Madre Angelini: non perdere il ritmo della preghiera di Maria nel cammino sinodale
Ultimo giorno di ritiro spirituale alla ¡°Fraterna Domus¡± di Sacrofano per i partecipanti al Sinodo che comincia domani. Pubblichiamo l'introduzione alle Lodi di martedì 3 ottobre tenuta di madre Ignazia Angelini, cui è seguita alle 9.15 la svolta da padre Timothy Radcliffe, il quale alle 11.30 propone la sesta meditazione sul tema "The Spirit of truth - Lo Spirito di verità". Questa sera alle 18.45 tutti i presenti parteciperanno alla Messa, presieduta da monsignor monsignor Jaime Spengler, arcivescovo metropolitano di Porto Alegre e presidente del Celam, preceduta da una introduzione sempre di madre Angelini.
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Madre Ignazia Angelini
La celebrazione, lo sappiamo e forse lo sperimentiamo, è l¡¯intima energia del cammino sinodale. In tutti i suoi passi e passaggi. Il Sinodo stesso avviene come ¡°celebrazione¡±. E dalla Liturgia celebrata trae luce e orientamento per nuovi linguaggi e nuovi percorsi Nulla di strano, allora, che la proposta per questo giorno conclusivo di ritiro sia posta sotto la luce del Magnificat ¨C il canto dell¡¯Inizio, che dà compimento a ogni giorno della chiesa in preghiera.
¡°Fammi giustizia, Dio!¡± (Sal 42,1) abbiamo invocato nelle Lodi, dando voce al gemito dell¡¯umanità oppressa e della creazione sottomessa alla vanità e in travaglio per le doglie del parto (Rm 8,20-24), in preda a una tristezza diffusa, che annebbia i nostri giorni. Ma poi, senza soluzione di continuità ¨C così vuole l¡¯ordinario contrappunto della preghiera della chiesa ¨C abbiamo intonato: ¡°Tutto canta e grida di gioia¡± (Sal 63,14). Proprio questo contrappunto di supplica e di lode è il canto fermo della fede, che raccoglie armonie dissonanti di mondi visibili e nascosti, accompagnandoci fino a sera nella lotta per credere, per stare nella compagnia degli umani come ¡°fratelli tutti¡±.
E dunque, a sera, la Madre ci attende. La convocazione vespertina d¡¯ogni giorno, nel Magnificat, ci ospita e ci rivela come portare a compimento ogni opera intrapresa nell¡¯obbedienza della fede. Al calare d¡¯ogni sera, la Madre di Dio ci attende con il suo canto. Un canto straordinario nel suo potenziale di lettura profetica della storia. Sintesi ¡°materna¡± che raccoglie e dà luce alla nostra sfilacciata vicenda umana. E indica la via.
È posto all¡¯inizio sulle labbra di Maria in visita ad Elisabetta (Lc 1,39-56) mentre porta in germe nel proprio corpo un segreto pesantissimo da vivere. Come condividerlo? Come sfidare l¡¯impossibile, narrando quanto le è avvenuto? Solo in canto, e in un canto che abbraccia l¡¯universo e le generazioni, ove la sua storia minore di ragazza di Nazareth trova il giusto orizzonte.
Il canto è all¡¯Altissimo, ma rivolto ai presenti - e ai lettori -, fino a coinvolgere tutte le generazioni, in una profonda comunicazione spirituale. Creazione stupenda, attinge all¡¯eredità antica (1Sam 2,1-10): donne prima di lei hanno incontrato l¡¯impossibile attraverso preghiera e lacrime, e Maria ne raccoglie l¡¯eredità.
Così dall¡¯incontro di Maria con l¡¯anziana cugina Elisabetta, trasuda una mirabile reciprocità per grazia. Il Magnificat scaturisce da un¡¯autentica ¡°conversazione spirituale¡±, quale preghiera concepita per guidare la chiesa e ritmare il suo viaggio nel tempo. I suoi giorni.
