Farrell: dal Papa la sfida del servizio per i Movimenti
Il 16 settembre scorso, esattamente una settimana fa, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha organizzato, nell’Aula nuova del Sinodo, un incontro per le associazioni di fedeli, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. L’evento è culminato che ha chiesto ai movimenti di essere sempre più “una forza missionaria e una presenza di profezia”. Il Pontefice ha inoltre rammentato ai partecipanti all’incontro che “governare è servire” e che devono fuggire dalla tentazione di “eternizzarsi nel potere”. In questa intervista con Pope, il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero Laici Famiglia e Vita torna al significato di quell’Incontro e si sofferma sulle parole del Papa e sul recente Decreto che limita la durata e il numero dei mandati al governo delle associazioni e dei movimenti.
Eminenza, in particolare grazie al discorso del Papa, si è parlato molto nei giorni scorsi del vostro incontro con i movimenti. Cosa ha rappresentato questo evento per lei e per il Dicastero da lei guidato?
Si è trattato di un incontro con i responsabili internazionali – chiamati da alcuni “moderatori” da altri “presidenti” – delle associazioni internazionali di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità riconosciute o erette dalla Santa Sede. Vorrei aggiungere che non si è trattato di un evento straordinario, dal momento che già da molti anni si organizza un incontro con i responsabili dei movimenti ecclesiali. Era questa una consuetudine dell’allora Pontificio Consiglio per i Laici, ed è stata mantenuta nel nostro Dicastero che ne ha raccolto l’eredità.
Non un evento straordinario, dunque. Perché il Dicastero incontra annualmente i moderatori e responsabili dei movimenti e delle associazioni di fedeli?
Il nostro Dicastero, all’interno della Santa Sede, ha il compito di «accompagnare la vita e lo sviluppo delle aggregazioni di fedeli e i movimenti laicali», cosi dice il nostro Statuto. A me sembra che “accompagnamento” sia proprio la parola più adatta a far comprendere la molteplice attività del Dicastero in relazione alle associazioni e ai movimenti. Il Dicastero, infatti, li accompagna in momenti particolarmente rilevanti, come quando ne approva o riconosce gli statuti, ma li accompagna anche nella vita più ordinaria e quotidiana. E così, per venire alla sua domanda, anche l’incontro annuale con i responsabili è da considerare come espressione di questo “accompagnamento” del Dicastero nei confronti delle associazioni. L’incontro, infatti, ha offerto negli anni la possibilità di conoscere meglio tali realtà, e soprattutto di incontrare di persona i responsabili. È stata, per loro stessi, un’occasione per conoscersi a vicenda e per stabilire rapporti di amicizia e di collaborazione molto belli e fecondi. Per tutti sono stati momenti di arricchimento mediante la riflessione comune e lo scambio di esperienze. Penso, ad esempio all’incontro che abbiamo avuto nel 2018, in prossimità del Sinodo dedicato ai giovani, durante il quale abbiamo chiesto a tutti gli invitati di esporre brevemente le loro attività di annuncio della fede e di proposta vocazionale rivolte ai giovani in modo da far conoscere ai padri sinodali la ricchezza di queste esperienze fatte nei movimenti. Dunque negli anni si è riflettuto su argomenti che erano di volta in volta al centro dell’attenzione della Chiesa, ad esempio sulla nuova evangelizzazione, sempre in preparazione al Sinodo dei Vescovi in materia, o su come vivere al meglio l’anno della Fede.
Quest’anno il tema dell’incontro è stato “La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali. Un servizio ecclesiale”. Ovviamente il riferimento è stato al Decreto dell’11 giugno scorso che riguarda il governo all’interno delle associazioni e dei movimenti. Che importanza ha questo Decreto di cui si è molto parlato?
