Sinodalità e Concilio, il nuovo Anno accademico dell'Istituto Giovanni Paolo II
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La cerimonia della Dies Academicus del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II si è svolta questa mattina nell’auditorium Caffarra con la partecipazione di tutti i vicepresidi delle sezioni internazionali e di 25 coppie provenienti da tutto il mondo e appartenenti a tre movimenti familiari che collaborano al progetto annuale di formazione promosso dall’Istituto, in collaborazione con il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, per promuovere un comune indirizzo negli studi su matrimonio, famiglia e vita.
Paglia: il Concilio e il volto nuovo della Chiesa
Gli interventi prendono il via con l’indirizzo di saluto del gran cancelliere, monsignor Vincenzo Paglia, lieto di aprire la giornata di inaugurazione di un anno accademico che incrocia il 60mo anniversario del Concilio Vaticano II. Monsignor Paglia rievoca la sua personale esperienza di quando nel gennaio del 1959 si sparse la voce che Giovanni XXIII avesse annunciato ai cardinali l’intenzione di indire quello straordinario evento e poi della sera dell’11 ottobre 1962 quando, anche lui in Piazza San Pietro, sentì il Papa parlare di carezze da dare ai bambini suscitando l’entusiasmo della folla dei fedeli. Il Papa, prosegue monsignor Paglia, aveva il Concilio nel cuore, attraverso di lui parlava lo Spirito mosso "dalla sete del popolo cristiano".
La centralità teologica e pastorale di matrimonio e famiglia
In un tempo fortemente diviso all’indomani di due guerre mondiali, Papa Roncalli indicava un nuovo orizzonte mostrando un volto nuovo della Chiesa capace di parlare al cuore dell’umanità. Mentre i trattati di teologia descrivevano la Chiesa come la “societas perfecta”, Giovanni XXIII la presentava come una comunità solidale e con le parole “Fratres sumus”, siamo fratelli, cominciava a cambiare il volto della Chiesa. Al Concilio, prosegue il gran cancelliere, si deve anche l’apertura di un tempo “di straordinaria collaborazione fraterna fra il ministero dei pastori e quello dei teologi.” In questo contesto “per la prima volta nella storia del magistero più alto - prosegue-, il Concilio presentò, nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, la centralità teologica, pastorale e spirituale del matrimonio e della famiglia: grammatica fondamentale per la comprensione dell’umano che ci accomuna". “Noi siamo allo stesso tempo luogo di Chiesa e un’Accademia di studi”, conclude monsignor Paglia, “sarebbe bello se potessimo contribuire alla riapertura del fervore ecclesiale che fece del Concilio un grande atto di Chiesa e di fraternità”.
Bordeyne: un percorso ricco di novità
Nella relazione del preside, il professor Philippe Bordeyne che è seguita, gli obiettivi raggiunti dall’Istituto e i nuovi progetti per l’anno accademico che si apre. Dopo la pandemia, afferma Boreyne, docenti e studenti stanno reimparando a vivere nello spazio storico dell'Istituto con l’utilizzo ad esempio della biblioteca, è stata rinnovata la veste grafica della rivista Anthropotes e internazionalizzato il comitato scientifico, mentre in termini di ricerca il preside ricorda il seminario organizzato durante l'anno scorso per i docenti che “ci ha permesso di progredire insieme” nell’ascolto di nuove voci e l’incontro con nuove problematiche culturali, e le molte collaborazioni avviate anche a livello internazionale. Il preside ricorda ancora il colloquio internazionale di teologia morale sulla ricezione di Amoris laetitia del maggio scorso, mentre annuncia la prossima presentazione di un libro sulla legge naturale.
Un coraggioso lavoro di ascolto
Guardando al nuovo anno accademico, monsignor Bordeyne indica alcuni passi ulteriori da compiere alla luce della Costituzione apostolica di Papa Francesco, di cui sottolinea tre punti su cui lavorare. Il primo è prendere coscienza che l'annuncio del messaggio del Vangelo “non può ridursi a ripetere il deposito della fede senza preoccuparsi dei modi in cui questo può raggiungere i suoi destinatari, e senza prestare attenzione al modo in cui il kerigma è già vissuto nel popolo di Dio, grazie al dono della fede e ai carismi ricevuti dallo Spirito Santo”. Ciò “presuppone un lavoro di ascolto, interpretazione e coraggio nella ricerca”, tenendo conto “dei tanti modi diversi in cui la grazia di Dio agisce oggi, nelle famiglie, nella Chiesa e nella società”.
