Patto energetico tra Università Antonianum e Moschea di Roma
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Sarà la prima comunità energetica interreligiosa, quella composta dalla Pontificia Università Antonianum (PUA) e dal Centro Islamico Culturale d’Italia della Grande Moschea di Roma, che nascerà dal patto firmato il 13 marzo, nell’anniversario dell’elezione di Papa Francesco, dai vertici delle due istituzioni. Un omaggio al Papa delle encicliche e , e del , firmato con il Grande Imam di al-Azhar Al-Tayyeb, attraverso un progetto condiviso che prevede, come prima tappa, l’installazione di pannelli solari sui tetti dell’università dei Frati Minori, una volta ottenuti tutti i permessi necessari, e su quelli della Grande Moschea di Roma e della Curia Generalizia dell'Ordine.
Il dialogo come via, la collaborazione come condotta
Si vuole così, recita il comunicato finale, “adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio”. A firmare il patto, per “una comunità energetica rinnovabile e di pace”, al termine di un convegno sul tema “Energie di pace, fare energia per la pace”, sono stati fratel Massimo Fusarelli, ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, padre Augustin Hernandez Vidales, rettore della Pontificia Università Antonianum, l’imam Nader Akkad della Grande Moschea di Roma e Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico Culturale d’Italia legato alla Moschea stessa. La comunità si avvarrà della consulenza della Cooperativa energetica “ènostra”, già attiva dal 2014 in Italia.
Il convegno "Energie di pace. Fare energia per la pace"
Negli interventi prima della firma, il rettore padre Hernandez Vidales, sottolineando l’invito del Papa alle università ecclesiastiche a fare rete a tutto campo, contenuto della Veritatis Gaudium, ha ribadito che “più fitta è la rete meglio si realizza il desiderio di Francesco, di effettuare il cambio di paradigma”. Fratel Fusarelli ha ricordato che nel 2025 saranno 800 anni dalla composizione del Cantico delle creature di san Francesco, e citando Origene, “nova semper innovanda sunt”, le cose nuove devono sempre essere innovate, ha concluso: “Non ci limitiamo oggi ad aprire solo una porta, vogliamo rimanere su questo percorso”. Il segretario generale del Centro Islamico Culturale d’Italia Redouane ha sottolineato come negli ultimi dieci anni i rapporti con il Vaticano si sono rafforzati, e “oggi si aggiunge un nuovo tassello. Firmare un’intesa fra un ente islamico e uno cattolico è per noi molto importante perché si traccia un esempio da seguire: qui siamo sempre stati accolti bene e con questa firma daremo concretezza ai grandi discorsi”. L’imam Akkad della Grande Moschea di Roma, ha sottolineato come si tratti di una firma epocale, che fa della comunità musulmana italiana un modello per altre comunità mondiali, un “passaggio dal dialogo su carta al dialogo incarnato”.
Padre Buffon: le fedi offrono una cultura di pace alla società
Un progetto che è nato all’interno del corso di Licenza in Filosofia con specializzazione in Ecologia integrale, avviato nel 2019 dalla PUA, il primo approvato da quello che oggi è il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, e che nell’ottobre di due anni fa ha conferito la sua prima laurea honoris causa al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Nel corso l’imam Akkad è stato invitato come docente per far conoscere le fonti islamiche dell’ecologia integrale. Da questo rapporto accademico e di collaborazione fraterna, è nata l’idea di costituire questa comunità energetica, come spiega a Pope padre Giuseppe Buffon, decano della facoltà di Teologia dell’Antonianum.
La scelta di questo giorno per il colloquio “Energie di pace” non è casuale…
Non è casuale, nel decimo anniversario dell'elezione di Papa Francesco. E siccome dopo il quinto anniversario della sua Enciclica Laudato Sì, nel 2020, si diceva “passiamo dall'idea ai fatti”, celebrare questo decimo anniversario con un fatto, cioè la creazione di una comunità energetica con la moschea di Roma ci sembrava la cosa migliore. Per celebrare il magistero di un Papa che ha dato una svolta alla dottrina sociale della Chiesa e alla Chiesa in generale.
Ci spieghi: la vostra università e il Centro islamico culturale si sono impegnate a creare insieme una comunità per produrre, consumare e vendere energia?
Sì, e soprattutto fare energia di pace, così abbiamo intitolato questo convegno. Perché non si tratta soltanto di un fatto economico e tecnico, ma vogliamo costruire prima di tutto una comunità energetica, quindi fare comunità insieme per diventare poi un modello di relazione per la convivenza civile, e anche per la politica. Una relazione tra comunità che va poi dopo a impattare anche sulla questione della pace. Infatti qui volevamo oggi offrire una narrazione nuova su che cosa significa una comunità energetica. Perché in genere si punta sempre sull'aspetto tecnico, sull'aspetto del risparmio economico per le economie familiari e istituzionali che è un elemento comunque importante. Ma l'aspetto invece culturale, del fare energia di pace, ci sembrava preminente. Soprattutto perché qui nella Pontificia Università Antonianum abbiamo attivato nel 2019 un corso di Filosofia con specializzazione in ecologia integrale, dove si fa pensiero e si impara a fare pensando. L'imam di Roma Nader Akkad è uno dei docenti e questo della comunità energetica è nato come un progetto ad-intra in questo percorso di studio, che già coinvolge la moschea di Roma.
Possiamo dire che si tratta anche di un gesto profetico e un messaggio culturale? L’energia pulita come campo d’incontro e collaborazione tra le fedi per la pace?
