“Specchi”, il podcast sulla speranza giubilare che illumina la vita
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Come si racconta la speranza? È la domanda che riguarda ogni comunicatore, ogni giornalista e che di fondo percorre il Messaggio del Papa per la 59.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”. Se è necessario disarmare il linguaggio è altrettanto necessario, sottolinea Francesco, farsi “compagni di strada” delle persone che si incontrano, ascoltando e partecipando alla vita altrui. Allontanandosi dal protagonismo e dall’autoreferenzialità la domanda che allora un giornalista può porsi è: come comunico qualcosa che mi riguarda e che è parte della storia di un paese e di una piccola comunità?
La speranza nella tragedia
È da questa domanda che nasce il primo episodio di “Specchi, la speranza giubilare riflessa nella vita”, un podcast di Radio Vaticana - Pope che intende raccontare le storie di resilienza a partire dai Giubilei tematici che si vivranno nell’Anno Santo. Ill primo è quello della comunicazione e protagonista dell’episodio è Giustino Parisse, giornalista del quotidiano abruzzese “Il Centro”. Nel terremoto de L’Aquila, 6 aprile 2009, ha perso i figli Maria Paola 16 anni e Domenico 18 che aveva lo stesso nome del nonno, Domenico di 75 anni, scomparso anche lui sotto il peso delle macerie della loro casa di Onna. In questa frazione di 350 abitanti morirono 40 persone delle 309 vittime che il sisma aveva ucciso.
Pellegrino di speranza
Giustino Parisse, nell’episodio, torna indietro con la memoria, racconta la vita “normale” fino al giorno prima dello “scossone”, come lo ha definito. Parla del senso di colpa che ancora lo affligge per non aver salvato i propri figli e per questo, in un promemoria che la moglie Dina ha già letto, ha espresso il desiderio di essere sepolto nella cappella dove riposano i suoi figli e accanto al suo nome vuole che sia scritto: “Perdonatemi”. La vita di Giustino è anche intrisa della passione per il giornalismo, è nello scrivere della propria vicenda sulle pagine del suo giornale che inizia ad intravedere una nuova missione.
Sperimenta la funzione terapeutica della scrittura e ritrova la forza della denuncia negli affari che gravitano intorno alla ricostruzione post-sisma. Ritrova energia anche nella sua personale battaglia, quella di fare memoria dei suoi figli e dei luoghi che il terremoto sembra aver cancellato. “La speranza – racconta - è qualcosa di attuale, ti aiuta a vivere il presente. Non è che aspetti la speranza per vivere meglio il futuro”. “Nel Giubileo si fa il pellegrinaggio. Io oggi sto pellegrinando e se non ho un obiettivo, se non ho un progetto, se non ho un pellegrinaggio da fare durante la giornata, sarei morto pur non essendolo. Quindi continuo a essere pellegrino nella vita fino a quando il buon Dio vorrà”.
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