Ouellet: una cultura troppo clericale non lascia fiorire i doni dello Spirito
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano
“Perché questo libro ora?”, si è chiesto il cardinale Marc Ouellet, prefetto emerito del Dicastero per i vescovi e presidente emerito della Pontificia Commissione per l'America latina. “La Chiesa vive un momento particolare di ascolto dello Spirito Santo, e ci chiediamo ora quale direzione prendere per mettere in atto una Chiesa sinodale". Tra idee, riforme, proposte, il rischio è di una scarsa comprensione o addirittura una confusione da parte della gente comune sul discorso della sinodalità. D'altra parte, c'è chi ancora non sembra essere soddisfatto dei risultati ottenuti finora con il cammino sinodale. La necessità di una "chiarezza” è diventata dunque preludio alla pubblicazione di “Parola, sacramento, carisma. Chiesa sinodale, rischi e opportunità”, il nuovo saggio pubblicato da Edizioni Cantagalli che propone un personale contributo alla riflessione sulla sinodalità nella Chiesa, riproponendo quello che il teologo svizzero del secolo scorso, Hans Urs von Balthasar, definiva “l’unico modello perfetto, l’archetipo”, ovvero Maria.
Carismi "umili" e "spettacolari"
“Parecchi temono la divisione”, ha spiegato Ouellet in riferimento al sentimento interno alla comunità ecclesiale da lui percepito, “io ho piuttosto paura dell’indifferenza che prevale a tanti livelli e che rischia di dominare”. Il filo rosso che attraversa tutto lo scritto del porporato è rappresentato dai carismi, i doni che “lo Spirito Santo diffonde con libertà e creatività”. Tuttavia, viene notato, essi “non sono valorizzati e riconosciuti”. “Una cultura prevalentemente clericale lascia” a questi doni “poco spazio, o li sottomette a tali controlli che non possono fiorire in libertà”. Una questione che non si può derubricare esclusivamente al “clericalismo abbastanza diffuso”, ma che va ampliata al problema di “una visione parziale della Chiesa, una mentalità generale dei credenti che non vedono lo Spirito Santo all’opera in tutto il popolo di Dio”. Il cardinale Ouellet ha sottolineato come ai carismi “visibili e spettacolari”, quali “profezia, guarigioni, visioni”, sia essenziale affiancare anche quelli più “umili e discreti di servizio”, ovvero “ascolto, accoglienza, di compassione, visite ai malati e ai poveri. Carismi maschili e femminili. Artistici e sociali. Una via aperta a tutti che potrebbe favorire la missione suscitando la comunione e la partecipazione”. La valorizzazione di tali doni “a un livello superiore nella visione sistematica della Chiesa” rappresenterebbe un incentivo “a cambiare mentalità, a sviluppare nuovi cammini, suscitare collaborazioni spontanee e una solidarietà tra tutti e non solo tra chierici, laici e religiosi”. Il pensiero di Ouellet si riassume in un’attenzione maggiore da dedicare “all’opera proprio dello Spirito Santo” che con i suoi doni, citando la , “tanto gerarchici quanto carismatici” rendano realtà il sogno di “un popolo missionario”.
Esplicitare la Parola di Dio
Nell’ambito della presentazione è intervenuto anche monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per la Nuova evangelizzazione, che ha introdotto il volume “come una proposta teologica, dove confluiscono i temi dell’ecclesiologia. In particolare la Parola di Dio e la sacramentalità”. Un altro elemento individuato è “l’orizzonte carismatico della Chiesa, che individua l’azione pneumatologica come componente essenziale dell’ecclesiologia”. Essa si concretizza nella visione di una “Parola tesa tra annuncio e maturazione, che trova riscontro nella preghiera e nelle varie esperienze della liturgia, dalla Lectio divina all’omelia, fondamentali per capire come si esplicita il tema della Parola di Dio”, senza dimenticare la componente di “originalità con cui vengono trattati i temi”. Un’ecclesiologia che, afferma ancora Fisichella citando lo stesso Ouellet, “soffre di carenza pneumatologica, ormai riconosciuta ma non ancora a sufficienza teorizzata e corretta nella pratica”. Un concetto ridefinito nell’individuazione di una Chiesa “attardata più sull’organizzazione che sull’evangelizzazione”.
Un pensiero cattolico non all'altezza
A prendere la parola è stato infine il professor Guzmán Carriquiry Lecour, ex sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici ed ex segretario della Pontificia Commissione per l’America latina, attuale ambasciatore dell'Uruguay presso la Santa Sede. "Sta mancando un pensiero cattolico all’altezza di questo tempo storico di mutazioni, scenari di guerra e di violenza", ha affermato. A prevalere, secondo Carriquiry, è "ancora un pensiero liquido", deleterio all'interno del contesto di un cammino sinodale che deve "raccogliere il meglio dei contributi e lasciare cadere le opinioni superficiali e le rivendicazioni di lobby specialistiche". Postulato riassunto nel significato intrinseco al termine "co-essenzialità", utilizzato da San Giovanni Paolo II, come ricordato da Carriquiry, in riferimento ai "doni" dello Spirito "nella costituzione della Chiesa".
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