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Papa Francesco saluta la partecipante a un'udienza Papa Francesco saluta la partecipante a un'udienza  (Vatican Media)

Sinodo, come non deludere le attese delle donne

Sul numero di ottobre del mensile de L’Osservatore Romano "Donne Chiesa Mondo", Birgit Weiler, delle suore missionarie mediche, docente e consultrice della Segreteria generale del Sinodo, riflette sulle aspettative in vista della seconda assise che inizierà il prossimo 2 ottobre

di Birgit Weiler*

Molte donne hanno grandi aspettative riguardo alla seconda sessione del Sinodo. In essa si dovranno raccogliere i molteplici frutti dei discernimenti nelle diverse fasi del processo sinodale e, in base ad essi, formulare le raccomandazioni per Papa Francesco. È un Sinodo particolarmente significativo per le donne visto che per la prima volta vi partecipano 85 donne, di cui 54 con voce e voto. Vediamo di seguito i contributi, in particolare delle donne, nelle diverse fasi del sinodo. Ci fanno capire che cosa desiderano, apprezzano e gradiscono, ma anche che cosa le ferisce e quali sono i loro sogni per la Chiesa.

In molti contributi delle Chiese locali in ogni parte del mondo si osserva che le donne sono le più impegnate nel processo sinodale. Durante questo percorso è emerso il bisogno di una conversione sinodale. Ciò significa generare una nuova cultura ecclesiale, «con nuove pratiche e strutture e abitudini», come indica il Documento di Lavoro per la Tappa Continentale. La conversione implica il rafforzamento della consapevolezza che in Cristo siamo tutti fratelli e sorelle e pertanto chiamati a promuovere rapporti d’interdipendenza e di reciprocità tra uomini e donne, che aiutino entrambi a crescere umanamente e nella fede. È degno di nota che nei diversi spazi di ascolto e di consultazione nel corso del processo sinodale, molte donne abbiano apprezzato le pratiche sinodali già esistenti in parrocchie, diocesi e altre realtà ecclesiali. Al tempo stesso, hanno parlato con molta libertà e franchezza «di una Chiesa che ferisce», come si legge nella Relazione di Sintesi. In molti contributi alle consultazioni sinodali si sottolinea che sono soprattutto il clericalismo e il maschilismo a ferire e a far soffrire perché escludono le donne dai processi decisionali e di discernimento e dalla partecipazione alle istanze di governo nella Chiesa che non richiedono l’aver ricevuto il sacramento dell’ordine e che pertanto, in teoria, sono aperti alle donne. Papa Francesco ha dato l’esempio con l’inclusione di donne nelle istanze di governo e di leadership della Chiesa, con la speranza che nel processo di conversione sinodale tale segno venga accolto in molte Chiese locali e ispiri pratiche simili. Come mostrano molti contributi al processo sinodale, il clericalismo e il maschilismo, che si caratterizzano per un uso inadeguato dell’autorità, ledono il rispetto reciproco e danneggiano la comunione. Nel processo sinodale si è compreso che la conversione richiesta è responsabilità di tutti i membri del popolo di Dio, visto che il clericalismo e il maschilismo si riscontrano non solo in presbiteri, ma anche e spesso in laici, laiche, religiose e religiosi.

Nella prima sessione del Sinodo, ad ottobre del 2023, grazie a vari interventi, si è riconosciuto che «quando nella Chiesa si ledono la dignità e la giustizia nei rapporti tra uomini e donne, risulta indebolita la credibilità dell’annuncio che indirizziamo al mondo». Tale osservazione, contenuta nella Relazione di Sintesi, mette in luce la vitale importanza che ha la cura dei rapporti tra uomini e donne nella Chiesa.

Grazie al soffio dello Spirito, protagonista del processo sinodale nelle sue diverse fasi, nella Chiesa abbiamo preso maggiormente coscienza del fatto che «in Cristo donne e uomini sono rivestiti della medesima dignità battesimale e ricevono in ugual misura la varietà dei doni dello Spirito» (cfr. Gal 3,27-28), come si legge nella Relazione di Sintesi. Pertanto, in una Chiesa sinodale, «uomini e donne sono chiamati a una comunione caratterizzata da una corresponsabilità non competitiva, da incarnare a ogni livello della vita della Chiesa» (Relazione di Sintesi).

