Beatificazione di Dorothy Day, chiusa la fase diocesana
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Gli applausi e la calorosa partecipazione di oltre mille fedeli ha segnato nella Cattedrale di St. Patrick a New York l'8 dicembre scorso, la cerimonia di chiusura ufficiale della fase diocesana della causa di beatificazione di Dorothy Day, proposta dai Missionari Clarettiani già nel 1983 e poi avviata formalmente nel 2000. "Il suo impegno sociale, la sua passione per la giustizia e per la causa degli oppressi, erano ispirati dal Vangelo, dalla sua fede e dall’esempio dei santi" disse Papa Francesco citandola come uno dei pilastri dell'identità americana, nel del 2015 davanti al Congresso degli Stati Uniti. Fu proprio quel discorso a dare grande impulso alla causa di Dorothy, come ha ricordato durante la cerimonia di mercoledì scorso, il cardinale Timothy M. Dolan, arcivescovo metropolita di New York che sostiene la causa ed ora è pronto a presentare i risultati al Vaticano per la decision finale.
Proprio Dolan infatti, seguendo il protocollo ufficiale stabilito dalla Congregazione per le Cause dei Santi, mercoledì scorso, ha apposto i sigilli in ceralacca alle scatole contenenti i documenti raccolti in oltre vent'anni, con testimonianze e scritti e tutto quanto serva a stabilire se Dorothy ha vissuto le “virtù eroiche” agli occhi della Chiesa. Quindi un decreto e un solenne giuramento hanno chiuso l'inchiesta diocesana, garantendo l'integrità e la salvaguardia di quanto raccolto.
Donna, laica, attivista e giornalista a servizio degli ultimi
Nell'omelia della celebrazione in Cattedrale, il cardinale Dolan è tornato sulla figura di Dorothy, sulla sua sete di giustizia sociale e sull'ardore della sua testimonianza nel Novecento, in particolare ricordando la preghiera con la quale, nel lontano 8 dicembre del 1932, presso il Santuario Nazionale dell'Immacolata Concezione a Washington, chiese a Dio un piano provvidenziale per servire i poveri e i disoccupati. Di ritorno a New York avrebbe conosciuto Peter Maurin, grande attivista cattolico francese, col quale avrebbe dato vita alla sua visione della società costruita sui valori cattolici. Ne nacquero così il quotidiano The Catholic Worker, il Movimento dei lavoratori cattolici per aiutare i senzatetto e i poveri di New York, promuovere i diritti dei lavoratori e la non violenza, e poi le “case di accoglienza” per gli indigenti, in una delle quali a New York, la stessa Dorothy morì il 29 novembre del 1980. Da allora ad oggi tanto cammino è stato fatto: ci sono 240 comunità locali di Catholic Worker attive e The Catholic Worker esce sette volte l'anno, venduto a 1 centesimo a numero.
Esempio di conversione
La Serva di Dio per volere di Giovanni Paolo II, Dorothy Day, nata a Brooklyn nel 1897, giornalista e attivista impegnata politicamente e socialmente a sostegno dei lavoratori, della pace, della giustizia sociale, cause che le comportarono in più di un'occasione il carcere, si convertì al cattolicesimo nel 1927 e da allora la luce della fede mosse ogni suo passo. "Dorothy ha chiamato le persone a mettere in atto il Discorso della Montagna, a praticare la carità e la giustizia. Ha chiamato le persone al senso più profondo del Vangelo che non era sempre in primo piano", ha detto George Horton, uno dei vice postulatori della causa. Nelle sue parole anche i timori di quanti pensavano che il suo pacifismo o le sue scelte giovanili tra cui un aborto, sarebbero state considerate una minaccia. "Dorothy - ha detto Horton - era amata dalle persone che la conoscevano e non volevano che la sua eredità venisse persa". Ora dunque si attende l'ultimo passaggio in questo lungo cammino di una donna che anche Benedetto XVI in una delle sue indicò come esempio non solo di conversione ma anche di “capacità di contrapporsi alle lusinghe ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede”.
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