Gallagher a Beirut: la Santa Sede pronta a sostenere un dialogo nazionale in Libano
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Parole e gesti di vicinanza e solidarietà al “caro popolo†del Libano, stretto nella “morsa†di una crisi economica e politica che sembra non avere soluzione, si sono susseguiti nei quattro giorni della visita a Beirut di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Nel Paese dei Cedri dal 31 gennaio fino a domani 4 febbraio, l’arcivescovo si è fatto portavoce del Papa e della Santa Sede, la quale – ha detto – è pronta a prendere parte attiva, e probabilmente anche a ospitare, un dialogo nazionale fra le parti libanesi per ricucire le ferite e alleggerire le tensioni. Il “ministro degli Esteri†del Vaticano lo ha ribadito ieri ai cronisti libanesi, ai quali ha ripetuto l’appello alla comunità internazionale, già espresso dal Papa nel discorso al Corpo Diplomatico del 10 gennaio, perché non lasci sprofondare il Libano ma lo aiuti a compiere un cammino di “risurrezione†attraverso gesti concreti, non solo parole, rafforzando le relazioni necessarie ad aiutare questa nazione strategica per l’intero Medio Oriente.
Un dialogo nazionale e la visita del Papa
In quest’ottica Gallagher, in risposta alla domanda di un giornalista locale, ha garantito la disponibilità del Vaticano a svolgere un ruolo in un dialogo tra le parti libanesi che possa dirimere le controversie: “Se dovesse accadere - ha detto - la Santa Sede prenderebbe in seria considerazione il fatto di partecipare, e forse anche ospitare, un dialogo nazionale. Esso, però, deve essere il frutto di una richiesta avanzata da tutte le parti coinvolteâ€. Nel colloquio con i giornalisti non è mancato un riferimento ad un ipotetico viaggio del Papa nel Paese dei Cedri, desiderio espresso da tempo dallo stesso Francesco che in diverse occasioni ha detto di voler mantenere la “promessa†di visitare questa terra “simbolo di generositàâ€. Il viaggio si svolgerà “quando le condizioni lo permetterannoâ€, ha chiosato Gallagher.
La preghiera per le vittime dell'esplosione al Porto
L’arcivescovo ha poi nuovamente rivolto attraverso i media un incoraggiamento alla popolazione libanese perché continui ad essere “esempio†di un Medio Oriente “plurale, tollerante e diversificatoâ€; ai cristiani ha ricordato il proprio ruolo di “tessuto connettivo storico e sociale del Libanoâ€, affinché non si riducano solo a minoranza da proteggere ma diano un contributo attivo. “Indebolire la comunità cristiana rischia di distruggere l’equilibrio interno e la stessa realtà libaneseâ€, ha affermato Gallagher. E non ha fatto mancare un pensiero alle vittime della terribile esplosione al Porto di Beirut del 4 agosto 2020, alle loro famiglie, ai tanti feriti e a quanti hanno perso casa e lavoro, come pure “la speranza di vivereâ€: “Che possano essere consolati dalla fede e confortati dalla giustizia e dalla veritàâ€, sono state le parole dell'arcivescovo. Per loro ha pregato anche durante la Messa celebrata il 2 febbraio con i religiosi nella Basilica di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa, per poi incontrare, in altre due occasioni, i familiari delle vittime ed esprimere personalmente il proprio cordoglio.
Incontro con le autorità politiche
Numerosi incontri e appuntamenti hanno scandito il viaggio del rappresentante vaticano, che ha concluso formalmente oggi la sua trasferta con una visita privata e la Messa alla tomba di San Charbel, nel Convento di San Marone ad Annaya. Martedì 1° febbraio, Gallagher è stato ricevuto invece dal presidente Michel Aoun nel Palazzo Baabda, al quale ha ribadito la preoccupazione, a nome del Papa, che venga preservata l’identità del Libano quale “progetto di pace†e che si smetta di usare il Libano per interessi stranieri. Nella stessa giornata, il prelato ha incontrato il presidente del Parlamento, Nabih Berry, nel Palazzo Aïn et Tîné, e il comandante dell’esercito, il generale Joseph Aoun, nel quartiere generale di Yarzé, alle porte di Beirut. Mentre questa mattina si è tenuto l'incontro con il primo ministro NajÄ«b MÄ«qÄtÄ« e con il ministro per gli Affari Esteri, Abdallah Bou Habib.
