Crisi in Myanmar. Jurkovi?: appello a pace e giustizia sociale
Isabella Piro – Città del Vaticano
Resta tesa la situazione in Myanmar. Le proteste sono entrate nella seconda settimana e nella notte sia a Yangon che a Mandalay si sono registrati disordini. Secondo alcune fonti, almeno 326 persone sono state arrestate dopo il colpo di stato militare del primo febbraio, 303 sarebbero ancora in custodia cautelare. Nella sessione straordinaria di ieri del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, la situazione nel Paese è stata al centro della discussione. Proprio il primo febbraio scorso è stato rimosso il governo della Lega Nazionale per la Democrazia, guidata dal Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che è stata incarcerata. In seguito sono state numerose le proteste della popolazione che è scesa in piazza in diverse città del Paese, sfidando i divieti della polizia che ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere la folla. Il vice commissario Onu per i diritti umani Nada al-Nashif e il relatore speciale Tom Andrews ieri hanno sottolineato la necessità di imporre sanzioni ad hoc contro i leader militari, raccomandando che le misure però non colpiscano la popolazione vulnerabile, provata anche dalla pandemia.
“Fin dai tempi della sua visita apostolica del 2017, Papa Francesco ha portato il Myanmar nel suo cuore con tanto affetto” ed in questi giorni “la Santa Sede sta seguendo con grande attenzione e profonda preoccupazione gli sviluppi della situazione che si è venuta a creare nel Paese”. Monsignor Ivan Jurkovi?, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha aperto così , dedicata alla nazione asiatica che sta vivendo “un momento delicato”. In questo contesto la Santa Sede, ha ribadito l’Osservatore permanente, “desidera assicurare ancora una volta la sua vicinanza spirituale, la preghiera e la solidarietà al popolo del Myanmar”.
Dialogo e rispetto della dignità umana
Al contempo, il presule ha auspicato che “coloro che hanno responsabilità nel Paese pongano se stessi e le loro azioni, con sincera disponibilità, al servizio del bene comune, dei diritti umani e civili fondamentali, così da promuovere la giustizia sociale, la stabilità nazionale ed la convivenza armoniosa, democratica e pacifica”. Esortando, quindi, le parti in causa a “mettere da parte tutto ciò che si frappone all'indispensabile processo di dialogo e di rispetto reciproco della dignità umana”, la Santa Sede ha invocato “una risoluzione pacifica e rapida delle tensioni in corso”, dicendosi fiduciosa del fatto che ”un ulteriore dialogo possa portare alla pace tanto desiderata”.
Gli appelli del Papa
Le parole di monsignor Jurkovi? richiamano quelle pronunciate da Papa Francesco , al termine del quale il Pontefice ha assicurato “vicinanza spirituale, preghiera e solidarietà al popolo del Myanmar”, chiedendo ai responsabili del Paese di porsi “con sincera disponibilità al servizio del bene comune, promuovendo la giustizia sociale e la stabilità nazionale per un’armoniosa convivenza democratica”. L'8 febbraio, inoltre, ricevendo accreditato presso la Santa Sede, il Papa ha auspicato “la pronta liberazione” dei leader politici incarcerati in Myanmar, come “segno di incoraggiamento a un dialogo sincero per il bene del Paese”.
(ultimo aggiornamento 13 febbraio, h 09.26)
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