Biblioteca Apostolica, "viaggio" al centro del Giubileo con "Parole aperte"
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
Basta entrare nel Salone sistino della Biblioteca apostolica, con i suoi cicli pittorici voluti da Sisto V a fine '500, per provare il sentimento del "viaggio", tema del secondo incontro dell'iniziativa Parole aperte. In questo contesto di meraviglia è stato accolto il pubblico, intervenuto numeroso per percorrere un itinerario di bellezza nelle parole del regista Pupi Avanti, nelle riflessioni del professor Alberto Lo Presti e nelle letture dell'attore Emmanuel Casaburi, che ha trasportato i presenti dentro il pensiero di Papa Paolo VI e del poeta Léopold Sédar Senghor.
Paolo VI, grande viaggiatore
È l'arcivescovo Angelo V. Zani, bibliotecario e archivista di Santa Romana Chiesa, a introdurre la serata, esponendo l'articolazione dell'evento e richiamando la figura di Papa Montini, un Pontefice viaggiatore, e il suo coraggioso, attualissimo appello, "non più la guerra, non più la guerra!", contenuto nel , di cui Casaburi a fine serata ha letto alcuni passaggi. Per monsignor Zani, Parole aperte è una riflessione che, durante il Giubileo della speranza, "vuole aiutare il cammino della fede a porsi in dialogo con molte altre forme di percorsi e di viaggi che muovono le persone a riscoprire, ricercare, incontrare, secondo le diverse direzioni della ragione, della cultura, della socialità e dell'impegno". Un viaggio che può essere lungo o breve, tormentato o esaltante nella sua dimensione spirituale.
Alcuni tesori della Biblioteca apostolica vaticana
Per l'occasione, sono state esposte alcune preziosissime pagine della Divina commedia, tra cui la quattrocentesca splendida rappresentazione della voragine infernale disegnata da Sandro Botticelli e le medaglie dei viaggi apostolici, missionari e sociali di Paolo VI, di cui Emmanuel Casaburi ha letto anche alcuni passaggi del . I partecipanti hanno inoltre potuto vedere, guidati da alcune studiose presenti, delle monete poste dai pellegrini sulla tomba di Pietro, a partire da quella d'oro lasciata da Carlo Magno, quando venne incoronato imperatore.
Il viaggio dell'Europa
La lectio, che accompagna gli incontri di Parole aperte, è stata affidata in questa occasione al professor Alberto Lo Presti, docente di Storia delle dottrine politiche presso la Lumsa di Roma. Lo studioso è partito dall'etimologia della parola viaggio, viaticum, che ci mostra come accanto all'idea di spostamento ci sia quella di nutrimento: "viaggiare significa crescere, trasformarsi". Da qui la relazione si è spostata su una domanda che si pongono in molti: "Dove sta andando l'Europa?". Lo Presti ha mostrato come spesso il cittadino europeo sia critico con se stesso, perché "è sempre in viaggio", cioè alla ricerca di significato. Il docente ha ricordato come nell'etica cristiana troviamo la sollecitazione a mettersi in cammino, ad abbattere lo steccato, a entrare in rapporto con l'altro. E ha concluso con l'invito all'Occidente a non smettere di vivere il senso del viaggio, a riscoprire la propria vocazione.
Pupi Avati e l'ellisse della vita
Molta commozione nel pubblico per il discorso del registra Pupi Avati, che ha voluto soffermarsi sul viaggio come metafora della vita. Ha immaginato il percorso dell'essere umano nella forma di un'ellisse divisa in quattro porzioni, ciascuna delle quali rappresenta una fase dell'esistenza: "Dai primi momenti, che sono quelli della nascita, in cui c'è la sensazione che tutto quanto ti circonda duri per sempre", per poi crescere, arrivare a concezioni razionali, fino a uno scollinamento. "Il futuro perde la sua seduttività e inizia una specie di viaggio di ritorno". Un tracciato nella memoria e nei ricordi: "Ti rendi conto che stai tornando. Hai nostalgia dell’infanzia. Vuoi ridiventare quel bambino che sei stato". Nell'ultima stagione della vita, spiega Avati, si comprende di essere di nuovo come tutti: "Si diviene finalmente uguali, vulnerabili, finalmente fragili. I bambini e i vecchi hanno questa prerogativa". E conclude con una dolcissima immagine di un itinerario che ricollega inizio e termine della vita: lui, bambino, torna a Bologna nella casa di via San Vitale, tutto è come era un tempo, sale le scale, entra a casa e trova suo padre e sua madre che lo aspettano per cena.
La serata è proseguita con i riconoscimenti consegnati al regista Avati e all'imprenditore Daniele Tarabini, impegnato nelle tecnologie per il restauro, con i testi letti da Casaburi e un contributo video dell'Arena Fellini con alcuni interpreti del film di Matteo Garrone Io, Capitano. È stato possibile ai partecipanti visitare una piccola anteprima della mostra En route.
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