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Parolin arrivato in Sud Sudan: "Il Papa vi ha nel cuore e prega per la pace"

Il cardinale Segretario di Stato atterrato questa mattina, intorno alle 10.15, a Juba. All'aeroporto, alla presenza del nunzio e del senior advisor del governo, un'atmosfera di festa tra suore e donne di diverse tribù che hanno urlato, danzato e cantato. Oggi pomeriggio l'incontro con il presidente Salva Kiir

Salvatore Cernuzio - Inviato a Juba

I passeggeri del volo Ethiopian Airlines hanno iniziato a guardarsi tra loro negli ultimi minuti di atterraggio per capire a chi fosse riservata l’accoglienza fuori dall’aeroporto di Juba. L’aereo non aveva ancora toccato terra che dall’alto già si sentiva il suono dei tamburi ngoma e dei sonagli alle caviglie delle donne che, all’apparire del velivolo, si sono lasciate andare in uno sfrenato zaghroutah, l’urlo a metà tra un canto e un ululato. Il cardinale Pietro Parolin si è poggiato al finestrino: "Ma che bella accoglienza", ha esclamato, mentre le iniziali macchie di colore divenivano via via sempre più nitide: il rosso del lungo tappeto di velluto all’ingresso, l’avorio delle divise dei militari, il giallo, il verde, l’arancione degli abiti tribali di donne e bambini che danzavano con strumenti di paglia nelle mani, il bianco dei fazzoletti sulla testa di gruppi di suore che agitavano cartelloni con scritto “Welcome in South Sudan”. 

Atmosfera di festa 

È iniziata in un’atmosfera che sarebbe riduttivo definire di festa la visita del segretario di Stato a Juba, seconda tappa del viaggio in Africa a nome del Papa. Atterrato alle 10.15, con il sole cocente che picchiava sulla fronte, il porporato è sceso dall’aereo e subito è stato omaggiato con fiori e con una tipica collana di perline colorate. Ad attenderlo ai piedi della scalinata c’erano il nunzio apostolico, l'olandese Hubertus Mathews Maria van Megen, il cardinale Gabriel Zubeir Wako, arcivescovo emerito di Khartoum, e diversi vescovi in talare bianca, tra cui padre Christian Carlassare, il missionario vicentino vescovo di Rumbek, vittima lo scorso anno di un terribile agguato.

Parolin saluta il vescovo di Rumbek, Christian Carlassare
Parolin saluta il vescovo di Rumbek, Christian Carlassare

L'accoglienza di Chiesa e popolo

Impossibile scambiare un saluto e qualche parola tra musica e urla, proseguite anche fuori dalla finestra della lounge room, dove Parolin ha salutato brevemente il senior advisor del governo, il generale Kuol Manyang Juuk, giunto a dargli il benvenuto a nome del presidente Salva Kiir. Parolin vedrà il presidente oggi pomeriggio alle 15.30, poco dopo incontrerà il primo vice presidente, Riek Machar, e poi la Conferenza episcopale. Fuori dall'aeroporto il cardinale ha condiviso alcune dichiarazioni con dei media locali, anzitutto per dirsi "colpito da questa accoglienza così incredibile" e poi per esprimere "gratitudine a ognuno di voi, il presidente della Repubblica, i rappresentanti della Chiesa, tutta la popolazione del Sud Sudan".

Il saluto del cardinale 

"È una grande gioia per me essere qui e stare qui per qualche giorno per celebrare, pregare, incontrare gente a nome del Santo Padre che vi porta sempre nel cuore, è molto preoccupato per la pace e la riconciliazione del Sud Sudan e segue i buoni sviluppi che si stanno verificando", ha detto Parolin. "Thank you very very much", ha concluso il cardinale. "Juba welcome you", ha esclamato Manyang Juuk, "the peace is coming. La pace sta arrivando".

La danza di un gruppo di donne per dare il benvenuto a Parolin
La danza di un gruppo di donne per dare il benvenuto a Parolin

Estrema povertà

Il porporato si è poi trasferito nella Nunziatura Apostolica, per ora sistemata in una casa presa in affitto. Il cardinale benedirà infatti nei prossimi giorni la prima pietra della nuova Nunziatura in Sud Sudan. Lo spostamento è avvenuto in jeep, unico modello di auto capace di percorrere queste strade dissestate fatte di una terra rossa che si appiccica ai vestiti senza andare più via. Un tragitto poco distante, tuttavia sufficiente ad avere pienamente restituita l’immagine di povertà estrema in cui versa la città africana.

Una “grande periferia” di edifici disposti in maniera disorganica, ai cui piedi, sul ciglio della strada, sorgono baracche di legno, paglia e lamiera. Al passaggio delle macchine con la bandiera bianco gialla del Vaticano gli abitanti si girano a guardare, i bambini salutano. Camminano soli in mezzo a cani e capre, oppure stanno vicino alle mamme in banchetti di vestiti e frutta poggiati sulla fanghiglia, che si fanno ombra sui muri ridipinti con pitture anti zanzare. A questa popolazione sofferente, oltre che per le condizioni di vita anche per una instabilità generata da guerre e violenze sedimentate da anni in queste zone, Parolin porta ora la carezza di Papa Francesco. 

Un ballo tribale in onore del cardinale
Un ballo tribale in onore del cardinale

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05 luglio 2022, 12:00