del mondo
Se “le forme dell’annuncio del Vangelo richiedono di essere adeguate alle situazioni concrete dei diversi contesti”, conclude Francesco, “ciò comporta anche uno sforzo di fedeltà alle origini, affinché lo stile apostolico che è proprio della vostra Famiglia religiosa possa continuare a rispondere alle attese della gente”. Nella vostra missione “tra le giovani generazioni, con quell’audacia riformatrice che caratterizzò Giovanni Battista de La Salle”, è l’invito finale del Pontefice “a tutti annunciate il Vangelo della speranza e della carità”. Oggi, la Famiglia Lasalliana è formata da circa 3.500 religiosi professi, che insieme ai 90mila educatori e educatrici laici, assistono in circa mille centri educativi, in 83 paesi, circa 1 milione di alunni di tutte le età e le condizioni di vita.
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