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 Esercizi Spirituali in Aula Paolo VI Esercizi Spirituali in Aula Paolo VI  (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Pasolini: l’accesso alla vita eterna dipende dall’amore vissuto senza calcolo

Pubblichiamo la sintesi della seconda meditazione degli Esercizi Spirituali guidati dal predicatore della Casa Pontificia in Aula Paolo VI. Soffermandosi sul criterio dell’accesso al Regno, padre Pasolini sottolinea che non dipende da una prestazione morale ma dall’amore verso gli altri. Il predicatore sottolinea che la vera sorpresa del giudizio finale sarà scoprire che Dio non aveva aspettative su di noi, se non quella di riconoscerci come suoi figli

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La parabola del giudizio finale, narrata nel Vangelo di Matteo e rappresentata nel celebre affresco di Michelangelo, viene comunemente interpretata come un richiamo alla carità. Tuttavia, un’analisi più attenta rivela una prospettiva sorprendente: non si tratta di un giudizio nel senso tradizionale, ma di una dichiarazione che svela la realtà già vissuta da ciascuno. Il criterio dell’accesso al Regno non è l’appartenenza religiosa, ma l’amore concreto verso i fratelli più piccoli, che, nella prospettiva evangelica, rappresentano i discepoli di Cristo. La responsabilità dei cristiani non è dunque primariamente quella di fare del bene, ma di permettere agli altri di farlo.

Inoltre, la parabola ribalta il senso comune del giudizio: i giusti e gli empi mostrano entrambi stupore di fronte alle parole del Re, segno che il bene compiuto in loro era vissuto con naturalezza e inconsapevolezza. Questo suggerisce che l’accesso alla vita eterna non dipende da una prestazione morale, ma dalla capacità di vivere nell’amore senza calcolo.

Il Catechismo afferma che, alla fine dei tempi, il Regno di Dio si manifesterà pienamente, trasformando l’umanità e il cosmo in “nuovi cieli e nuova terra” (CCC 1042-1044). Questa speranza si radica nella promessa di Cristo, che ci chiama a vivere già ora in questa prospettiva, senza ansia da prestazione, ma con la fiducia che sia Dio stesso a trasformare la nostra umanità a sua immagine e somiglianza, secondo quel disegno d’amore che è fin da principio.

Gesù ha annunciato la vita eterna non come una realtà futura e lontana, ma come una condizione già accessibile a chi ascolta la sua parola e crede nel Padre (Gv 5,24). Il Vangelo ci invita a riconoscere che la vita eterna è già iniziata: si manifesta nel modo in cui viviamo e amiamo, aprendoci alla presenza trasformante di Dio. La vera sorpresa del giudizio finale sarà scoprire che Dio non aveva aspettative su di noi, se non quella di riconoscerci pienamente come suoi figli, già immersi nella sua eternità.

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10 marzo 2025, 10:20