La coesistenza tra cristiani e musulmani
Il 2 febbraio monsignor Gallagher ha aperto il simposio “Papa Giovanni Paolo II e il Libano messaggioâ€, nella Holy Spirit University di Kaslik, evento interamente dedicato al legame tra il Papa polacco e il Paese. Wojtyla ha accompagnato la storia e i drammi del Libano “associandosi alla sua sofferenza attraverso la preghiera e l'azioneâ€, ha ricordato monsignor Gallagher. Già il giorno precedente, 1° febbraio, aveva richiamato la preoccupazione per il Libano di Giovanni Paolo II, come pure degli ultimi Pontefici, in un lungo intervento dinanzi al corpo accademico e ai membri del Consiglio strategico dell’Università Saint-Joseph. Il presule ha anzitutto rammentato i 75 anni del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Libano e Santa Sede e la grande attenzione verso questa regione “dove i cristiani hanno sempre vissuto e giocato un ruolo fondamentale nella cultura e nella tradizioneâ€, fianco a fianco con i musulmani con i quali hanno sviluppato “un rapporto unico nei secoliâ€. Proprio questo aspetto “prezioso†della storia culturale libanese non può essere perso, ha detto Gallagher, visto che costituisce “il fondamento del benessere nazionale di questo Paeseâ€.
Trasmettera la cultura ai giovani contro l'estremismo
Paese peraltro pioniere nel giornalismo, nella letteratura, nell’arte, nella musica e nella storia. È fondamentale che tale bagaglio venga trasmesso alle nuove generazioni “per favorire la giustizia e la paceâ€, ha detto il rappresentante vaticano: “Una società priva di cultura si immerge facilmente nell’animosità, nell’avversità e nell’estremismoâ€. “Dobbiamo cominciare a integrare nei nostri comportamenti quotidiani la prospettiva di un mondo più fraterno e giustoâ€. Nel concreto significa “attuare le necessarie riforme economiche e promuovere sistemi giusti di governanceâ€; un percorso non facile ma necessario in un’epoca in cui “stanno emergendo sempre più attori estremisti quasi statali, che approfittano dello smarrimento e del malcontento dei giovani e di molti altriâ€. “Se si promuovesse una cultura e una politica dell'incontro, insieme a un dialogo bello e più fraterno tra le grandi religioni presenti (ebraismo, cristianesimo e islam) – ha detto Gallagher - questa regione potrebbe finalmente diventare coesa e unita, rappresentando un importante punto di incontro nel sistema economico e politico internazionaleâ€.
Con i vescovi maroniti
Parole tornate nell’assemblea mensile dei vescovi maroniti, riuniti ieri nella sede patriarcale di Bkerké, dove monsignor Gallagher ha partecipato come ospite speciale. I presuli hanno lanciato l’allarme di un Libano che rischia di trasformarsi in una piattaforma utilizzata da potenze regionali e globali per condurre le loro proxy wars (“guerre per procuraâ€). Una denuncia concreta messa nero su bianco nel comunicato finale dell’incontro, in cui i vescovi hanno evidenziato che la visita dell’alto rappresentante vaticano manifesta a livello internazionale la sollecitudine del Papa per il presente e futuro del Libano.
Giovani e migranti
Dopo l’incontro con i vescovi maroniti, presieduto dal patriarca Bechara Boutros Räi, con il quale si è intrattenuto per un colloquio privato, Gallagher ha fatto visita nel pomeriggio al centro di accoglienza migranti della Caritas nella Shelter School e al centro per la gioventù Carlo Acutis dei lazzaristi. Il programma ha visto anche un incontro con i patriarchi ortodossi e con i vescovi cattolici, poi anche un grande appuntamento con i leader religiosi libanesi che il 1° luglio erano venuti in Vaticano per unirsi alla preghiera comune voluta da Papa Francesco. Un pranzo ha suggellato l'incontro.
Colloquio con le autorità musulmane
Questa mattina invece il programma della visita si è aperto con l’incontro con le autorità musulmane: il grand Mufti della Repubblica libanese, Abdel Latif Deryan, a Dar el-Fatwa; lo sheikh Abd al-Amir Qabalan, capo del Consiglio Supremo sciita; lo sheikh druso Sami Abi El Mouna. Nei colloqui, ancora il tema dell’importanza del ruolo e della coesistenza di musulmani e cristiani per il futuro del Paese.
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