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Il briefing in Sala Stampa vaticana sui lavori del Sinodo Il briefing in Sala Stampa vaticana sui lavori del Sinodo

Al Sinodo preghiere per le vittime di guerra e la voce di chi salva le vite in mare

Povertà, migrazioni, abusi, ruolo delle donne, identità sessuale al centro dei lavori del Sinodo sulla sinodalità. Ruffini: “Nessuna polarizzazione, è una esperienza di condivisione”. Appelli per la pace e per la sofferenza dei popoli piagati dai conflitti. Il cardinale Lacroix: “Ascoltare gli altri, porta a raffinare il proprio pensiero”. La voce della Papua Nuova Guinea nell’intervento di Grace Wrackia e la testimonianza di Luca Casarini: aiutare fratelli e sorelle nel Mediterraneo è un dono

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Si è aperta con una meditazione del cardinale Arthur Roche che ha evocato il “pericolo di una guerra sanguinosa” con le violenze di queste ore a Gaza e in Israele, la sesta Congregazione generale del Sinodo in corso in Vaticano. A riferire dei lavori tra ieri pomeriggio e questa mattina, incentrati su temi come i conflitti nel mondo, la povertà, gli abusi, l’identità sessuale, è stato nel quotidiano briefing in Sala Stampa vaticana il presidente della Commissione per l’Informazione, Paolo Ruffini, e la segretaria Sheila Pires.

Ospiti il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada), che ha riportato la sua esperienza di “arricchimento” in questi giorni in Aula Paolo VI; Grace Wrakia, testimone del processo sinodale in Oceania, che ha fatto sentire la voce delle “piccole” comunità della Papua Nuova Guinea; Luca Casarini, attivista e fondatore di “Mediterranea Saving Humans”, Ong nata nel 2018 dall’“indignazione” davanti alle migliaia di morti nel Mediterraneo e oggi dedita al salvataggio delle vite in mare. Invitato speciale al Sinodo, Casarini ha condiviso una forte testimonianza su questo lavoro svolto nel Mare Nostrum: un “incontro” tra due povertà, ha detto, quella materiale di chi è costretto a lasciare “l’unica ricchezza in suo possesso”, la propria terra, e la povertà spirituale di un Occidente che sembra aver perso la capacità di piangere e rifiutare l’“orrore”.

Un piccolo "Circolo Minore" a Santa Marta

A prendere la parola per primo Ruffini che ha riferito di un “piccolo ‘Circolo Minore’” costituito ieri a Casa Santa Marta, dove sono stati invitati alcuni poveri di Roma a pranzare con il Papa e con il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski. Anche a loro è stato chiesto “cosa si aspettavano dalla Chiesa” e “la loro risposta – ha detto Ruffini, riportando quanto riferito in Congregazione generale – è stata: “Amore. Solo amore”.

Il briefing in Sala Stampa vaticana
Il briefing in Sala Stampa vaticana

Sulla scia del Concilio

339 i membri presenti alla Congregazione di ieri, 345 stamattina che hanno pregato l’Angelus guidato dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI (di cui oggi è il compleanno), che ha chiesto l’intercessione di San Giovanni XXIII, di cui ricorre la memoria oggi, 11 ottobre, anche anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Un momento storico per la Chiesa universale rievocato dal cardinale Lacroix nel suo intervento: “Quello che noi stiamo vivendo è una continuità di tutto ciò”, ha affermato il porporato canadese. Giovanni XXIII è stato “profetico”, ha detto: anziano, malato, Roncalli è stato “ispirato” dallo Spirito sulla necessità di “vivere un Concilio ecumenico”, del quale, tra l’altro, non ha potuto vedere nemmeno la fine.

Lacroix ha letto il discorso di apertura del Concilio di Giovanni XXIII, di straordinaria attualità in questo tempo sinodale che vive la Chiesa dall’ottobre 2021. “La metodologia che stiamo usando è volta verso l’ascolto del Signore, la sua Parola, la sua presenza in ogni battezzato e questo ci permette di essere aperti all’altro e agli altri”. Con l’ascolto della Parola di Dio, dei fratelli e delle sorelle “possiamo trovare delle sfumature, cambiare quello che pensiamo ed è così che vediamo che Dio opera e sta operando in tutto il popolo”, ha detto l’arcivescovo di Québec, rivelando che vivere tutto questo a livello personale “mi porta ad aggiustare, a raffinare, a cambiare un po’ il mio pensiero”. In ogni caso dal Sinodo, ha aggiunto, "non aspettiamoci cambiamenti dottrinali, ma impariamo a camminare insieme".

Il cardinale Lacroix durante il Sinodo
Il cardinale Lacroix durante il Sinodo

La voce delle "piccole" isole dell'Oceania

D’altronde, l’idea alla base dello stesso Sinodo sulla Sinodalità “è di lasciarsi interpellare da quanto emerge negli altri interventi in maniera libera”. E anche di dar voce a chi finora è rimasto in secondo piano. Grace Wrackia, a riguardo, ha espresso la gratitudine al Papa per aver invitato al Sinodo rappresentanti delle Isole Salomone e della Papua Nuova Guinea. “Per tanti anni – ha detto la donna in un appassionato intervento - abbiamo ascoltato e invece adesso vorremmo parlare e vorremmo che voi ci ascoltaste, perché noi abbiamo qualcosa da dare al mondo. È il nostro modo di vivere, vivere nella comunione, vivere insieme e costruire rapporti”.