I diversi modi in cui lo Spirito è all'opera
Il secondo punto evidenziato da Papa Francesco riguarda le facoltà ecclesiastiche disegnate come "una sorta di provvidenziale laboratorio culturale in cui la Chiesa (...) si nutre dei doni della Sapienza e della Scienza con cui lo Spirito Santo arricchisce in varie forme l'intero popolo di Dio: dal sensus fidei fidelium al magistero dei pastori, dal carisma dei profeti a quello dei dottori e dei teologi". E se ci sono talenti individuali, vi sono anche, citando il teologo Congar: “doni e risorse collettive originali: quelle dei popoli, delle culture, delle esperienze e delle tradizioni legate ai destini storici. Anche in questo lo Spirito è all'opera". È per la Chiesa universale, afferma il preside, “il problema del pluralismo, delle Chiese particolari" e sottolinea: “Per ascoltare i poveri e dare un contributo insostituibile all'evangelizzazione delle famiglie, possiamo contare sui tanti Paesi del Sud del mondo rappresentati dai nostri studenti, dalle sezioni e dai centri associati".
Sviluppare nuovi metodi di studio
Il professor Bordeyne parla poi di transdisciplinarietà, di sviluppo di nuovi metodi di insegnamento e di studio, “in cui ogni studente comprenda di avere bisogno degli altri studenti, e non solo dei professori, per entrare in un vero spirito di ricerca”, ricerca che a sua volta è chiamata ad interagire con gli spazi socio-economici e culturali in cui è inserita. Il terzo punto di Veritatis gaudium che il preside sottolinea riguarda “le reti internazionali e il sostegno che le regioni ricche possono dare a quelle più povere”, e pospetta la futura realizzazione di una scuola di dottorato che metta in comune le risorse della sede romana dell'Istituto e quelle delle sezioni internazionali, anche attraverso la comunicazione digitale, allo scopo di offrire ai dottorandi una pluralità di risorse “con diversi ancoraggi pastorali” e la possibilità di soggiorni internazionali di ricerca.
Gaillardetz: in Francesco una ricezione nuova del Concilio
Tema della prolusione, affidata quest’anno a Richard R. Gaillardetz, professore di teologia sistematica al Boston College, sul tema: “Sinodalità e pontificato di Francesco: una nuova ricezione del Concilio Vaticano II”. Obiettivo della sua prolusione è dimostrare fino a che punto il pontificato di Papa Francesco “esprima una ricezione nuova dell’insegnamento del Concilio Vaticano II, e come questa si comprenda al meglio attraverso la lente della sinodalità ecclesiale”. Il teologo sostiene con ampie argomentazioni “che la visione di una Chiesa sinodale risulta evidente nell’impegno di Papa Francesco per la trasformazione delle relazioni ecclesiali, nell’estensione missionaria della sinodalità in una cultura dell’incontro, nell’invito alla Chiesa a concentrarsi maggiormente sull’essenziale della fede cristiana, e infine nell’esercizio autentico dell’autorità ecclesiale in accordo con il principio di sussidiarietà”.
Il tema della sinodalità ha radici nel Vaticano II
La riflessione sui contributi di Francesco alla vita della Chiesa parte dalla costatazione che sarebbe “impossibile comprendere il suo pontificato a prescindere dal Concilio Vaticano II. La mia tesi – afferma - è che il grande dono di Francesco alla Chiesa risieda precisamente nella ricezione del tutto nuova, coerente e relativamente completa, dell’insegnamento di quel Concilio”, al cui cuore è il tema della sinodalità. Egli la esplicita innanzitutto collegando la sinodalità all’insegnamento del Concilio sulla Chiesa come popolo di Dio e alla Chiesa come pellegrina, infine all’intuizione del Concilio secondo cui tutta la Chiesa è destinataria della Parola di Dio. Una Chiesa sinodale esige relazioni ecclesiali trasformate e tale impegno non può che mettere in discussione “la visione della Chiesa che ruota intorno a un rigido dualismo laici-clero”. Inoltre necessita di nuove forme istituzionali. Per Papa Francesco “una Chiesa sinodale risiede nella natura missionaria della Chiesa” in movimento “dal centro alle periferie, affinché possa ‘arrivare a tutti, senza eccezioni’”. In questa visione si inserisce l'insistenza del Papa per una cultura dell’incontro.
Rendere la Chiesa più sinodale è compito anche dell'Istituto
Il professor Gaillardetz evidenzia poi che Francesco è tutt’altro che “un liberale in materia di dottrina”, ma ritiene che “ le dottrine non sono fini a sé stesse; ci servono quando ci attirano in un rapporto vivificante con Cristo”. Altre sollecitazioni offerte dal Papa sono per il teologo americano, la “teologia del popolo”, l’ascolto “delle preoccupazioni concrete dei credenti”, la sussidarietà che significa responsabilità di ogni livello decisionale. La prolusione si conclude con l’affermazione che l’attuale pontificato potrebbe “riservarci altre sorprese”, e con la convinzione che, in ogni caso, “l’opera per rendere la Chiesa più sinodale non riguarda solo questo pontefice, ma tutti noi, e forse in particolar modo l’Istituto Giovanni Paolo II”.
La consegna di tre premi
Al termine della densa mattinata, le premiazioni dell’Anno accademico 2021-2022 ai migliori studenti dei programmi di Licenza e di Dottorato. Tre i premi consegnati consistenti in buoni libri a sostegno della loro ricerca con l’augurio che lo studio compiuto nell’Istituto sappia generare frutti preziosi per la Chiesa e la società.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui