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Manifestazioni nel Salvador per commemorare i gesuiti assassinati 34 anni fa Manifestazioni nel Salvador per commemorare i gesuiti assassinati 34 anni fa

Clima e diritti umani, Czerny: ascoltare chi è escluso, serve un “multilateralismo sinodale”

Il prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale ricorda in una lettera i sei gesuiti assassinati in El Salvador 34 anni fa. E, indicando il loro esempio di impegno sociale, esorta a trasformare le strutture che perpetuano ingiustizie. Guardando alla Cop28 e al viaggio del Papa a Dubai, il cardinale auspica che si possano “riaffermare e ravvivare il multilateralismo”, rendendolo più efficace come espressione della emergenza climatica che vive ogni essere umano

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

“Parola e azione”. Cioè annuncio e impegno: quello che i sei gesuiti dell’UCA massacrati 34 anni fa profusero nella società di El Salvador ferita da disordini e violenze della Guerra civile (1979-1992); quello che servirebbe oggi in una società che ha perso la sensibilità verso la difesa dei diritti e della dignità della persona e verso l’ambiente e che necessiterebbe, pertanto, di un “multilateralismo sinodale” affinché “siano preservati non solo i diritti dei più forti, ma quelli di tutti”.  

Il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, guarda con preoccupazione al presente e con speranza alla Cop28 di Dubai - dove lui stesso sarà presente per accompagnare Papa Francesco – perché possa essere occasione per “riaffermare e ravvivare il multilateralismo”, come “espressione che tenga conto di ciò che ogni essere umano sta vivendo nel mezzo di questa emergenza climatica, non solo degli interessi delle élite che riescono a avere maggiore potere e accesso agli spazi decisionali”.

Il ricordo dell'impegno dei sei gesuiti di El Salvador

Il porporato gesuita lo scrive in una lettera in cui ricorda i confratelli dell’UCA, l’Università Centroamericana della Compagnia di Gesù in San Salvador, fucilati il 16 novembre 1989 dalle Forze armate salvadoregne presso il campus dell’Ateneo, durante gli scontri tra il governo militare di destra del Paese e il gruppo rivoluzionario Fronte di liberazione nazionale di Farabundo Marti (FMLN).

Per Czerny il rettore padre Ignacio Ellacuría, i sacerdoti Ignacio Martín-Baró, Segundo Montes, Amando López, Joaquín López y López, Juan Ramón Moreno Pardo, giustiziati con l’accusa di essere sostenitori del FMLN (assassinati con loro anche la cuoca dell’Università e la governante Elba Ramos e la figlia sedicenne Celina) sono tutti “martiri”. Martiri perché impegnati ad annunciare il Vangelo e gli insegnamenti sociali della Chiesa nella “pubblica piazza” di El Salvador. 

L'appello del Papa alla conversione nella Laudate Deum

E ad una “pubblica piazza” si rivolge ora Papa Francesco per rilanciare l’appello urgente alla conversione personale, comunitaria e politica attraverso la Laudate Deum, documento che “rappresenta uno sviluppo organico della Laudato si’”. L'esortazione apostolica, pubblicata il 4 ottobre scorso, il Papa – scrive il cardinale Czerny – “ritorna sul tema della crisi ambientale, dando nuovo slancio all'urgente necessità di rispondere in modo sistematico al problema sempre più grave del riscaldamento globale”. Il Pontefice analizza pure nel dettaglio “l’aumento della temperatura atmosferica” che negli ultimi anni è andato oltre ogni aspettativa, e lancia “un forte richiamo all’attenzione sulla necessità di non ritardare ulteriormente la transizione ecologica”. Nella Laudate Deum, inoltre, sottolinea il porporato, confluisce pure l’insegnamento raccolto in Fratelli tutti, ovvero la “necessità di generare un’alleanza sui rapporti di convivenza sociale e tra le nazioni del mondo con l’amicizia e la fraternità”.

Crisi ecologica, crisi di cultura

La crisi ecologica è, infatti, anche “crisi di cultura”, perché, a detta di Czerny, “deriva in gran parte dal mancato riconoscimento dell'altro come fratello di cui dobbiamo prenderci cura”. Era questo, in sostanza, il messaggio che i martiri gesuiti volevano trasmettere nell’UCA: la “responsabilità sociale” come fattore essenziale per ogni cristiano nel processo di “formazione” e “trasformazione delle strutture che perpetuano le ingiustizie”.

Per dare nuovo vigore all’impegno per la custodia della casa comune è fondamentale “una conversione personale, che può generare trasformazioni culturale”, afferma il cardinale. Condizione necessaria ma non sufficiente perché serve “un’adeguata educazione sulla e per la responsabilità ambientale”. Anche questo, però, non basta: “Non potremo mai rispondere a questa sfida senza decisioni coraggiose e vincolanti a livello internazionale, senza le quali difficilmente sarà possibile generare trasformazioni solide e durature, soprattutto mitigando gli effetti differenziati sulle popolazioni povere e più vulnerabili”.

Auspici per la Cop28

Lo sguardo va alla 28.ma Conferenza delle Parti sui Cambiamenti Climatici (Cop28), in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre prossimi. Auspicio del cardinale Czerny è che i partecipanti all’appuntamento si impegnino “a proporre modalità normative vincolanti che garantiscano la transizione energetica, che siano efficaci, obbligatorie e valutabili”.  

Da un lato, quindi, si chiede che “le organizzazioni multilaterali siano in grado di raggiungere decisioni vincolanti e valutabili”; dall’altro, “si propone che queste organizzazioni siano espressione che rappresenti i desideri e le speranze della società civile e degli altri attori sociali. È come – osserva il porporato - se si proponesse un processo sinodale di partecipazione, per così dire ‘dal basso’, per prendere decisioni”. Una “democratizzazione a livello globale”, insomma.

Vantaggi per l’intera umanità

“Le strategie che impegnano le nazioni al raggiungimento di obiettivi comuni – conclude Czerny - possono portare vantaggi per l’intera umanità solo se vengono ascoltate e accolte le istanze di Paesi normalmente esclusi dalle decisioni delle élites di potere”.

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15 novembre 2023, 12:00