Il canto della giovane donna ardisce interpretare la storia alla luce di un evento impercettibile e trasformante - che la coinvolge radicalmente nella carne, sovverte la sua esistenza, la sua piccolezza ¨C ¡°nientitࡱ (oudeneia) ¨C, e schiude così una mirabile visione della storia universale, un futuro da lei profeticamente coniugato al passato. Così Maria consegna il suo canto alla Chiesa di Dio in cammino- per raccogliere in preghiera lo scendere della sera e aprire futuro a ogni suo passo. Anche gli incontri sinodali. Sarà bene tenerlo presente. Lasciarsi ispirare dall¡¯impossibile di Dio, visto dalla ragazzina di Nazaret, l¡¯Annunziata.
La ragazzina di Galilea ¨C la chica, la guapa, direbbe qualcuno ¨C come abilitata dalla benedizione della cugina, si scioglie in canto a ¡°Dio mio salvatore, ¡ che ha guardato¡±, un canto per ¡°farlo grande¡±. In quel ¡°mio¡± salvatore: non c¡¯è nulla di intimistico, bensì c¡¯è il coinvolgimento di tutti: il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio di Gesù, sempre raccoglie la sua chiesa attraverso del singolo che si lascia coinvolgere corpo e anima nell¡¯impossibile di Dio.
Il canto vespertino della chiesa è anche il soffio che sospinge il cammino sinodale. ¡°«Non sta a te compiere l'opera, ma non puoi sottrartene¡±, diceva rabbi Tarfon, uno gli antichi saggi della Mishnà (Avot II,19). Ebbene, il Magnificat è per la chiesa e per il suo processo sinodale, grazia quotidiana di compimento; grazia che la sospinge in avanti, al di là delle differenze e contrapposizioni. Spinge coll¡¯intima certezza che il Signore comunque fa grazia, guarda la povertà, conosce ¨C dall¡¯Egitto del popolo oppresso fino al Golgota del Figlio ¨Cle nostre fatiche e afflizioni.
L¡¯ora del Magnificat, al calar della sera (Lc 24,29) - è segretamente arricchita di infinite e risonanze, dopo quel giorno in cui fu cantato la prima volta in terra di Giuda. Tutta la storia del santo popolo di Dio vi è scritta. La Donna madre può cantarlo anche ad ogni passo della sua fuga in quel silenzioso deserto in cui viene nutrita per ben 1260 giorni ¨C secondo Ap 12,6. Qui non è più la ragazza di Nazareth, è Donna che nel travaglio grida, partorisce, per poi essere nutrita nel rifugio del deserto, sotto la potente mano di Dio (1Pt 5,6). È la Chiesa santa di Dio.
Nella chiesa il Magnificat si rinnova ogni giorno in eucaristia, intessendo la storia degli inizi, di dolore e di benedizioni e lo sfilacciato tessuto dei giorni, attraverso i secoli. Fino a oggi. La comunione dei santi, tutte le generazioni, s¡¯intesse nel suo grembo, di donna che intercede (Lc 1,48.50).
Maria guarda alla storia dal suo compimento, secondo la logica del capovolgimento delle sorti, della realizzazione dell¡¯impossibile promesso da Dio, e lo vede già attuato. Questo sguardo di fede ci manca per poter fare del Magnificat la corda di recitazione dei giorni comuni.
Il Magnificat e la sequela: uno stesso stile, ¡°senza voltarsi indietro¡± ¨C è il vangelo di oggi. Senza divagare né indugiare su obiettivi estranei. Con mitezza e umiltà. Nomi, volti, domande, confronti, scelte, sotto quello Sguardo unificante, ¡°senza voltarsi indietro¡±.
Tra il Benedictus e il Magnificat, il ritmo del cammino della Chiesa è scandito per una narrazione diversa di fatiche, dolori, conflitti, scelte e speranze: come vedendo l¡¯invisibile (Eb 11,27). Ci sia dato, dallo Spirito Santo in cui siamo battezzati, ci sia dato di non perdere mai il ritmo che questa preghiera ¡°materna¡± imprime agl¡¯incerti passi della vita, e del cammino sinodale di tutto il santo popolo di Dio.
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