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Una delle immagini del processo nell'Aula polifunzionale dei Musei Vaticani Una delle immagini del processo nell'Aula polifunzionale dei Musei Vaticani 

Processo vaticano, Di Ruzza interrogato. Rigettata la richiesta di nullità di Crasso

Tredicesima udienza nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani. L’ex direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria interrogato per circa quattro ore: “Ho sempre agito nell’interesse della Santa Sede, l’operato dell’AIF corretto”. Prossima udienza il 5 maggio con l’interrogatorio del cardinale Becciu

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Iniziata con un’ora di ritardo, durata quasi cinque ore, occupata per 45 minuti dalle dichiarazioni spontanee dell’ex direttore dell’AIF, Tommaso Di Ruzza, e per circa due ore dall’interrogatorio del promotore di giustizia, si è svolta oggi nell’Aula polifunzionale dei Musei vaticani la tredicesima udienza del processo per presunti illeciti compiuti con i fondi della Santa Sede. Battute scherzose, discussioni accese e tante domande tecniche, si sono alternate durante la mattinata che ha visto l’interrogatorio dell’ex direttore dell’Autorithy di informazione finanziaria, accusato di abuso d'ufficio.

La difesa di Crasso

Di Ruzza è il quarto imputato a rispondere alle domande di accusa e difesa. Il quinto, previsto per domani 28 aprile, era il finanziere Enrico Crasso. Era, dal momento che Crasso attraverso un’eccezione di nullità dell’avvocato difensore, Luigi Panella, ha fatto sapere che non si sarebbe presentato all’udienza fissata dal presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, non avendo avuto finora accesso completo all’intera documentazione sequestrata dai Promotori di Giustizia. “La difesa di Crasso nel processo risulta gravemente pregiudicata”, si legge nell’atto depositato da Panella il 20 aprile e diffuso da alcuni media nei giorni scorsi. Più nel dettaglio, Crasso chiede di verificare la corrispondenza contenuta nel suo pc personale sequestrato due anni fa, ma il computer non è stato depositato in cancelleria.  Ciò, secondo il difensore, “ha pregiudicato gravemente ogni prospettiva di accertamento della verità”.

Eccezione "fuori luogo"

Nei mesi precedenti il tema del materiale restituito parzialmente ha tenuto banco per nove udienze. La questione era sta superata con due ordinanze del 1° marzo e del 5 aprile 2022. E infatti Pignatone, con una nuova ordinanza dai toni fermi, letta oggi a inizio seduta, ha rigettato l’eccezione del legale di Crasso definendola “fuori luogo”. L’atto – si legge - non sottopone al vaglio del Collegio giudicante “questioni di fatto e di diritto ulteriori e diverse rispetto a quelle già vagliate e decise". L’istanza difensiva “volta ad ottenere copia forense del pc in sequestro ha trovato accoglimento e, quindi, da un lato, si rivelano prive di fondamento, in fatto prima ancora che in diritto, le doglianze volte a far valere asserite limitazioni indebite delle prerogative difensive”. Dall’altro lato, spiega l’ordinanza, “si palesano del tutto irrituali le espressioni spese nel corpo dell’ulteriore atto difensivo”, peraltro depositato da Panella dopo il Promotore aveva già autorizzato il rilascio di copia forense del pc. Il Tribunale vaticano ribadisce di aver assicurato “ampio spazio” a tutte le istanze e le eccezioni dalle parti processuali; pertanto “appare fuori luogo la reiterata riproposizione delle medesime questioni già decise”, peraltro “mediante il ricorso ad enfatici quanto ingiustificati richiami ad esperienze inquisitorie che non appartengono alla natura di questo ordinamento”.

Dichiarazioni spontanee di Di Ruzza

Quanto a Di Ruzza, interrogato dalle 11.15 fino alle 15 (con una pausa in mezzo), l’ex numero due dell’Autorithy di Informazione finanziaria ha letto una dichiarazione spontanea di diciotto pagine, in cui ha confermato solo parzialmente gli interrogatori del 23 e 26 marzo 2020. C’erano infatti alcune “precisazioni” da fare, anzitutto il fatto di non aver “mai conosciuto o tenuto rapporti" con gli altri imputati Tirabassi, Torzi, Mincione, Squillace, Crasso o Marogna. Carlino, invece, lo ha conosciuto “per ragioni istituzionali”, cioè fissare incontri con i sostituti della Segreteria di Stato, monsignor Edgar Peña Parra, e, prima, il cardinale Angelo Becciu, incontrato solo “due volte”. “Gli unici miei interlocutori sono stati il Santo Padre, il cardinale Parolin, monsignor Peña Parra, i vertici dello IOR (il presidente De Franssu e il direttore Mammì), l’allora presidente Aif, René Brüllhart, i responsabili interni dell’Ufficio di vigilanza”, ha detto Di Ruzza.