Il Decreto generale ha una grande rilevanza, anche sul piano pratico, perché pone un limite alla durata e al numero dei mandati di governo nelle associazioni internazionali di fedeli, per favorire un sano ricambio nelle cariche di governo. Dopo un certo numero di anni, infatti, c’è l’obbligo di cambiare, non solo il responsabile generale, ma anche i membri dell’organo centrale di governo, che in genere si chiama Consiglio direttivo, per evitare che siano sempre le stesse persone a ricoprire questi ruoli. Si vuole evitare in questo modo che una o poche persone monopolizzino non solo l’esercizio dell’autorità, ma lo stesso carisma di un’associazione o movimento, finendo più o meno consapevolmente per considerarsi come unici “depositari” e “interpreti autentici” del carisma stesso, che invece appartiene a tutti. Diverso, invece, è il caso dei fondatori, per i quali il Decreto prevede la dispensa rispetto al limite dei mandati di governo. I fondatori, infatti, avuto il parere favorevole dei componenti dell'organo centrale di governo, possono continuare nel loro incarico di Moderatori perché hanno la missione specifica di consolidare la realtà che è nata per loro iniziativa, far sì che tutti i membri assimilino bene il carisma che le è proprio e favorirne il pieno inserimento nella Chiesa. Il Decreto stabilisce anche che i membri di tali associazioni siano adeguatamente rappresentati nel processo che porta all’elezione dell’organo centrale di governo internazionale, in modo che questo sia realmente espressione della volontà degli associati e non la scelta di pochi. Voglio sottolineare che questo provvedimento è stato approvato in forma specifica da Papa Francesco ed è entrato in vigore tre mesi dopo la data della sua promulgazione, dunque è effettivo a partire dall’11 settembre 2021.
Il provvedimento può suscitare anche qualche dubbio e perplessità. Cosa direbbe per aiutare a comprenderlo bene?
Direi che va compreso anch’esso nell’ottica dell’accompagnamento, come accennavo prima. La competenza giuridica che il Dicastero ha sulle associazioni e il suo compito di accompagnamento si esprimono in una serie di attività che vanno viste come un tutt’uno. In questo senso, il Dicastero esercita una vera e propria maternità - o paternità che dir si voglia – nei confronti di queste realtà. Questa stessa paternità/maternità è all’opera sia quando le coinvolge in progetti ed eventi di carattere strettamente pastorale, sia quando interviene per aiutarle a superare conflitti e tensioni interne che potrebbero essere di grave ostacolo alla loro vita e al loro apostolato. A volte l’intervento del Dicastero mira a favorire la partecipazione di tutti i loro membri alle attività del movimento – sposati, celibi, religiosi, chierici – e ad armonizzare la loro comune partecipazione al carisma. Altre volte questo intervento si propone di indicare un cammino di risoluzione di problematiche legate al governo o alla corretta impostazione della vita comune, per evitare possibili situazioni di abuso. Ma in tutti questi ambiti si tratta sempre dello stesso accompagnamento materno e paterno. Posso dire, per esempio, che alcuni provvedimenti presi negli anni passati sono stati difficili da accettare all’inizio, come quando il Dicastero ha chiesto di distinguere il ruolo di guida o di responsabile e il ruolo di confessore o direttore spirituale all’interno di alcuni gruppi. Ma tutti alla fine hanno riconosciuto la bontà e i frutti di questa misura e ci hanno ringraziato, perché la loro vita interna, in seguito, è molto migliorata. Quello che vorrei far comprendere, in definitiva, è che non c’è una dicotomia nel modo di agire del Dicastero. Tutto quello che fa il Dicastero è espressione di quella sollecitudine pastorale della Chiesa nei confronti delle associazioni e movimenti, che hanno in sé un potenziale evangelizzatore di cui, oggi più che mai, si ha grande bisogno.
Esiste comunque il rischio che si percepisca un’attività di “controllo” del Dicastero su associazioni e movimenti?
