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Una donna a Gaza Una donna a Gaza  (AFP or licensors) Editoriale

Gli irresponsabili e la responsabilità dei popoli

Scenari di guerra e il grido di pace che si alza dai popoli

Andrea Tornielli

Quanto è accaduto negli ultimi sei mesi e purtroppo sta accadendo oggi in Medio Oriente tiene il mondo con il fiato sospeso. La crudele aggressione in Israele perpetrata da Hamas con l’uccisione di 1.200 persone, in gran parte pacifici civili; il bombardamento a tappeto e l’invasione della Striscia di Gaza che ha provocato quasi 34.000 morti, in maggioranza civili, molti dei quali bambini; il raid che ha sventrato il palazzo di una sede diplomatica iraniana a Damasco; la risposta dell’Iran con l’attacco di droni e missili su obiettivi militari israeliani e oggi la risposta di Israele che ha attaccato obiettivi militari in Iran: il rischio che l’escalation degeneri in scelte senza ritorno trascinando il mondo intero in un conflitto dalle conseguenze incalcolabili diventa ogni giorno più reale.

Con Papa Francesco, l’unico leader mondiale dalle cui parole emerge la consapevolezza del tragico bivio che abbiamo di fronte, diciamo no alla guerra, no alla violenza, sì alla pace, sì al negoziato. Più di vent’anni fa, dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre al cuore degli Stati Uniti, san Giovanni Paolo II pubblicò un messaggio per la Giornata mondiale della pace significativamente intitolato “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. Parole vere, parole profetiche. La logica della reazione e della vendetta, della risposta che deve sempre seguire, innesca una spirale dalla quale è difficile uscire e le cui catastrofiche conseguenze saranno pagate dai popoli.

In un mondo dove ci sono irresponsabili che invece di investire nella lotta alla fame, nel migliorare i servizi sanitari, nelle energie rinnovabili, nella creazione di un’economia meno asservita ai signori della finanza e più attenta al bene comune, pensano soltanto a investire somme ingentissime nel riarmo, negli strumenti più sofisticati per produrre morte e distruzione, l’appello non può che essere rivolto alla responsabilità dei popoli. Mentre i credenti elevano preghiere a Dio perché ispiri le scelte di chi governa, milioni di persone uniscano le loro voci per innalzare un grido di pace. La guerra è un’avventura senza ritorno: in un mondo con gli arsenali pieni di armi nucleari, queste parole drammaticamente vere diventano giorno dopo giorno sempre più reali.

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19 aprile 2024, 11:39