Incontri e colloqui

Ha poi ricordato un primo incontro con il Papa del 26 marzo 2019, in cui informò Francesco “circa gli esiti delle prime analisi svolte a seguito della comunicazione della Segreteria di Stato all’AIF” dei giorni prima. Il Papa gli riferì di aver invitato il sostituto “a rivolgersi al presidente e al direttore dell’AIF in quanto persone di fiducia della Santa Sede”, sottolineando “che era interesse della Santa Sede voltare pagina” in riferimento alla decisione di “una gestione diretta, senza intermediari, dell’immobile di Londra”. Francesco, ha affermato Di Ruzza, chiese “espressamente di fornire assistenza al sostituto”. “Su Londra, è stata sempre espressa la volontà di non avviare alcun contenzioso e di giungere ad una soluzione transattiva delle questioni pendenti nell’interesse della Santa Sede”, tenendo conto dei contratti firmati e ratificati nel 2018, ha tenuto a rimarcare inoltre il manager.

Il finanziamento dello IOR

Ampio focus anche sulla vicenda del finanziamento prima approvato, poi negato dallo IOR alla Segreteria di Stato: Peña Parra, ha detto Di Ruzza, “manifestava molta preoccupazione perché il mutuo acceso comportava costi eccessivi e si rendeva necessario un prestito in surroga”. Si parlava di un mutuo di 150 milioni con una percentuale dell’8% che comportava interessi pari a 12 milioni l’anno per il Dicastero. Con la surroga sarebbero stati l’1 o il 2 %. L’AIF allora si era limitata a indicare allo IOR – che, è stato ribadito più volte, non è un istituto di credito - “la fattibilità di una anticipazione di liquidità alla Segreteria di Stato, senza esercitare alcuna indebita ingerenza”.  Anche in questo caso fu aperto un fascicolo. Lo stesso IOR avanzò per primo l’ipotesi di “uno scoperto di conto” a favore della Segreteria di Stato in una lettera del 13 maggio 2019 a firma del presidente de Franssu, ha ricordato Di Ruzza, che tuttavia non ha saputo rispondere sul perché l’Istituto fece infine marcia indietro.

L'attività dell'AIF

L’interesse di Di Ruzza era di difendere l’operato dell’AIF, così come quello di Brüllhart, col quale c’era ottima collaborazione. “Posso affermare che l’AIF ha agito in maniera corretta, nei limiti del proprio mandato, e nel rispetto delle prerogative dello IOR”, ha ribadito in aula. A dimostrazione di ciò, ha spiegato che sulla vicenda di Londra l’Autorità aveva svolto un’attività di intelligence su due piani: “sulle ipotesi di transazione” col broker Gianluigi Torzi (anche lui tra gli imputati) e “sulla storia, documentazione e soggetti coinvolti nell’operazione di acquisto” del palazzo di Sloane Avenue. Più volte Di Ruzza ha poi spiegato che l’AIF ha offerto alla Segreteria di Stato solo assistenza tecnica: trattandosi di ente pubblico non aveva infatti alcun potere decisionale o di vigilanza. A livello internazionale erano state attivate, invece, collaborazioni con UIF di Paesi connessi al caso e con l’Autorità di vigilanza di Malta, tramite comunicazioni spontanee, richieste di informazioni, il sollecito di riscontri scritti e telefonici. “Durante il 2019 – ha detto ancora Di Ruzza - ci furono quattordici incontri tra AIF, Gendarmi e Promotori, e rappresentai la richiesta dell’AIF anche ai Gendarmi. Non c’è mai stata risposta e l’1 ottobre ne abbiamo scoperto il motivo”.

Autonomia e indipendenza

Rispondendo alle numerose e dettagliate domande del promotore di giustizia aggiunto, Gianluca Perone, Di Ruzza ha ribadito che nell’AIF non sono mai venuti meno i principi di autonomia e indipendenza e ha spiegato che all’epoca non vi fu motivo per trasmettere informazioni al Promotore di Giustizia su presunte attività sospette. “Lei voleva che denunciassi chi? Il sostituto?”, ha replicato a una domanda, lasciando intendere che Peña Parra fosse l’unico suo riferimento.

Rapporti con Torzi

Ancora, sui 15 milioni fatturati a Torzi per uscire dall’affare di Londra, Di Ruzza ha spiegato che “la Segreteria di Stato doveva riacquisire il controllo diretto dell’immobile” e che il broker aveva svolto “un servizio di sviluppo strategico non a titolo gratuito”. Nei suoi confronti, inoltre, “era venuta meno la fiducia”. Furono chieste informazioni per seguire il flusso delle movimentazioni, ha spiegato Di Ruzza, chiarendo di non aver mai avuto sentore di minacce. Tensioni, quelle sì, durante le trattative. L’avvocato Paola Severino, parte civile della Segreteria di Stato, ha mostrato un documento dell’11 ottobre 2019, in cui Torzi minacciava di far pendere la trattativa a suo favore: “Minacce potenziali”, ha detto Di Ruzza, “non escludo la preoccupazione della Segreteria di Stato”.

Prossime udienze

Il processo prosegue il 5 maggio con l’interrogatorio al cardinale Becciu. “Sarà sicuramente solo l’inizio”, ha commentato Pignatone, fissando un’altra udienza per il 18 per proseguire l’audizione del porporato. Il 19 sarà invece sentito Fabrizio Tirabassi; nel caso in cui il suo interrogatorio e quello di Becciu fossero "incompleti", saranno riascoltati il 20 maggio, altrimenti toccherà a Crasso. Altre udienze sono state fissate per il 30 e 31 maggio e per l’1 giugno.

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27 aprile 2022, 17:00