L'ausiliare di Roma Ricciardi nominato nuovo vescovo di Jesi
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La Diocesi di Jesi, nelle Marche, ha un nuovo vescovo: monsignor Paolo Ricciardi, finora ausiliare di Roma per il Settore Est. Il Papa lo ha nominato dopo aver accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi presentata da monsignor Gerardo Rocconi. Il Pontefice ha trasferito Ricciardi dalla Sede titolare di Gabi e dall’Ufficio di Ausiliare di Roma.
Note biografiche
Nato a Roma il 14 marzo 1968, entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, monsignor Ricciardi è stato ordinato presbitero il 2 maggio 1993 per la Diocesi di Roma. Ha conseguito la Licenza in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha svolto diversi incarichi tra cui quelli di assistente presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore (1993-1998); viceparroco di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario (1998 al 2003); addetto dell’Ufficio Catechistico e del Servizio per il Catecumenato del Vicariato di Roma (2001-2003); rappresentante del Settore Ovest (2001-2007) e segretario (2011-2015) del Consiglio Presbiterale Diocesano; parroco di Santa Silvia (2003-2015); membro del Collegio dei Consultori (2012-2017); Parroco di San Carlo da Sezze (2015-2018).
Eletto vescovo titolare di Gabi ed ausiliare di Roma il 23 novembre 2017, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 13 gennaio successivo. A Roma è stato delegato diocesano pro tempore dell’Ordo Virginum (2019-2024) e direttore dell’Ufficio per il Clero (2023-2024). Attualmente è vescovo ausiliare per il Settore Est e responsabile dell’ambito della Chiesa ospitale e “in uscita”.
Il grazie del cardinale vicario Reina
Il cardinale Reina, nell’annunciare la nomina, ha ringraziato il vescovo Ricciardi "a nome di tutta la Chiesa di Roma" e ne ha sottolineato "la bontà, la mitezza, la pacatezza nel tratto". Il presule, dal canto suo, ha ripercorso i suoi "2623 giorni" da ausiliare della diocesi di Roma, "un tempo pieno, bellissimo e faticoso insieme, ricco soprattutto di tanta grazia da parte di Dio e di tante mancanze da parte mia". Dopo soli "ventiquattro anni di sacerdozio, con bellissime esperienze parrocchiali – ha proseguito –, la chiamata all'episcopato mi ha aperto da subito alla conoscenza della realtà dei luoghi di cura, dei malati e di quanti si adoperano per loro. Mi sono arricchito, riscoprendo l'essenziale, relativizzando tanti problemi che io credevo importanti. Quando si incontrano persone allettate, genitori di bambini malati, operatori che dedicano la vita a chi soffre, si capisce quanto siamo noi malati nel cuore. Si capisce che basterebbe così poco per essere più cristiani, più umani, più fratelli. Basterebbe così poco, anche tra noi, per essere più accoglienti, più aperti, più semplici, per recuperare la gentilezza. Quel 'poco' è nel tesoro del cuore: alcune stanze di ospedale, dove ho amministrato la cresima a malati terminali; incontri in casa di persone disabili; momenti di fraternità con i cappellani; incontri sulla Parola nelle case dei diaconi permanenti che ringrazio e a cui voglio un gran bene; i sette presbiteri e i venti diaconi che ho avuto la gioia di ordinare in questi anni; i momenti di formazione permanente che ho proposto ai preti intorno ad un camino per chiederci solamente 'come stai?'; l'accompagnamento dell'Ordo Virginum nel cammino di discernimento e di vita; l'esperienza di momenti belli con le religiose".
Ricciardi: Cristo mi precede a Jesi
Il vescovo ha voluto esprimere a tutti il suo grazie, senza dimenticare parole di affetto per la Diocesi che si prepara ad accoglierlo. "Forse proprio perché Dio sa che amo la familiarità delle relazioni – ha detto –, mi concede ora di essere pastore di una Diocesi con dimensioni umane, ricca di storia e di fede, dove vado prima di tutto ad imparare. Grazie al vescovo Gerardo per la sua testimonianza di fedeltà e di amore; grazie ai sacerdoti di Jesi, ai religiosi e alle religiose, ai diaconi; a tutti coloro che ancora non conosco, ma che già amo. Non so quasi nulla di questa Chiesa che mi attende, ma so che mi attende e soprattutto che Cristo mi precede a Jesi. Questa è un'ulteriore occasione che Dio mi dà per santificarmi e santificare. Mi affido anche a san Settimio che, consacrato vescovo da Papa Marcello, dopo il 308 partì da Roma per andare a Jesi. Possa anch'io, come lui, perdere la testa per Dio e per la Chiesa che mi è affidata".
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