Gallagher: la libertà religiosa diritto inalienabile, molti cristiani vittime di ingiustizie
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
La “rabbia” sì. Contro il male e le ingiustizie è legittima. Ma l’odio mai, anche quando si è perseguitati per la propria fede fino ad arrivare a discriminazioni, prigionia o, addirittura, morte. Dal Principato di Monaco, la città-Stato a maggioranza cattolica, dove da ieri, 26 gennaio, è ospite del principe Alberto II, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, ricorda la sofferenza di tanti cristiani che, in alcune zone del mondo, soffrono per violenze e soprusi. A loro si rivolge il presule durante la Messa nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione, in occasione della festa della patrona Santa Devota, esortando a non lasciarsi avvelenare il cuore ma non mancando di denunciare le violazioni della libertà religiosa “diritto fondamentale, primario e inalienabile, che va promosso ovunque e per il quale altri, prima di noi e per noi, hanno pagato con la vita”.
Il saluto del Papa
Spunto per riflettere su questo tema purtroppo ancora attuale è proprio la testimonianza della patrona, vergine corsa martirizzata crudelmente nel 304 dopo essersi rifiutata di obbedire all’imperatore. Dévote fu torturata a Marsiglia prima di essere giustiziata nonostante la giovane età; i monegaschi la venerano come patrona e ogni 26 gennaio ne celebrano la Solennità. Anche ieri si sono svolti i festeggiamenti, tra cui uno spettacolo di droni, a cui ha partecipato Gallagher che, in mattinata, ha incontrato Alberto II nel Palazzo Reale e nel pomeriggio ha partecipato alla processione in Avenue Président J.F. Kennedy, insieme alla famiglia principesca. Questa mattina, invece, la Messa della festa patronale alla presenza, tra gli altri, di diverse autorità civili e militari, del nunzio Martin Krebs, del clero locale e degli abitanti del Principato. A tutti l’arcivescovo ha portato “il saluto, la vicinanza e la benedizione” del Papa ed ha espresso le condoglianze per la morte del ministro di Stato Didier Guillaume, lo scorso 17 gennaio. Ha pure rivolto un pensiero ai pellegrini venuti dalla Corsica, terra natale di Sainte Dévote.
Persecuzioni anti-cristiane
La storia della santa fa da traccia all’omelia. Un “triste promemoria” che richiama la nota affermazione di Tertulliano: “Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani”. Una frase risalente a secoli fa ma che ancora oggi brilla per la sua attualità, considerando che “in diversi Paesi – ha rimarcato Gallagher - affermare la propria fede cristiana può portare ad accuse di blasfemia contro una religione dominante, portare a discriminazioni nell'accesso a un lavoro, a una posizione, a una promozione, o anche alla proprietà, o portare al carcere o alla morte”.
La libertà religiosa in pericolo
Non è il caso del Principato di Monaco “dove il cattolicesimo resta la religione ufficiale”, ha chiarito il segretario per i Rapporti con gli Stati, ma di tante terre dove “non è tanto la fede cristiana ad essere in pericolo – la storia ha dimostrato che anche nei Paesi in cui si è tentato di sradicarla, essa resiste e si rafforza di fronte agli attacchi – quanto piuttosto la libertà religiosa ad essere seriamente minacciata”. E questa libertà “è un bene inestimabile, un bene da preservare, difendere e rispettare”. L’attualità restituisce, invece, un “elenco sempre più lungo di orrori, dove i cristiani – e molti altri – sono vittime di ingiustizie e violenze”. Dinanzi a tale scenario, il segretario per i Rapporti con gli Stati ha esortato a “non cedere alla tentazione di lasciare che i nostri cuori siano invasi dall'odio!”.
Umiltà per arrivare alla pace
Ancora nell’omelia e ancora guardando alla lunga schiera di martiri, Gallagher ha poi parlato del “coraggio della pace”, quale “cammino di speranza” di fronte a ostacoli e prove. “È coltivando l’umiltà, la dolcezza e la magnanimità che riusciremo ad abbattere i tanti muri invisibili che emarginano, separano e isolano le nostre società”, ha detto. “Dove c’è orgoglio, c’è sempre guerra, sempre voglia di sconfiggere gli altri, di credersi superiori”, ha aggiunto, “senza umiltà non c’è pace e senza pace non c’è unità”.
Seminare la speranza nelle desolazioni del mondo
A conclusione dell’omelia, Gallagher ha invitato a “vivere pienamente la propria fede” di fronte alle sfide di questo mondo. Invito rafforzato da un’immagine, quella tipicamente monegasca del Gran Premio di Formula 1, la cui prima curva del circuito è intitolata a Santa Devota. Ecco, quella curva non è la più tecnicamente complessa, ma ha “un potente significato spirituale” perché invita simbolicamente a valutare con attenzione “le svolte della nostra vita cristiana, i cambiamenti di direzione spesso inevitabili”, ha affermato l’arcivescovo. “Che questa svolta di Santa Devota ci aiuti a evitare slittamenti, a mantenere la rotta su una strada dritta e sicura: quella di Cristo”, è stato il suo augurio per tutti i monegaschi, insieme all’incoraggiamento a “impegnarsi senza indugio”, lungo il Giubileo, “nella ricerca della speranza perduta, per seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo”.
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