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2021.10.24 Icona Evangelizzazione Asia

Un convegno per ripercorrere quattro secoli di evangelizzazione

400 anni di servizio alla missione evangelizzatrice della Chiesa: se ne parla al Convegno "Euntes in mundum universum" all’Urbaniana. L’anniversario della fondazione della Congregazione de Propaganda Fide nel 1622 è l’occasione per rileggere il rapporto tra missione e colonizzazione e guardare alle necessità della nuova evangelizzazione, come spiega il presidente del Comitato di Scienze Storiche padre Bernard Ardura

Fausta Speranza – Città del Vaticano

Il 22 giugno 1622 veniva promulgata la Bolla Inscrutabili Divinae e veniva istituita la Sacra Congregatio de Propaganda Fide. A 400 anni di distanza, la Pontificia Università Urbaniana ospita da  mercoledì 16 a venerdì 18 novembre, il Convegno Internazionale di Studi “Euntes in mundum universum”, frutto della collaborazione tra il Dicastero per l’Evangelizzazione, la Pontificia Università Urbaniana e le Pontificie Opere Missionarie. Questa mattina, nella sala stampa vaticana, si è svolta la conferenza stampa di presentazione del simposio di studi, alla quale sono intervenuti monsignor Camillus Johnpillai, capo ufficio del Dicastero per l’Evangelizzazione; padre Leonardo Sileo, rettore magnifico della stessa Pontificia Università Urbaniana; padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.

Un evento storico di grande rilievo

Monsignor Johnpillai ha parlato di “evento storico di grande importanza”, sottolineando che Gregorio XV volle la Congregazione de Propaganda Fide per coordinare e guidare l’attività missionaria della Chiesa, fino ad allora controllata dai sovrani cattolici di Spagna e Portogallo. Ha anche sottolineato che il pontificato di Gregorio XV (1621-1623) fu breve ma molto importante per la rinascita cattolica: primo Papa di formazione gesuita – ha spiegato -  cercò di proseguire il rinnovamento interno della Chiesa.  

Sede naturale del convegno l’Urbaniana

Padre Leonardo Sileo ha messo in luce il significato della scelta della  Pontificia Università Urbaniana quale sede del convegno, ricordando che l’Università stessa è il frutto dell’evoluzione storica del Collegio Urbano fondato a Roma il 1° agosto 1627 da  Papa Urbano VIII (1623-1644), successore di Gregorio. Proprio Papa Urbano – ha ricordato padre Sileo - diede un forte appoggio al progresso delle missioni attraverso la formazione dei missionari da inviare in particolare nel lontano Oriente e attraverso l’istituzione della Stampa Poliglotta (1626), che ha pubblicato testi di grammatica utili allo studio delle lingue locali o preziose mappe o carte geografiche. Padre Sileo ha anche ricordato l’attività formativa pluriforme della Pontificia Università, che si avvale di una rete interuniversitaria. L’Urbaniana, infatti, è la “casa madre” di 108 istituti universitari presenti e operanti nei cinque continenti, in particolare in Africa e in Asia.

Dal passato al presente

Di preziose testimonianze e insegnamenti per la vita e la missione odierna della Chiesa, del grande laboratorio interculturale che hanno rappresentato le missioni abbiamo parlato con padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche:

Ascolta l'intervista con padre Bernard Ardura

Padre Ardura parla di delicato rapporto tra l’intento missionario della Chiesa e gli opportunismi di Stati che hanno visto nella missionarietà un supporto alle loro mire colonizzatrici. Ci sono stati esempi di mancato equilibrio – ammette Padre Ardura – ma si deve andare alle fonti storiche e alla documentazione dell’epoca – aggiunge - per comprendere che fin da subito era evidente il rischio e che dalla Congregazione per la fede si è cercato di evitare tali commistioni. Racconta che dai documenti emerge il divieto di confessare o predicare nella lingua originaria dei missionari e al contrario l’obbligo di imparare la lingua degli indigeni.  Cita poi un esempio relativo al secolo scorso: il richiamo di Benedetto XV nella sua Lettera apostolica Maximum illud del 30 novembre 1919, per il superamento di ogni chiusura nazionalista ed etnocentrica, di ogni compromesso nell'annuncio del Vangelo con le potenze coloniali, con i loro interessi economici e militari. E ribadisce che il richiamo è sempre attuale. Benedetto XV ricordava allora – nota padre Ardura - che l'apertura della cultura e della comunità alla novità salvifica di Gesù Cristo esige il superamento di ogni indebita intrusione etnica ed ecclesiale.

L’obiettivo dell’unità

Tra l’altro – spiega ancora il religioso – un obiettivo della Congregazione del 1622 era anche quello di superare l’amministrazione delle missioni sulla base del sistema di patronato con un altro sistema in grado di assicurare meglio la promozione delle attività di evangelizzazione e consentire ai missionari di conquistare i cuori e le menti delle popolazioni locali. La riforma – aggiunge padre Ardura - era urgentemente necessaria proprio per creare un’azione più unita e concertata, visto il numero crescente di missionari provenienti da diversi istituti religiosi e di clero secolare impegnati nella diffusione della fede. La congregazione doveva coordinare e guidare l’attività missionaria della Chiesa, fino ad allora controllata dai sovrani cattolici di Spagna e Portogallo. Padre Ardura, nell’intervista, spiega anche che l’istituzione della Congregazione era il frutto del lento processo che era stato iniziato durante il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585), preoccupato dell’unione degli Orientali con Roma e in modo speciale di Slavi,  Greci,  Siri,  Egizi ed Etiopi, e che era stato poi ripreso da Clemente VIII (1592-1605). Un processo – aggiunge - che avveniva in una Curia romana profondamente riorganizzata da Sisto V, in cui le competenze prima riservate al concistoro erano passate a un sistema di Congregazioni specializzate. Così, - sottolinea padre Ardura - la difesa e la propagazione del cattolicesimo suggerirono a Gregorio XV (1621-1623) l’istituzione di una Congregazione esclusivamente dedicata alla propagazione della fede, sia nelle terre dove erano presenti i cristiani Orientali separati da Roma, sia nelle regioni ancora in via di esplorazione, tanto più che l'Olanda e l'Inghilterra, pur aspirando al commercio e all'espansione coloniale, erano anche pronte a diffondere ovunque le dottrine del protestantesimo.

Due tappe particolari

Padre Ardura ricorda che la denominazione della Congregazione è stata cambiata da Paolo VI - con la Costituzione apostolica Regimini Ecclesiæ universæ del 15 agosto 1967 - in Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, a causa – sottolinea - del rischio di connotazione negativa che assume oggi il termine ‘propaganda’. E c’è poi un’altra tappa fondamentale da ricordare: con l'entrata in vigore della Costituzione apostolica Praedicate evangelium di Papa Francesco, il 5 giugno 2022, la Congregazione come tale di fatto è scomparsa perché forma, con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il nuovo Dicastero per l'Evangelizzazione. Con il nuovo assetto del Dicastero per l’Evangelizzazione – mette in luce padre Ardura - si intende pure sottolineare che l’annuncio del Vangelo concerne non soltanto i territori non ancora evangelizzati, ma anche quelli che hanno ricevuto l’annuncio nel corso dei secoli, e nei quali si avverte la necessità di una nuova evangelizzazione degli uomini e delle donne, che vivono oggi nelle nuove culture spesso formatesi fuori dai valori cristiani. Così, la Chiesa intende adempiere al mandato di Gesù di portare a tutti il messaggio della Salvezza.

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15 novembre 2022, 16:46