Molte donne nutrono la ferma speranza per la seconda sessione del Sinodo che i loro contributi riguardo a una maggiore corresponsabilità tra donne e uomini nella Chiesa, basata sul riconoscimento e sull’apprezzamento dei diversi carismi e ministeri, non rimangano parole vuote. Ricordando che in Gesù la Parola si fece carne, ossia realtà concreta, visibile e tangibile, è importante che si formulino raccomandazioni concrete che promuovano l’attuazione dei diversi elementi necessari per una maggiore integrazione e corresponsabilità delle donne nella Chiesa.  L’Instrumentum Laboris per la seconda sessione del Sinodo presenta in tal senso diversi elementi chiave; qui possiamo evidenziarne solo alcuni. Per ottenere una maggiore partecipazione delle donne ai processi di elaborazione e di presa di decisioni in parrocchie, diocesi e altre realtà ecclesiali, occorre promuovere una loro più ampia partecipazione. Ciò significa che le donne che sono già attive nei consigli e nelle commissioni corrispondenti devono incoraggiare altre donne qualificate a collaborare a queste istanze ecclesiali. Richiede inoltre la volontà delle rispettive autorità ecclesiali (parroci, vescovi, etc.) di aprire spazi per una maggiore partecipazione delle donne ai diversi ambiti e di creare attivamente le condizioni necessarie. Ciò vale in modo particolare per l’accesso delle donne a incarichi di responsabilità nelle diocesi e nelle istituzioni ecclesiastiche, il che deve essere promosso con decisione affinché più donne che possiedono le qualifiche richieste abbiano l’opportunità di accedere a tali incarichi in condizioni di parità rispetto agli uomini e in base alle disposizioni esistenti.

Un cambiamento verso una mentalità e una pratica sinodali richiede che teologhe e accompagnatrici spirituali siano incluse nell’insegnamento teologico e nella formazione integrale che ricevono i seminaristi. Solo con un lavoro formativo congiunto si potranno superare il clericalismo e il maschilismo e formare futuri presbiteri sinodali. Ciò comporta anche che si offra a più donne il sostegno necessario, comprese borse di studio, per poter studiare teologia e si faciliti l’inclusione di più teologhe nel corpo docente delle facoltà di teologia e in altri spazi di formazione nella fede; in tal modo più donne potranno condividere i loro doni nell’insegnamento e nel lavoro teologico.

Per accogliere e rispondere a queste e ad altre sfide occorre un cambiamento di mentalità, di atteggiamento e di modalità di rapporto. Oltre a ciò, occorre anche un cambiamento di strutture, di procedure e di mezzi atti a promuovere tra donne e uomini una cultura sinodale nella nostra Chiesa. Per ottenere nella pratica una partecipazione più piena delle donne ai diversi ambiti della Chiesa, è imprescindibile rivedere il diritto canonico vigente e apportare i cambiamenti e gli adeguamenti necessari per promuovere e rafforzare la sinodalità come una pratica vincolante.

In alcuni luoghi è stato chiesto che le donne abbiano accesso al diaconato come ministero ordinato. La questione è in fase di dibattito. È volontà esplicita del Papa che il tema, come pure alcune altre «questioni teologiche e canonistiche intorno a specifiche forme ministeriali», venga trattato in uno dei dieci gruppi di studio da lui istituiti. Molte donne nutrono la speranza che gli studi sui temi legati alla loro partecipazione nella Chiesa si realizzino in uno spirito di ascolto attivo, discernente e sinodale, «connesso alla più ampia riflessione sulla teologia del diaconato» (Relazione di Sintesi). Nella seconda sessione del Sinodo è previsto che tutti i gruppi di studio presentino un primo avanzamento; non è invece previsto lo svolgimento nell’aula sinodale di un dibattito ampio sui temi riservati ai gruppi, incluse le questioni legate alle donne.

In vista della seconda sessione del Sinodo, molte donne nutrono la speranza che sapremo camminare al ritmo dello Spirito, aperti allo straripare del suo amore creativo che cerca di trasformare le nostre menti e i nostri cuori affinché siamo sempre più una Chiesa nello Spirito di Gesù. La Chiesa si arricchirebbe molto con i doni delle donne che lo Spirito dà loro per il bene di tutta la Chiesa, il popolo di Dio, e della sua missione nel mondo.

Con occhi di fede possiamo dire: grazie a Dio qualcosa di nuovo sta germogliando (cfr. Is 43,18) nella nostra Chiesa. Siamo chiamati a percepirlo, accoglierlo e coltivarlo con amore e dedizione.

*Suore Missionarie Mediche, professoressa di Teologia presso la Pontificia Universidad Católica del Perú,  consultrice della Segreteria generale del Sinodo  

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28 settembre 2024, 10:52