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Papa Roncalli e i lavori del Concilio seguiti in "video live"

I tecnici della Santa Sede organizzarono un moderno sistema per consentire a Giovanni XXIII di seguire l'assise in diretta tv dallo studio papale. “Il Pontefice non credeva si potesse arrivare a tanto”, dice il suo aiutante di camera Guido Gusso che aveva il compito di manovrare le inquadrature. “La realizzazione del sistema non fu particolarmente complessa”, spiega l'ingegnere Pier Vincenzo Giudici, già vicedirettore tecnico di Radio Vaticana, ricordando la collaborazione con la Philips

Eugenio Bonanata - Città del Vaticano

Oggi le video chiamate e le riunioni on-line sono alla portata di tutti. Ma non era così nel 1962. Eppure, per l’apertura del Concilio Vaticano II, i tecnici della Santa Sede riuscirono a mettere in piedi un moderno sistema per consentire a Giovanni XXIII di seguire in diretta video i lavori conciliari senza uscire dal suo appartamento. “Il Papa era molto curioso e si collegava quasi tutti i giorni”, dice il suo aiutante di camera, Guido Gusso, svelando a Telepace i retroscena di un fatto finora sconosciuto ai più. In pratica, nello studio di Papa Roncalli, c’era un televisore connesso a due telecamere posizionate di fronte alle due ‘ali’ in cui venne suddivisa l’aula conciliare allestita nella navata centrale della Basilica di San Pietro. E non è tutto. “Dallo studio - sottolinea Gusso - potevamo muovere le telecamere e ‘zoomare’ per vedere chi stava parlando in quel momento oppure l’espressione di chiunque fosse in aula”.

Una telecamera dell'impianto a circuito chiuso
Una telecamera dell'impianto a circuito chiuso

Il lavoro della Radio Vaticana

A raccontare i dettagli del sistema è l’ingegner Pier Vincenzo Giudici, già vicedirettore tecnico della Radio Vaticana, che si occupò degli impianti relativi alla parte audio. Un impegno che ha portato alla registrazione integrale dei lavori conciliari - oggi di inestimabile valore - ma anche alla diffusione del segnale in loco e al di fuori, nell’ambito dei programmi e dei servizi realizzati dall’emittente pontificia. “La Radio Vaticana - precisa l’ingegnere - lavorava a supporto dell’ingegner Francesco Vacchini, il responsabile della Fabbrica di San Pietro, che curò la progettazione e la realizzazione di tutta l’aula. Fu a lui che venne chiesto di portare all’appartamento papale i segnali video oltre a quelli audio che già fornivamo. E ovviamente ci mettemmo a disposizione”. 

Ascolta gli interventi integrali di Guido Gusso e Pier Vincenzo Giudici
La cabina operativa dell'impianto di amplificazione
La cabina operativa dell'impianto di amplificazione

Collaborazione con la Philps

L’installazione non fu particolarmente complessa, secondo l’ingegner Giudici, che ricorda la collaborazione con la Philips vincitrice del concorso per il supporto sul versante audio. “La videosorveglianza non era tanto impegnativa cerebralmente quanto fisicamente”, aggiunge. “Bisognava stabilire dove posizionare le telecamere e dove far passare i fili, e a questo ci pensarono gli elettricisti del Vaticano che conoscevano bene tutti punti chiave dell’appartamento papale”. A facilitare l’impianto, anche i cunicoli che i tecnici della Radio Vaticana avevano aperto al di sotto del pavimento della Basilica di San Pietro durante la lunga fase preparatoria del Concilio. Una soluzione per agevolare la realizzazione di qualsiasi tipo di collegamento, che risulta preziosa ancora oggi e che allora venne utilizzata anche per portare il segnale video verso il punto di destinazione.

Giovanni XXIII "soddisfattissimo"

“Giovanni XXIII era soddisfattissimo di questa organizzazione, non credeva che si potesse arrivare a tanto”, afferma Gusso, sottolineando come questo sistema permise al Papa di essere presente ai lavori senza esserlo fisicamente. “Ci teneva a lasciare ai vescovi la possibilità di confrontarsi liberamente”, sebbene il Pontefice bergamasco avesse i suoi punti di riferimento perché c’erano alcuni cardinali che non erano affatto favorevoli al Concilio. “Sapevo già dove puntare la telecamera: ad esempio sul cardinale Ottaviani o sul cardinale Siri, il quale una volta disse addirittura che ‘ci vorranno 500 anni per riparare i guai del Concilio’”. Molti esponenti della Curia romana erano preoccupati soprattutto per la spesa che il cammino conciliare avrebbe comportato. “Alla fine il Vaticano non pagò nulla”, precisa Gusso, senza voler fornire altri particolari sui benefattori.

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11 ottobre 2022, 09:15