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La Veglia di preghiera in Aula Paolo VI durante il Giubileo dei diaconi La Veglia di preghiera in Aula Paolo VI durante il Giubileo dei diaconi

In Vaticano la veglia di preghiera dei diaconi che celebrano il Giubileo

Diaconi permanenti e ordinandi diaconi si sono ritrovati in Aula Paolo VI per un momento di confronto sulla testimonianza e il loro ruolo all’interno di una Chiesa sinodale e missionaria. Il cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, ha guidato l'incontro: i diaconi sono uomini di comunione, ponti tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Segni concreti di speranza e di comunità. E un senso responsabilità nel testimoniare il ruolo di una Chiesa sinodale e missionaria. Il mondo del diaconato si riunisce in preghiera nel giorno del Giubileo che celebra e accoglie i tanti diaconi giunti in Vaticano per l’occasione. L’Aula Paolo VI ha ospitato questo pomeriggio, 22 febbraio, la Veglia di preghiera celebrata dal cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero.

Veglia di preghiera durante il Giubileo dei diaconi
Veglia di preghiera durante il Giubileo dei diaconi

Il ruolo dei diaconi, vicini a chi cerca speranza

Diverse le testimonianze che sono state raccontate da alcuni partecipanti alla Veglia, in una giornata che si era aperta questa mattina con il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro. Durante l’omelia, il cardinale Heung-sik ha descritto il ruolo del diacono, sottolineando che “è chiamato a essere uomo di comunione, ponte tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei fedeli. È chiamato a farsi vicino ai chi soffre, ai martiri, a chi cerca speranza”. Infine una domanda: “Il servizio è un dono o un peso per noi? Sappiamo riconoscere nei diaconi un segno concreto di Cristo, la Chiesa di oggi ha bisogno di uomini che sappiano servire senza cercare il primo posto, donandosi con gioia”.

Un ordinando: eccomi, Signore, sono qui

Tra coloro che saranno ordinati diaconi c’è anche Andrea Martinelli, originario di Bologna. “Dall’età di 13 anni ho sentito il desiderio di servire all’altare. Ho visto il servizio all’altare come via per riuscire a mantenere quella fede che ti accompagna per la vita. Questa per me è una grande grazia di cui rendo merito al Signore: in questi anni ho effettuato il percorso di formazione e oggi, grazie a Dio, sono qui”. Andrea racconta le sue sensazioni durante la partecipazione al Giubileo dei diaconi: “Inizialmente non riuscivo a capacitarmi vivendo queste giornate qui in Vaticano: passare dal proprio campanile a una dimensione così grande mi ha un po’ disorientato, ma questa mattina, entrando a San Pietro, ho provato una sensazione bellissima perché, nonostante il caos all’esterno, ritrovare la stessa Croce mi ha dato pace, mi ha messo nella condizione di dire: eccomi Signore, sono qui. Questa è una grande gioia".

Giubileo dei diaconi, i testimoni di speranza

Testimoni in ogni ambiente

Per Andrea il ruolo dei diaconi è essere testimoni di speranza: “Ogni giorno, in ogni momento, in ogni situazione della vita: non ci sono cose grandi che possiamo fare, ma, con le persone che incontriamo, possiamo portare quel seme di luce che significa bene, amore e che ci guida al Signore. In ogni situazione: partendo dalla famiglia, nella nostra casa e nella parrocchia, e arrivando al mondo del lavoro, alle persone che incontriamo, riconoscendo nel fratello quello a cui possiamo spenderci”. In questa Veglia di preghiera il suo pensiero è dedicato anche alle persone che vivono difficoltà nella fede: “Il Signore colpisce il cuore di tutti: noi che siamo qui per grazia, questa è la cosa più importante, ma il pensiero deve andare a quanti possono vederci come testimoni per portare il messaggio del Signore. Anche il nostro esempio può essere qualcosa di importante, perché facciamo da ponte nel comunicare questo messaggio agli altri”.

"Dire 'sì' non è semplice, è un percorso"

Arriva da Salerno, invece, Mario Sorgente, anche lui ordinando diacono: “Questi giorni sono per me una vera e propria grazia che arriva dopo un percorso fatto di tanti sacrifici, a volte anche belli: le difficoltà fanno crescere, ci mettono alla prova. Mi sono avvicinato al diaconato in modo strano, ho sentito che il Signore mi chiamava sempre a dare qualcosa di più. Oltre al servizio in parrocchia o l’impegno come catechista, pian piano ho capito che il Signore mi chiedeva di più. Nella vita ho detto tanti no, non è sempre semplice dire di sì, ma in questo caso ho accettato con convinzione. Non conoscevo questo mondo, non sapevo bene cosa facesse un diacono. Poi parlando con il mio sacerdote mi ha fatto scoprire questo mondo e ho iniziato a farci un pensierino”.

Giubileo dei diaconi, sostegno nella fede

Il sostegno della famiglia

La decisione finale di Mario è arrivata grazie alla famiglia: “Mia moglie è stata determinante: un giorno, senza sapere niente, mi strinse la mano e mi chiese se volessi intraprendere questo percorso. Da quel momento ho deciso di seguire il Signore. La famiglia è importante anche nei momenti in cui si cade giù: al di là delle difficoltà, la famiglia ci ricorda sempre la bellezza di questo percorso ed è importante avere vicino qualcuno che ci sostenga nel cammino. Il centro è Cristo: quando si riesce a seguire lui riesci a non sbagliare strada”. Il sostegno della famiglia, ma anche della comunità: “Sono stato sostenuto nel mio cammino da tanti diaconi permanenti - spiega Mario - Questi giorni rappresentano per me anche un confronto fondamentale con loro e un motivo di grande orgoglio”.

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22 febbraio 2025, 20:26