I lavori in Aula Paolo VI del Sinodo
I lavori in Aula Paolo VI del Sinodo

Forti appelli per la pace

Elencando i temi affrontati tra Circoli e congregazioni, il prefetto Ruffini ha spiegato che numerosi interventi hanno toccato il tema della pace e delle popolazioni che soffrono per la guerra: “Si è fatto riferimento a come i cristiani possono essere segno di pace e riconciliazione in un mondo sfigurato da guerre e violenze”. Sono stati lanciati “forti appelli” per i Paesi piagati dai conflitti e per le “sofferenze in alcune Chiese orientali”.

Una Chiesa umile per i poveri

Altro tema emerso, ha detto Sheila Pires, è stato “il desiderio di una Chiesa a favore dei poveri, umile, che viaggi, che cammini con i poveri”. Poveri che “hanno molti volti”: gli esclusi, i migranti, le vittime del cambiamento climatico, e anche le donne e suore in alcune parti del mondo considerate “cittadine di seconda classe”. “Si è detto che dovrebbero essere protette dagli abusi”, ha spiegato Pires.

Riflessioni sugli abusi e l'identità sessuale

Proprio gli abusi sono stati un altro tema centrale nelle riflessioni: “Si è parlato della nostra credibilità messa in dubbio dagli scandali come quelli sessuali e dalla necessità di sradicare ogni abuso sessuale, di potere e spirituale e fare di tutto, continuare a fare di tutto, per essere vicini alle vittime”, ha affermato Ruffini.

Nei gruppi e negli interventi in aula è stata affrontata poi la questione dell’identità sessuale. Si è detto che va affrontata “con responsabilità e comprensione, rimanendo fedeli al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa”, ha spiegato il prefetto della Comunicazione. C’è stato chi ha chiesto “un maggiore discernimento sull’insegnamento della Chiesa in materia di sessualità”; per altri, invece, “non c’è bisogno di un ulteriore discernimento”. Sollecitato dalle domande dei giornalisti ha poi spiegato che “non c’è stato nessun elemento che può essere inquadrato nello stereotipo della polarizzazione. È una esperienza di condivisione”.

Le domande che si sono posti i partecipanti al Sinodo è “come incarnare la pastorale riguardo all’amore tra le coppie gay, tra i divorziati, rimanendo fedeli agli insegnamenti della Chiesa”. “Più o meno tutti coloro che sono intervenuti su questi temi, hanno detto che bisogna rifiutare ogni forma di omofobia”, ha rimarcato Paolo Ruffini, spiegando che diversi membri hanno affermato “che molte difficoltà nascono dalla non conoscenza della realtà e del cammino personale delle singole persone”. 

La questione migranti

Quanto alla questione dei migranti, alcuni vescovi – è stato spiegato al briefing - hanno “chiesto aiuto alle altre Conferenze episcopali” che si trovano in situazioni migliori dal punto di vista dell’integrazione e dell’accoglienza. Un modo “per poter trarre beneficio” dalle competenze sviluppate per garantire alle persone accolte di potersi integrare nella società. Ribadita anche “la necessità che i migranti e i rifugiati rispettino le leggi nei Paesi nei quasi si trovano”.

Luca Casarini
Luca Casarini

La testimonianza di Luca Casarini

In tema di migrazioni, è risultata toccante per la maggior parte dei presenti al briefing in Sala Stampa vaticana la testimonianza di Luca Casarini che ha esordito definendosi “un privilegiato”, perché “in un mondo in cui si fa la gara a chi uccide più gente, un mondo dominato dall’odio, soccorrere una vita, abbracciare fratelli e sorelle in mezzo al mare, è un dono infinito che cambia la vita. Ha cambiato la mia…”.

Dall’attivista una riflessione anche sul tema della povertà: “Noi in mezzo al mare incontriamo questi fratelli e sorelle e in quel momento si incontrano due povertà”. Da una parte, la povertà economica e sociale che costringe le persone “a lasciare la terra, la famiglia, la memoria”, uniche loro ricchezze; dall’altra parte, la povertà desolante di una parte del mondo che ormai considera “normale l’orrore”. “Non siamo più capaci di piangere per un bambino che muore”, ha detto Casarini. “Queste due povertà si aiutano l’una con l’altra e fanno spazio a qualcosa che dovremmo oggi cercare disperatamente nel mondo dell’odio, l’amore. Io ho così incontrato Gesù e Dio”.

Con garbo e ironia, l’invitato speciale ha risposto alle domande di chi gli chiedeva se si trovasse “fuori luogo” in un evento come il Sinodo, scandito da diversi riti e momenti spirituali. “Mi sento sempre fuori luogo e inadeguato in ogni contesto”, ha sorriso, “io davvero considero tutti i presenti al Sinodo miei fratelli e sorelle, sto imparando a trasformare il rancore e il risentimento in pietà”. Il segreto che “sto cercando di imparare è mettersi nei panni dell’altro. Che non dobbiamo aspettarci di risolvere tutto noi, ma è lo Spirito Santo che agisce. Quindi possono succedere cose pazzesche… come il fatto che io sono al Sinodo”.

Al fondatore di Mediterranea anche la domanda su un suo “pentimento” per le azioni svolte durante il G8 del 2001 di Genova e sull’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Per Genova ho subito 8 anni di processo e sono stato assolto in tutti e tre i gradi di accusa”, ha replicato Casarini, mentre l’altra accusa “non riuscivo a capirla”. “Per me nessun essere umano è clandestino.... Ho capito che sono stato indagato perché ho soccorso 38 persone da 38 giorni in mezzo al mare. Il più grande stand-off che l’Europa ha conosciuto. Tra queste persone c’era una ragazza violentata da cinque guardie libiche prima di mettersi in mare, per 38 giorni non ha avuto nemmeno un medico. Ho fatto un reato? Arrestatemi, sono contento di averlo fatto”.

Il briefing sui lavori del Sinodo (11 ottobre 2023)

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11 ottobre 2023, 17:00