Il Dicastero agisce in ragione della specifica competenza che gli è assegnata. Cerca anzitutto di ascoltare le ispirazioni dello Spirito, insieme alle associazioni e ai movimenti, proprio per preservarne la freschezza e la fecondità, come il Santo Padre li ha spesso invitati a fare. Il Dicastero nutre uno sguardo di stima e di amore nei confronti dei movimenti, non vuole limitare la loro azione nella Chiesa, anzi, al contrario, cerca di promuoverne e di supportarne la missione, sia a livello universale che a livello di chiese locali. In questo senso, è da evitare anche la dicotomia fra carisma e istituzione. Entrambi, infatti, sono stati coessenziali fin dal primo sorgere della comunità cristiana, entrambi partecipano alla stessa vita dello Spirito Santo, - vorrei dire quasi che si compenetrano – e cooperano entrambi allo stesso fine e alla stessa missione della Chiesa. Perciò anche le modifiche agli statuti sono volte unicamente alla tutela e alla crescita delle associazioni di fedeli e del dono specifico che esse costituiscono per la Chiesa.
Papa Francesco è intervenuto all’inizio della giornata per rivolgere la sua parola ai presenti. Che cosa ha significato la sua presenza?
La visita del Santo Padre è stata anzitutto una grande sorpresa per i presenti, perché non era stata annunciata in precedenza. Nonostante la fatica del viaggio apostolico appena concluso, il Papa ha voluto comunque essere presente di persona. Questo è stato per tutti un segno chiaro di come Lui abbia a cuore le aggregazioni laicali. Dunque la sua visita è stata motivo di grande gioia e di incoraggiamento per i partecipanti all’incontro. Abbiamo percepito il suo atteggiamento davvero paterno nei confronti delle associazioni e dei movimenti, che ha voluto anzitutto ringraziare per la loro testimonianza cristiana e la loro generosità, specialmente negli ultimi tempi segnati dalla pandemia. Il Santo Padre ha detto che desiderava venire per far comprendere bene, con le sue parole, il significato positivo del Decreto, che, nel linguaggio giuridico tipico del diritto canonico, potrebbe sembrare a una prima lettura troppo “rigido”. Per questo ha voluto venire lui, «per spiegarlo bene» ha detto, e «per spiegare le tentazioni che ci sono dietro» all’esercizio del governo, quando non è vissuto come servizio, e che, ha aggiunto, «fanno tanto male ai movimenti e anche agli istituti religiosi e laicali». Tutte le cose che ha detto perciò, sono state percepite dai presenti come le parole di un padre che cerca di aiutare i figli, mettendoli in guardia da possibili rischi, e indirizzandoli su un cammino sicuro. Ha invitato tutte le aggregazioni laicali ad accettare la sfida del rinnovamento e del cambiamento «nei modi di fare e di pensare» ha detto, «nei metodi di apostolato … nelle forme di organizzazione della vita interna» - e in quest’ottica va visto anche l’avvicendamento nei ruoli di governo – proprio per preparare già da ora il futuro che li attende, e sul quale la Chiesa conta molto. È stato un discorso molto ricco, con tante indicazioni preziose e concrete, e anche molto franco e diretto. Per questo abbiamo invitato tutti a far sì che le parole del Papa diventino oggetto di attenta riflessione all’interno di ogni aggregazione laicale nei mesi a venire.
Per lei è stato anche importante il luogo dove si è tenuto l’incontro, l’Aula nuova del Sinodo…
Si. La scelta non è stata motivata solo dall’aspetto logistico – perché l’Aula, con i suoi ampi spazi consente il rispetto delle normative anti-covid – ma anche perché ha una valenza simbolica di grande portata. Siamo stati nel “cuore” della Santa Sede – accanto alla Basilica di San Pietro, vicino al luogo dove vive il Santo Padre. Tutto ciò ha un valore di segno molto eloquente: il nostro non è stato semplicemente un “convegno”, ma un “incontro ecclesiale” che nel cuore della Chiesa. Assieme a tutte le associazioni e ai movimenti vogliamo ripartire nel nostro cammino proprio dal cuore della Chiesa e, accanto al Successore di Pietro, rinnovare l’impegno di essere fedeli e autentici discepoli missionari in questo nostro tempo.
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