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Ucraina, una donna in preghiera a Leopoli Ucraina, una donna in preghiera a Leopoli 

Ucraina, il nunzio: la Pasqua spezzi la catena dell’odio

L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas ringrazia ancora Papa Francesco per la sua vicinanza e riafferma: i leader politici si lascino interrogare in coscienza sulle conseguenze delle loro azioni nei confronti della gente

Linda Bordoni e Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Lo aveva detto come una supplica la Domenica delle Palme, alla fine della Messa: "Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente". L'appello, il grido di Francesco ha avuto un'eco grande in Ucraina, portando un vento di fiducia. Il nunzio apostolico a Kiev, monsignor Visvaldas Kulbokas, è tra coloro che ha ascoltato commosso quell'appello, grato per l'ennesimo invito del Papa a restituire all'Ucraina una speranza di pace, mentre la guerra sembra annichilire ogni cosa.

Eccellenza, siamo a un passo dalla Pasqua e la Chiesa rivive la Passione di Cristo, mentre l’Europa e altre parti del mondo continuano a vivere un calvario fatto di guerre e violenze…

Colpisce profondamente vedere come questa guerra terribile continui in Ucraina, le troppe vittime tra i civili, oltre che tra i militari, che la rendono se possibile ancor più inaccettabile… Ma sempre lo è: anche guardando alla guerra in Siria, in Afghanistan, in Libia o qui, in Ucraina, ogni guerra sempre è inaccettabile. E osservando la Russia, l’Ucraina, altri Paesi europei è evidente che l’odio tra le persone sia in aumento e questa è una delle conseguenze della guerra: si entra in uno stato d’animo malvagio in cui la guerra provoca sempre più odio. Per questo Papa Francesco ha invocato una tregua di Pasqua, chiedendo che le armi vengano deposte e che i politici siano disposti a qualche sacrificio per il bene delle persone. La guerra in sé non è ammissibile e inoltre, da un punto di vista cristiano, dobbiamo ricordare che la vita umana e i diritti dei popoli sono al di sopra di ogni cosa, al di sopra delle nostre idee politiche, al di sopra delle nostre idee militari. Per questo Papa Francesco continua a chiedere ancora di negoziare e di riflettere. In questo senso, la tregua pasquale offrirebbe più tempo, soprattutto ai cuori dei politici, per riflettere su queste domande: quali azioni sto compiendo contro altre persone? Cosa provoco con le mie azioni?

Riflettere sul valore universale del bene comune mettendolo prima di ogni ambizione…

Pensiamo a questo: a chi appartiene la terra? A chi appartengono le nostre case? Ci rendiamo conto che non si tratta solo di diritto internazionale, stiamo parlando di quell’antica tradizione umana che dice che se questa è la mia casa, se questo è il mio Paese, io e la mia gente dobbiamo essere liberi di decidere come vogliamo vivere e quali scelte fare per il nostro Paese, per la nostra vita... Anche solo a partire da queste considerazioni - che rappresentano una legge naturale nella vita di ogni essere umano – nasce la condanna della guerra, rigettata da tutte le organizzazioni religiose e tutte le Chiese in Ucraina.

Lei ha sottolineato le parole di Papa Francesco, secondo cui la tregua pasquale non deve servire per recuperare nuove armi e riprendere i combattimenti. Lei ha fiducia che questo non accadrebbe?

Non abbiamo altra scelta, dobbiamo essere fiduciosi per forza. Perché se continuiamo a mantenere la mentalità dei nostri obiettivi politici e militari, l’intensità della guerra non potrà che aumentare. Dobbiamo capire, tutti, che non c’è soluzione militare né politica a questa guerra. Dovremmo lasciare che la dimensione umana e spirituale entri nelle nostre riflessioni. E quando Papa Francesco insiste nel sostenere che dovrebbe essere Dio a vincere questa guerra, non pensa certamente che questo debba avvenire con un incremento dell’azione politica o militare.

Lei è il rappresentante del Papa in Ucraina. Vuole lanciare un appello attraverso i media vaticani?

Il mio desiderio e il mio appello sono che tutti coloro che credono in Dio siano uniti nel condannare questa e ogni tipo di guerra. Dobbiamo essere uniti nella condanna di ogni forma di aggressione, ora e in qualsiasi situazione, e questo potrà offrire a noi e all’umanità un futuro più luminoso.

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16 aprile 2022, 15:00