Se sia o no un gesto profetico lo lasciamo dire agli altri e alla storia. Certamente è un gesto simbolico, perché attingere energia dal sole, che è il segno di Dio secondo Francesco d'Assisi, ci sembrava un modo per guardare in alto, e per non guardare invece in basso, dove guardano le energie fossili, con queste trivellazioni nel cuore della terra e che vanno ad attingere una sorta di energia predatoria. Invece l’energia che viene dal sole è gratuita.
Nel suo intervento introduttivo lei ha parlato di questi “villaggi” creati dalle comunità energetiche, che oggi sono ancora utopici, ma che potranno diventare “la giusta modalità” per abitare il mondo…
Noi pensavamo che siccome oggi la sfida energetica ha a che fare con le città, ha che fare con la costruzione urbana in senso di luogo simbolico, ci auguravamo, questa mattina, iniziando questo incontro, che le città potessero diventare selve. Grazie ai pannelli solari come foglie appesi sui tetti di edifici pensati come alberi, possano attingere questa energia nuova che viene dall'alto. E che dunque le città possano ridiventare queste “selve odorose”, come le ha definite l’imam Akkad prima della firma, come la moschea di Roma che è stata concepita come un insieme di alberi, come una sorta di selva, sotto la quale c'è soprattutto la Misericordia, secondo l'immagine islamica.
Lei sottolinea che alle comunità energetiche serve un’anima culturale, non solo uno scopo tecnico ed economico. Può partire dalle religioni, anche dal vostro patto di oggi, questo salto culturale e anche di coinvolgimento etico della società?
Direi proprio di sì. Vorrei citare adesso un momento determinante: nel 1986 ad Assisi, in settembre, un mese prima che ci fosse l'incontro interreligioso per la pace voluto da San Giovanni Paolo II, c'era stato un grande incontro organizzato dai movimenti ecologisti, in particolare il Wwf, che avevano convocato le religioni. Perché riconoscevano, dopo tanti anni di campagna ecologista, che soltanto le religioni avrebbero potuto dare uno sguardo di speranza, cioè avrebbero potuto aprire una nuova visione, senza la quale le motivazioni scientifiche, e le stesse statistiche che parlano di catastrofe, non possono essere generative di novità e di futuro. Quindi credo che le religioni abbiano un grosso ruolo, da questo punto di vista, nel saper vedere al di là del presente e saper immaginare un futuro che ancora non c'è ma che, se immaginato, potrebbe esserci.
Imam Akkad: così passiamo dal dialogo su carta al dialogo incarnato
Subito dopo la firma dell'accordo quadro, abbiamo raccolto anche la testimonianza dell'imam Nader Akkad, della Grande Moschea di Roma, anche docente del corso di licenza in Filosofia con specializzazione in Ecologia integrale del'Antonianum e co-presidente della Commissione internazionale mariana cristiano-islamica del Vaticano.
Che significato ha per la comunità islamica romana ed italiana la firma di questo patto per una comunità energetica con l’università pontificia e francescana Antonianum?
Certamente un significato non soltanto a livello locale o nazionale. Con questo accordo epocale siamo riusciti a mettere in pratica gli ideali che ci hanno lasciato i nostri leader religiosi specialmente nel firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Al Tayyeb. Con questa firma, oggi, abbiamo trasformato il nostro dialogo, di solito di carta, in un dialogo incarnato, in un cammino con l’impegno comune di fare una comunità energetica, per produrre energia e donarla. Perché oggi anche donare energia è molto importante. Questo accordo potrà essere di modello e ispirazione per altre comunità a livello nazionale ma anche mondiale.
Nel documento sulla Fratellanza umana si legge che “la mancanza di distribuzione equa delle risorse naturali, va a vantaggio solo di pochi” e quindi è anche un valore etico e anche di pace riuscire a fare questa comunità energetica insieme…
Certo, e questo è proprio il concetto di comunità energetica, perché distribuire energia a tutti vuol dire anche agli ultimi, a quelli che sono stati impoveriti. Terre che sono ricche ma che sono state impoverite dalla guerra. Comunità energetica significa anche produrre in modo comune, e non lasciare la produzione di energia a pochi o solo alle multinazionali, ma produrla come comunità tramite i pannelli solari in ogni edificio, in ogni villaggio, in ogni città. Trasformare i nostri edifici in alberi, per modificare i deserti in foreste. Tramite questa indipendenza energetica riusciremo a produrre insieme e donare insieme la risorsa più importante che è che quella energetica.
Lei è a conoscenza di altre iniziative simili di altre comunità islamiche in Europa o nel mondo, o siete stati i primi?
Penso che siamo stati i primi, anche perché è la prima volta che non si parla di comunità energetiche di piccoli paesi o città, ma di creare una comunità interreligiosa, una comunità fraterna con due edifici simbolo: la Grande Moschea di Roma e la Pontificia Università Antoniana. Ricordiamo l'incontro di san Francesco con il sultano, 800 anni fa, e penso che ci sia una continuità, un modello anche storico che può essere riportato oggi. È anche con un’applicazione di documenti importanti, come l'enciclica Laudato sì, che si da’ concretezza al valore di essere Fratelli tutti. Ricordiamo che la Grande Moschea di Roma è un bellissimo edificio e architettonico interreligioso perché è opera dell'architetto Paolo Portoghesi, italiano e cattolico, che ha saputo dare alla comunità musulmana romana, nazionale e mondiale, un edificio di pace e di culto. E l’immagine dell’albero è alla base di questa costruzione infatti i pilastri sono intrecci che hanno la forma di rami e di alberi. Così ci si rende conto che effettivamente con i pannelli ci sarà una trasformazione in alberi di vita e per donare energia e vita.
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