Grech: la presenza del Papa sull'isola di Paolo confermerà la nostra fede
Deborah Castellano Lubov – Città del Vaticano
Prenderà il via domani il 36.mo viaggio di Papa Francesco a Malta. Una visita apostolica di due giorni, rinviata a marzo 2020 a causa della pandemia di coronavirus, che ha come tema: “Ci trattarono con rara umanità”. Il tema ricorda l'accoglienza ospitale e calorosa che San Paolo ricevette nel 60 d.C., quando la sua barca naufragò e si arenò sulle coste di Malta. Un’accoglienza che anche oggi resta una questione importante perché l’isola è luogo di approdo di profughi che vengono soprattutto dal Nord-Africa. Durante la sua permanenza a Malta, il Santo Padre si recherà nelle città di La Valletta, Rabat, Floriana e Gozo.
A Malta la fede trasmessa in famiglia
Il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che è maltese ed è stato vescovo di Gozo dal 2005 al 2019, farà parte dell'entourage del Papa per questo viaggio apostolico.
Cardinale Grech cosa significa la visita di Papa Francesco a Malta anche per lei come cattolico maltese?
È un momento di grazia perché credo che la presenza di Pietro sull'isola di Paolo ci confermerà nella nostra fede. E quando dico che il Santo Padre rafforzerà la nostra fede, voglio anche dire che aspetto che mandi un campanello d'allarme ai miei connazionali perché, anche se siamo una nazione cattolica con una forte tradizione cristiana, siamo parte del mondo. Siamo un Paese europeo quindi ciò che sta accadendo nel continente è presente anche nella nostra isola. Ecco perché prego fortemente che lo Spirito Santo assista Papa Francesco affinché sfrutti al meglio la sua visita e ci aiuti nella nostra nuova evangelizzazione. So che i miei fratelli nell'episcopato di Malta sono impegnati in questo progetto.
Eminenza, molti dei nostri pensieri vanno agli ucraini costretti a fuggire dalle loro case in questo momento. Crede che l'emergenza dei profughi ucraini farà da sfondo a questo viaggio in cui il tema dei rifugiati rappresenta uno dei cuori della visita del Papa?
Anche non considerando questa guerra in Ucraina, il fenomeno dei profughi che arrivano in Europa, da cui Malta non è esclusa, è centrale per le nostre isole essendo un crocevia del Mediterraneo. Sono contento che il Santo Padre in una visita così breve sia riuscito a mettere in agenda un incontro con alcuni rifugiati. Prima di tutto penso che questa sarà un'occasione per lui di mostrare il suo apprezzamento per la mia nazione che, nonostante tutto, ha fatto la sua parte ma si può fare di più. E forse dalla nostra isola, può inviare un messaggio all'Europa perché, considerando le dimensioni della nostra nazione, è giusto che l'Europa non lasci sola Malta in questa tragedia umana.
Lei ha accennato alla necessità di un certo risveglio all'interno del Paese. Quali sono le sfide o le maggiori difficoltà presenti che lei ritiene debbano essere affrontate?
Lei mi ricorda un importante messaggio che il Santo Padre ha inviato in Europa alcuni mesi fa sulla dignità umana e sul trascendente. Credo sarebbe un bel regalo, di cui fare tesoro, se ci aiutasse ad aprire i nostri cuori al trascendente, e quando dico trascendente, intendo Dio e l'umanità.
Eminenza, è confortante sentire di un Paese dove più del 90% della popolazione si è recentemente professata cattolica e dove la fede e la devozione hanno radici profonde. Cosa pensa che le chiese di altri Paesi possano imparare dai cattolici maltesi?
Penso che oggi ci troviamo dove siamo grazie alle nostre famiglie. La prima esperienza cristiana che abbiamo è quella della chiesa domestica, che è la famiglia. Ovviamente, anche a Malta, ci sono delle sfide da affrontare, ma grazie a Dio, abbiamo ancora le famiglie nel nostro cuore. E forse questo è qualcosa che possiamo condividere con altre chiese e altre nazioni europee, perché se perdiamo la famiglia le conseguenze saranno molto negative.
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