L'ambasciatrice della Tanzania: su Covid e clima forte il rapporto con l'Italia
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Come presidente del G20 l'Italia mostra di prestare particolare attenzione alle questioni fondamentali che riguardano non solo la Tanzania, ma l'intero continente africano. Questo il cuore dell'intervista che l'ambasciatrice Liberata Rutageruka Mulamula ha rilasciato negli studi della Radio Vaticana, nei giorni scorsi, in occasione della terza edizione della Conferenza ministeriale Italia-Africa che ha riunito a Roma le delegazioni dei 54 Paesi africani, i rappresentanti dell'Unione Africana e delle altre principali Organizzazioni Regionali africane, oltre a una serie di personalità istituzionali italiane, nonché rappresentanti del mondo economico, imprenditoriale, accademico e del terzo settore.
Tre i pilastri dell'appuntamento: "Persone, pianeta e prosperità". Ad essi è andato il riferimento dell'ambasciatrice ministro degli Affari Esteri e per la Cooperazione nell'Africa Orientale della Repubblica Unita di Tanzania. La signora Mulamula ha rimarcato le dichiarazioni anche del presidente italiano, Sergio Mattarella, in relazione innanzitutto al problema dell'equa distribuzione dei vaccini da attuare presto e in modo efficace visto che l'Africa, che ospita il 17 per cento della popolazione mondiale, ha ricevuto soltanto il 2 per cento della produzione mondiale dei vaccini. L'ambasciatrice loda la risposta che dall'Italia è venuta, ovvero la spinta a favorire lo sviluppo di una industria farmaceutica africana che consenta di mettere a valore le capacità di innovazione e l'esperienza dei ricercatori locali, nonchè l'impegno italiano in linea con l'Ue di investire un miliardo di euro per favorire la produzione di vaccini nel continente africano. Mancata sicurezza sanitaria, investimenti irrisori e troppi interessi economici, questo, ha evidenziato l'ambasciatrice, ha caratterizzato la lotta al virus in Africa ed è questo uno dei temi più importanti insieme alla insicurezza alimentare.
A questo proposito l'ambasciatrice ha voluto rimarcare nell'intervista alla Radio Vaticana la necessità di puntare allo sviluppo delle industrie di trasformazione e conservazione delle produzioni locali che, oltre a permettere una maggiore regolarità nella reperibilità delle derrate alimentari, garantirebbe agli agricoltori una maggiore reddittività e tenderebbe a portare buona parte dei Paesi africani all’autosufficienza oltre che ad esportare il surplus incidendo così sul Pil nazionale. L'ambasciatore Liberata Mulamula Rutageruka in proposito ha sottolineato quanto la dipendenza di molti Paesi del G20 dalle materie prime e dai prodotti africani fa ben sperare per l'accrescersi auspicabile della cooperazione con la comunità internazionale. È in questi termini che - secondo l'ambasciatarice - l'Africa può partecipare al vertice del G20 come interlocutore affidabile e non come spettatore, come è accaduto in passato. Ultima sottolineatura l'impegno globale per lo sviluppo: privati, organizzazioni civili, partner: già l'Italia, ha voluto sottolineare, ha dato un contributo significativo nella formazione professionale . L'obiettivo - ha detto - è quello di costruire una generazione di giovani accademici che possano trovare una occupazione buona e stabile, contribuendo così al processo di sviluppo economico, industriale e sociale in Tanzania e negli altri Paesi africani.
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