Il Vicariato di San Giacomo impegnato nel progetto di Pope in ebraico
Pope
Quello di San Giacomo è uno dei sei Vicariati del Patriarcato Latino di Gerusalemme. La sua missione è servire i fedeli cattolici di lingua ebraica e quelli di lingua russa che vivono in seno alla società ebraica israeliana. Queste comunità abbracciano cattolici che provengono dal popolo ebreo, cattolici di altre nazioni nonché i cristiani locali. Formano sette comunità parrocchiali nelle quali i fedeli si incontrano; in cinque di queste comunità si prega in ebraico (a Gerusalemme, a Jaffa, a Beerhseva, ad Haïfa e a Tiberiade) e in due in russo (ad Haïfa e a Latrun). Negli ultimi dieci anni il Vicariato di San Giacomo si è impegnato sempre più nel servizio ai migranti e ai richiedenti asilo in Israele, in particolare nel servizio ai loro figli che, nati in Israele, vanno alla scuola israeliana e si esprimono sostanzialmente in ebraico.
In questa realtà veramente modesta dal punto di vista numerico, l’équipe del Vicariato si trova a dover affrontare diverse sfide. In primo luogo la trasmissione della fede alle generazioni future, ai bambini e ai giovani che vivono nella società ebraica e sono integrati in ambiti fortemente laicizzati. Il suo impegno grande è di fare da ponte tra la Chiesa universale e il popolo d’Israele, e lavora incessantemente per rinsaldare le relazioni tra ebrei e cristiani. Con il suo servizio ai poveri e nella promozione del perdono e della riconciliazione in un contesto di violenza e di guerra, il Vicariato rende testimonianza alla giustizia e alla pace; si fa carico di promuovere il dialogo interreligioso, in particolare con il popolo ebraico in mezzo al quale vivono i fedeli cattolici, ma anche con i musulmani, sperimentando l’esperienza quotidiana della convivenza nella pace e nella vicendevole comprensione nonostante le sofferenze e i problemi politici irrisolti.
Sotto la guida del suo vicario, padre Rafic Nahra, il Vicariato di San Giacomo ha aderito alla domanda di Pope di tradurre in ebraico le notizie principali che riguardano il Santo Padre, la Santa Sede e la Chiesa universale. “Quest’opera di traduzione metterà a disposizione degli ebrei d’Israele informazioni attendibili, consentendo loro di conoscere la vita della Chiesa di oggi, il suo insegnamento e il suo contributo alla società umana”, spiega padre Nahra, auspicando che questo progetto “favorisca lo sviluppo di una nuova era nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e il popolo ebreo, relazioni fondate su una migliore conoscenza vicendevole, con la fiducia necessaria per lavorare insieme alla realizzazione di un mondo migliore e per creare progressivamente, tra la Chiesa e il popolo ebraico, quelle relazioni di fratellanza e di amicizia sociale alle quali Papa Francesco continuamente invita nella sua enciclica “Fratelli tutti”, nella quale si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà.
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